Il volume affronta il tema del vizio di mente nel quadro più generale dell’istituto dell’imputabilità. Dopo una ampia preliminare indagine sulla collocazione sistematica dell’imputabilità, all’esito della quale l’Autrice mostra di aderire alla tesi dell’imputabilità come presupposto della colpevolezza, l’indagine si concentra sulla nozione di vizio di mente, sul suo accertamento e sul trattamento riservato al malato di mente. I diversi profili toccati dall’indagine sono esaminati sia in prospettiva de iure condito, che in prospettiva de iure condendo. L’indagine rilegge criticamente i diversi paradigmi ricostruttivi del concetto di “vizio di mente”, elaborati dalla dottrina e dalla giurisprudenza fino all’approdo delle Sezioni Unite nella c.d. Sentenza Raso, mostrando una decisa predilezione per un “modello aperto” di infermità mentale. Successivamente evidenzia la necessità di una ridefinizione del ruolo dello psichiatra forense e del superamento dell’indagine sulla capacità di intendere e volere in favore di una ricostruzione del profilo personologico complessivo. Infine, si occupa del ruolo dell’ospedale psichiatrico giudiziario e della necessità di un suo superamento.
Vizio di mente: nozione, accertamento e prospettive
COLLICA, Maria Teresa
2007-01-01
Abstract
Il volume affronta il tema del vizio di mente nel quadro più generale dell’istituto dell’imputabilità. Dopo una ampia preliminare indagine sulla collocazione sistematica dell’imputabilità, all’esito della quale l’Autrice mostra di aderire alla tesi dell’imputabilità come presupposto della colpevolezza, l’indagine si concentra sulla nozione di vizio di mente, sul suo accertamento e sul trattamento riservato al malato di mente. I diversi profili toccati dall’indagine sono esaminati sia in prospettiva de iure condito, che in prospettiva de iure condendo. L’indagine rilegge criticamente i diversi paradigmi ricostruttivi del concetto di “vizio di mente”, elaborati dalla dottrina e dalla giurisprudenza fino all’approdo delle Sezioni Unite nella c.d. Sentenza Raso, mostrando una decisa predilezione per un “modello aperto” di infermità mentale. Successivamente evidenzia la necessità di una ridefinizione del ruolo dello psichiatra forense e del superamento dell’indagine sulla capacità di intendere e volere in favore di una ricostruzione del profilo personologico complessivo. Infine, si occupa del ruolo dell’ospedale psichiatrico giudiziario e della necessità di un suo superamento.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.