L’Ungheria del Novecento ha conosciuto una serie di esperienze istituzionali e politiche che l’hanno portata ad essere uno dei Paesi più duramente colpiti dagli esiti negativi di due guerre mondiali e dalle conseguenze di regimi politici tendenzialmente autoritari e, in qualche caso, totalitari. Nell’arco di meno di un secolo si è passati così dagli splendori della Nagy Magyarország (Grande Ungheria), miseramente crollata insieme al resto dell’impero asburgico alla fine del 1918 sotto il peso del tracollo militare e del moto centrifugo delle nazionalità allogene, alle speranze (e alle contraddizioni) di un piccolo Paese che, tra quelli dell’ex blocco sovietico, prima e forse meglio degli altri ha saputo adattare le proprie strutture politiche, economiche e sociali alle regole del libero mercato e della democrazia, riuscendo a conseguire l’importante traguardo dell’ingresso nell’Unione Europea. Tra questi due poli della realtà ungherese dell’ultimo secolo sono da collocare le diverse tappe di un cammino irto di difficoltà, di cadute, di lenti riavvii e di cocenti delusioni: dalla repubblica di Károlyi alla breve e tumultuosa esperienza sovietica del 1919, dalla repressione autoritaria e dalle decurtazioni territoriali subite con il trattato del Trianon alla nascita della nuova Ungheria “mutilata” e revisionista del ventennio horthysta, dal coinvolgimento nella guerra nazi-fascista alla liberazione sovietica e alle brevi illusioni democratiche dell’immediato dopoguerra, dalla durezza del regime stalinista imposto da Rákosi all’impennata di orgoglio nazionale e di sentimenti antisovietici che caratterizzò la rivoluzione popolare dell’ottobre 1956 repressa dai carri armati di Chruščëv, dalla lunga stagione di dittatura “morbida” di Kádár agli eventi che, proprio in Ungheria, fecero da preludio e da sfondo alla caduta del Muro di Berlino e alla fine dei regimi comunisti nell’autunno del 1989. Di queste diverse stagioni dell’Ungheria del XX secolo il volume segue l’evoluzione sia dal punto di vista della politica interna e dei rapporti con l’estero che da quello dello sviluppo e delle peculiarità in campo economico, senza trascurare, infine, l’originale e assai variegato panorama offerto dal vivace dibattito culturale interno dell’ultimo secolo, specchio fedele della peculiarità di un Paese che è stato, e che rimane anche oggi, un’“isola” etnica e linguistica nel cuore del continente europeo.

Ungheria

FORNARO, Pasquale
2006-01-01

Abstract

L’Ungheria del Novecento ha conosciuto una serie di esperienze istituzionali e politiche che l’hanno portata ad essere uno dei Paesi più duramente colpiti dagli esiti negativi di due guerre mondiali e dalle conseguenze di regimi politici tendenzialmente autoritari e, in qualche caso, totalitari. Nell’arco di meno di un secolo si è passati così dagli splendori della Nagy Magyarország (Grande Ungheria), miseramente crollata insieme al resto dell’impero asburgico alla fine del 1918 sotto il peso del tracollo militare e del moto centrifugo delle nazionalità allogene, alle speranze (e alle contraddizioni) di un piccolo Paese che, tra quelli dell’ex blocco sovietico, prima e forse meglio degli altri ha saputo adattare le proprie strutture politiche, economiche e sociali alle regole del libero mercato e della democrazia, riuscendo a conseguire l’importante traguardo dell’ingresso nell’Unione Europea. Tra questi due poli della realtà ungherese dell’ultimo secolo sono da collocare le diverse tappe di un cammino irto di difficoltà, di cadute, di lenti riavvii e di cocenti delusioni: dalla repubblica di Károlyi alla breve e tumultuosa esperienza sovietica del 1919, dalla repressione autoritaria e dalle decurtazioni territoriali subite con il trattato del Trianon alla nascita della nuova Ungheria “mutilata” e revisionista del ventennio horthysta, dal coinvolgimento nella guerra nazi-fascista alla liberazione sovietica e alle brevi illusioni democratiche dell’immediato dopoguerra, dalla durezza del regime stalinista imposto da Rákosi all’impennata di orgoglio nazionale e di sentimenti antisovietici che caratterizzò la rivoluzione popolare dell’ottobre 1956 repressa dai carri armati di Chruščëv, dalla lunga stagione di dittatura “morbida” di Kádár agli eventi che, proprio in Ungheria, fecero da preludio e da sfondo alla caduta del Muro di Berlino e alla fine dei regimi comunisti nell’autunno del 1989. Di queste diverse stagioni dell’Ungheria del XX secolo il volume segue l’evoluzione sia dal punto di vista della politica interna e dei rapporti con l’estero che da quello dello sviluppo e delle peculiarità in campo economico, senza trascurare, infine, l’originale e assai variegato panorama offerto dal vivace dibattito culturale interno dell’ultimo secolo, specchio fedele della peculiarità di un Paese che è stato, e che rimane anche oggi, un’“isola” etnica e linguistica nel cuore del continente europeo.
2006
Storia d'Europa nel XX secolo
9788840011356
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