La vicenda di Patti in età medievale, attestata in modo considerevole da una ricca documentazione non del tutto esplorata, rappresenta una spia di importanti processi di lunga durata che interessarono il regno di Sicilia a partire dagli anni precedenti la conquista normanna e costituisce, pertanto, un tassello prezioso per la ricostruzione del quadro politico, economico e sociale della realtà mediterranea nell’età di mezzo. Siamo di fronte, infatti, ad un importante laboratorio per condurre un’indagine a tutto tondo della vita di un centro vescovile del Mezzogiorno medievale, il cui percorso si discosta, per molti versi, dalla dimensione locale e, nello specifico, costituisce dal punto di vista politico un capitolo significativo delle fasi di assestamento della monarchia siciliana, avviata con una crescente latinizzazione dell’isola e proseguita, soprattutto negli anni della crisi con la Chiesa romana per lo scisma anacletano, attraverso un’attenta attività di consolidamento di consensi e solidarietà. Il territorio del Valdemone, in particolare, custode quasi esclusivo nell’isola della tradizione greca, costituisce per l’autore il banco di prova di nuove forme di integrazione etnica e culturale, ove si realizzano i quadri di ristrutturazione dei poteri locali e della nuova società basata sulla coesione di espressioni diversificate anche da una prospettiva linguistica e religiosa. In tale ambito assumono rilievo i modi e gli strumenti della gestione rurale del patrimonio monastico, l’evoluzione dei rapporti villanali e delle variegate forme di dipendenza, il percorso economico e l’esercizio di forme di autogoverno da parte del centro urbano pattese, condizionato dagli orientamenti di volta in volta assunti dal potere centrale e dalla costante tendenza della chiesa locale a concretizzare un ruolo egemone, sia entro che fuori le mura, attraverso l’esercizio di prerogative amministrative e con gli strumenti dell’inquadramento signorile. In tale specifico campo di indagine la documentazione del ricco fondo archivistico capitolare, raccolta nell’Arca Magna del palazzo vescovile di Patti, ha offerto allo studioso un insieme di dati essenziali per proporre una chiave di lettura significativa del complessivo disegno della conquista normanna, ha cioè consentito di chiarire il significato dei serrati rapporti intrattenuti dagli abati e vescovi di Patti con gli Altavilla ed i pontefici romani, portandoci peraltro a contatto con altre realtà, distribuite nell’intero territorio isolano ed a loro volta collegate con i più consistenti poteri locali incardinati nei centri di Palermo, Catania, Mazara, Vicari, Butera, Paternò ed altre civitates. Un microcosmo, in definitiva, al cui interno si riflettono le scelte adottate in seno ai vertici del potere laico ed ecclesiastico, ma dove peraltro si realizza soprattutto una sorta di sperimentazione economica e demografica, cioé una riorganizzazione della società rurale ed urbana che rappresenta, per molti aspetti, il modello cui si sarebbe uniformato il Mezzogiorno normanno dopo l’unificazione regia.

Il Vescovato di Lipari-Patti in età normanna (1088-1194). Politica, economia, società in una sede monastico-episcopale della Sicilia

CATALIOTO, Luciano
2007-01-01

Abstract

La vicenda di Patti in età medievale, attestata in modo considerevole da una ricca documentazione non del tutto esplorata, rappresenta una spia di importanti processi di lunga durata che interessarono il regno di Sicilia a partire dagli anni precedenti la conquista normanna e costituisce, pertanto, un tassello prezioso per la ricostruzione del quadro politico, economico e sociale della realtà mediterranea nell’età di mezzo. Siamo di fronte, infatti, ad un importante laboratorio per condurre un’indagine a tutto tondo della vita di un centro vescovile del Mezzogiorno medievale, il cui percorso si discosta, per molti versi, dalla dimensione locale e, nello specifico, costituisce dal punto di vista politico un capitolo significativo delle fasi di assestamento della monarchia siciliana, avviata con una crescente latinizzazione dell’isola e proseguita, soprattutto negli anni della crisi con la Chiesa romana per lo scisma anacletano, attraverso un’attenta attività di consolidamento di consensi e solidarietà. Il territorio del Valdemone, in particolare, custode quasi esclusivo nell’isola della tradizione greca, costituisce per l’autore il banco di prova di nuove forme di integrazione etnica e culturale, ove si realizzano i quadri di ristrutturazione dei poteri locali e della nuova società basata sulla coesione di espressioni diversificate anche da una prospettiva linguistica e religiosa. In tale ambito assumono rilievo i modi e gli strumenti della gestione rurale del patrimonio monastico, l’evoluzione dei rapporti villanali e delle variegate forme di dipendenza, il percorso economico e l’esercizio di forme di autogoverno da parte del centro urbano pattese, condizionato dagli orientamenti di volta in volta assunti dal potere centrale e dalla costante tendenza della chiesa locale a concretizzare un ruolo egemone, sia entro che fuori le mura, attraverso l’esercizio di prerogative amministrative e con gli strumenti dell’inquadramento signorile. In tale specifico campo di indagine la documentazione del ricco fondo archivistico capitolare, raccolta nell’Arca Magna del palazzo vescovile di Patti, ha offerto allo studioso un insieme di dati essenziali per proporre una chiave di lettura significativa del complessivo disegno della conquista normanna, ha cioè consentito di chiarire il significato dei serrati rapporti intrattenuti dagli abati e vescovi di Patti con gli Altavilla ed i pontefici romani, portandoci peraltro a contatto con altre realtà, distribuite nell’intero territorio isolano ed a loro volta collegate con i più consistenti poteri locali incardinati nei centri di Palermo, Catania, Mazara, Vicari, Butera, Paternò ed altre civitates. Un microcosmo, in definitiva, al cui interno si riflettono le scelte adottate in seno ai vertici del potere laico ed ecclesiastico, ma dove peraltro si realizza soprattutto una sorta di sperimentazione economica e demografica, cioé una riorganizzazione della società rurale ed urbana che rappresenta, per molti aspetti, il modello cui si sarebbe uniformato il Mezzogiorno normanno dopo l’unificazione regia.
2007
Collana di testi e studi storici, fondata da Carmelo Trasselli, diretta da Salvatore Tramontana
9788897868026
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