Il saggio affronta il tema della conquista normanna del Valdemone in una prospettiva che tiene conto soprattutto della propaganda come elemento della comunicazione dei fatti politici e, quindi, oggetto della ricerca storica. Le cronache coeve sono state oggetto di una rilettura più attenta ai contesti politici e sociali di tutte le forme attraverso le quali si realizza il fenomeno ed alla modalità stessa in cui determinati attori politici si propongono in quanto soggetti viventi di propaganda. Una manifesta ed incisiva azione di propaganda antimusulmana, infatti, accompagnò le prime fasi della conquista normanna, condotta appunto da un attore politico, Ruggero I d’Altavilla, che fu attento a sostenere la ricristianizzazione del Valdemone attraverso chiari messaggi ideologici. Analizzato in tutte le sue forme l’apporto di committenza specifica operata da Ruggero, tesa alla cristianizzazione della Sicilia musulmana ed alla latinizzazione dei territori sottratti dagli Altavilla all’impero bizantino, l’indagine è centrata sui cronisti che hanno dedicato spazio all’impresa normanna, Amato di Montecassino, la Breve istoria della liberazione di Messina, la cronaca di Alessandro di Telese. Ma, soprattutto, il De rebus gestis di Malaterra, che offre un quadro dettagliato della conquista e del consolidamento normanno in Sicilia, attraverso un’esposizione in chiave “eroica” delle vicende di Ruggero, e che realizza una vera e propria opera di propaganda politica in campo letterario, contribuendo in maniera decisiva alla creazione del ‘mito’ dei Normanni. L’«elegans libellus», aderente per molti aspetti agli schemi della Chanson de Geste, ebbe vasta eco nella tradizione letteraria siciliana, costituendo un embrione epico-leggendario-religioso che in altre circostanze storiche avrebbe dato origine ad una vera e propria epopea normanno-sicula. Ma, al di là delle altre fonti cronistiche e letterarie verosimilmente utilizzate da Malaterra e oltre agli spunti probabilmente colti nei resoconti di testimoni oculari, il cronista di Ruggero I si ispirò senz’altro ai contenuti encomiastici di molti atti ecclesiastici del Valdemone, come pure alle autocelebrazioni che il Granconte profondeva e per loro tramite diffondeva nei diplomi di donazione e conferme a favore di chiese e monasteri. I messaggi anti-islamici contenuti nelle carte monastiche del Valdemone, tuttavia, sembrerebbero effetto di un allineamento squisitamente politico della Chiesa locale alle posizioni assunte dagli Altavilla in merito alla questione demica. L’immagine dei Musulmani è riscattata dall’opera di Michele Amari, che nella conquista normanna dell’isola legge la fine della sua indipendenza e di un’era storica realmente ‘siciliana’, ed offre spunto per una ‘contropropaganda’ documentata e costruita su basi scientifiche.

«Nefanda impietas Sarracenorum»: La propaganda antimusulmana nella conquista normanna del Valdemone

CATALIOTO, Luciano
2007-01-01

Abstract

Il saggio affronta il tema della conquista normanna del Valdemone in una prospettiva che tiene conto soprattutto della propaganda come elemento della comunicazione dei fatti politici e, quindi, oggetto della ricerca storica. Le cronache coeve sono state oggetto di una rilettura più attenta ai contesti politici e sociali di tutte le forme attraverso le quali si realizza il fenomeno ed alla modalità stessa in cui determinati attori politici si propongono in quanto soggetti viventi di propaganda. Una manifesta ed incisiva azione di propaganda antimusulmana, infatti, accompagnò le prime fasi della conquista normanna, condotta appunto da un attore politico, Ruggero I d’Altavilla, che fu attento a sostenere la ricristianizzazione del Valdemone attraverso chiari messaggi ideologici. Analizzato in tutte le sue forme l’apporto di committenza specifica operata da Ruggero, tesa alla cristianizzazione della Sicilia musulmana ed alla latinizzazione dei territori sottratti dagli Altavilla all’impero bizantino, l’indagine è centrata sui cronisti che hanno dedicato spazio all’impresa normanna, Amato di Montecassino, la Breve istoria della liberazione di Messina, la cronaca di Alessandro di Telese. Ma, soprattutto, il De rebus gestis di Malaterra, che offre un quadro dettagliato della conquista e del consolidamento normanno in Sicilia, attraverso un’esposizione in chiave “eroica” delle vicende di Ruggero, e che realizza una vera e propria opera di propaganda politica in campo letterario, contribuendo in maniera decisiva alla creazione del ‘mito’ dei Normanni. L’«elegans libellus», aderente per molti aspetti agli schemi della Chanson de Geste, ebbe vasta eco nella tradizione letteraria siciliana, costituendo un embrione epico-leggendario-religioso che in altre circostanze storiche avrebbe dato origine ad una vera e propria epopea normanno-sicula. Ma, al di là delle altre fonti cronistiche e letterarie verosimilmente utilizzate da Malaterra e oltre agli spunti probabilmente colti nei resoconti di testimoni oculari, il cronista di Ruggero I si ispirò senz’altro ai contenuti encomiastici di molti atti ecclesiastici del Valdemone, come pure alle autocelebrazioni che il Granconte profondeva e per loro tramite diffondeva nei diplomi di donazione e conferme a favore di chiese e monasteri. I messaggi anti-islamici contenuti nelle carte monastiche del Valdemone, tuttavia, sembrerebbero effetto di un allineamento squisitamente politico della Chiesa locale alle posizioni assunte dagli Altavilla in merito alla questione demica. L’immagine dei Musulmani è riscattata dall’opera di Michele Amari, che nella conquista normanna dell’isola legge la fine della sua indipendenza e di un’era storica realmente ‘siciliana’, ed offre spunto per una ‘contropropaganda’ documentata e costruita su basi scientifiche.
2007
9788883342899
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