Quando la fecondità differisce da quella del vicino. Un'analisi econometrica

E’ difficile pensare a un qualsiasi modello che spieghi in modo convincente la decisione delle donne di accedere al mercato del lavoro trascurando i fattori di natura demografica che influenzano tale comportamento. Tuttavia, fenomeni come la fecondità, la formazione e la dissoluzione delle unioni oltre che spiegare il comportamento (passato e presente) della donna sul mercato del lavoro, ne sono a loro volta influenzati, configurando la presenza di “endogeneità” che compromette l’attendibilità delle stime (e dei relativi test) delle relazioni strutturali fra questi fenomeni. Questo problema di natura metodologica può essere generalizzato a tutte le relazioni intercorrenti fra propensione al lavoro e variabili di natura demografica. Ciò significa che ogni relazione che spieghi correttamente la partecipazione al mercato del lavoro con una particolare variabile di natura demografica richiede che di quest’ultima venga utilizzata soltanto la componente “esogena”, ovvero la componente non influenzata, a sua volta, dal comportamento lavorativo del soggetto. In questo lavoro verrà proposta una stima della probabilità di accesso al mercato del lavoro da parte delle donne italiane. A tal fine, le determinanti demografiche dell’offerta di lavoro potenzialmente endogene come la fecondità, la formazione e lo scioglimento dell’unione, così come altre variabili esplicative come il reddito da lavoro e la durata della carriera lavorativa, verranno stimate in forma ridotta e trasformate in apposite variabili strumentali. Si farà ricorso ai dati dell’Indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane rilevati nel 2002. Il campione utilizzato è di tipo cross-section e restituisce, pertanto, informazioni sullo status corrente dei soggetti intervistati o informazioni di tipo retrospettivo.