Dimostra, sulla base di precisi riscontri testuali, che la redazione definitiva (Kehl, 1789) del trattato Della Tirannide si arricchì, rispetto all’abbozzo e alla seconda redazione, dei temi fondamentali del Costituzionalismo francese della seconda metà del Settecento (Mably, Mounier, Condorcet, l’ultimo Diderot, et alii), conseguente alla crisi del dispotismo illuminato. Il trattato Del principe e delle lettere inaugura, dopo la crisi dell’Illuminismo e l’esaurimento della politica culturale degli illuministi (che avevano puntato sulla collaborazione progressiva degli intellettuali col principe illuminato), la nuova stagione della letteratura di opposizione, alternativa al potere, prefigurando il ruolo propulsivo dei letterati liberi da ogni subordinazione politica e culturale, anche sulla scorta della poetica del sublime. Nella prima edizione del Panegirico di Plinio a Trajano (da Pierres, a Parigi 1787) Plinio-Alfieri propone al «cosiddetto principe buono» (Traiano-Principe illuminato) di rinunciare al potere assoluto e farsi «minore delle leggi», trasferendo, metaforicamente, nell’antichità romana la medesima proposta fatta dall’ultimo Diderot a Caterina II (Osservazione sull’istruzione all’imperatrice di Russia e ai deputati per l’elaborazione delle leggi) e teorizzata da Gabriel Bonnot de Mably nel trattato Sulla legislazione: tale proposta è stata, qui, per la prima volta, acquisita nello sterminato capitolo della critica alfieriana. Le Commedie, esaminate nella loro complessa spettrografia testuale, trasmettono, in chiave comica, il messaggio tuttavia propositivo, non rassegnato, dell’ultimo Alfieri, che riafferma, dopo il Terrore e in piena età napoleonica, il valore delle leggi, cioè della monarchia costituzionale di tipo inglese (L’antidoto), e ratifica la morale laica di Omero (La finestrina), in alternativa al relativismo di Eaco e al tradizionalismo religioso di Minosse, intensificando, peraltro, grottescamente la critica dei costumi matrimoniali del tempo (Il divorzio). La drammaturgia tragica di Vittorio Alfieri procede, parallelamente all’evoluzione del suo pensiero politico, da moduli stentorei, ostensivi (evidenti in Virginia) a moduli sospensivi e meditativi (marcati in Saul e Mirra). Scoprendo la «perplessità del cuore umano» e traducendola nei corrispettivi moduli sospensivi in Saul e Mirra, l’Astiano inventava di fatto la tragedia moderna.
Alfieri europeo: le "sacrosante" leggi
RANDO, Giuseppe
2007-01-01
Abstract
Dimostra, sulla base di precisi riscontri testuali, che la redazione definitiva (Kehl, 1789) del trattato Della Tirannide si arricchì, rispetto all’abbozzo e alla seconda redazione, dei temi fondamentali del Costituzionalismo francese della seconda metà del Settecento (Mably, Mounier, Condorcet, l’ultimo Diderot, et alii), conseguente alla crisi del dispotismo illuminato. Il trattato Del principe e delle lettere inaugura, dopo la crisi dell’Illuminismo e l’esaurimento della politica culturale degli illuministi (che avevano puntato sulla collaborazione progressiva degli intellettuali col principe illuminato), la nuova stagione della letteratura di opposizione, alternativa al potere, prefigurando il ruolo propulsivo dei letterati liberi da ogni subordinazione politica e culturale, anche sulla scorta della poetica del sublime. Nella prima edizione del Panegirico di Plinio a Trajano (da Pierres, a Parigi 1787) Plinio-Alfieri propone al «cosiddetto principe buono» (Traiano-Principe illuminato) di rinunciare al potere assoluto e farsi «minore delle leggi», trasferendo, metaforicamente, nell’antichità romana la medesima proposta fatta dall’ultimo Diderot a Caterina II (Osservazione sull’istruzione all’imperatrice di Russia e ai deputati per l’elaborazione delle leggi) e teorizzata da Gabriel Bonnot de Mably nel trattato Sulla legislazione: tale proposta è stata, qui, per la prima volta, acquisita nello sterminato capitolo della critica alfieriana. Le Commedie, esaminate nella loro complessa spettrografia testuale, trasmettono, in chiave comica, il messaggio tuttavia propositivo, non rassegnato, dell’ultimo Alfieri, che riafferma, dopo il Terrore e in piena età napoleonica, il valore delle leggi, cioè della monarchia costituzionale di tipo inglese (L’antidoto), e ratifica la morale laica di Omero (La finestrina), in alternativa al relativismo di Eaco e al tradizionalismo religioso di Minosse, intensificando, peraltro, grottescamente la critica dei costumi matrimoniali del tempo (Il divorzio). La drammaturgia tragica di Vittorio Alfieri procede, parallelamente all’evoluzione del suo pensiero politico, da moduli stentorei, ostensivi (evidenti in Virginia) a moduli sospensivi e meditativi (marcati in Saul e Mirra). Scoprendo la «perplessità del cuore umano» e traducendola nei corrispettivi moduli sospensivi in Saul e Mirra, l’Astiano inventava di fatto la tragedia moderna.Pubblicazioni consigliate
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