In questo saggio viene preso in esame il gruppo di lettere che Cristina Trivulzio di Belgiojoso, in fuga da Roma nel 1849 verso l’Oriente, indirizzò a Parigi all’amica Caroline Jaubert. Questo corpus epistolare,per la varietà dei contenuti e delle forme del discorso e per l’assenza delle lettere di ritorno – condizione che isola ciascuna lettera costituendola come testo assoluto– si offre a molte e diverse riflessioni sul genere e sulla sua duttilità: liberatosi nel tempo dalla rigidità della precettistica del genere maggiore, il testo epistolare – e quello qui esaminato in particolar modo – si rivela come l’universo del possibile e del possibile testuale,dell’invenzione di sé come soggetto-oggetto della scrittura, ovvero come il banco di prova di performances compositive altre. L’epistolarità della Belgiojoso mostra come il moderno redattore di lettere detenga la piena libertà – anzi l’onnipotenza –discorsiva: può rispettare le convenzioni ovvero oltrepassarle;può tradire le attese del destinatario o persino le proprie intenzioni generiche che trascorrono così dalla pratica di ogni forma di autografia alla colloquialità o alla vera e propria narratività;può, allentando improvvisamente il vincolo dialogico,allargare il cerchio epistolare ammettendo, quasi in una profanazione del canone dell’intimità, destinatari terzi portatori della pubblicità del testo o,per converso, coltivare spazi di solitudine,se non di solipsismo,in evidente trasgressione alla continuità del circuito epistolare io-tu . Ormai definitivamente sciolta dal ne varietur della formula generica, la lettera apre il proprio spazio testuale a una pluralità di strategie discorsive e di scritture dal cui intreccio avrà origine un testo ibrido, composito ma compiuto,capace tanto di soddisfare le aspirazioni di storicizzazione di sé dell’io scrivente, quanto –attraverso il continuo rinnovarsi delle esperienze della scrittura – di garantirne e testimoniarne la vitalità .
Riflessioni sul testo epistolare. Il caso dei Souvenirs dans l'exil di Cristina Trivulzio di Belgiojoso
DAVI', Maria Francesca
2007-01-01
Abstract
In questo saggio viene preso in esame il gruppo di lettere che Cristina Trivulzio di Belgiojoso, in fuga da Roma nel 1849 verso l’Oriente, indirizzò a Parigi all’amica Caroline Jaubert. Questo corpus epistolare,per la varietà dei contenuti e delle forme del discorso e per l’assenza delle lettere di ritorno – condizione che isola ciascuna lettera costituendola come testo assoluto– si offre a molte e diverse riflessioni sul genere e sulla sua duttilità: liberatosi nel tempo dalla rigidità della precettistica del genere maggiore, il testo epistolare – e quello qui esaminato in particolar modo – si rivela come l’universo del possibile e del possibile testuale,dell’invenzione di sé come soggetto-oggetto della scrittura, ovvero come il banco di prova di performances compositive altre. L’epistolarità della Belgiojoso mostra come il moderno redattore di lettere detenga la piena libertà – anzi l’onnipotenza –discorsiva: può rispettare le convenzioni ovvero oltrepassarle;può tradire le attese del destinatario o persino le proprie intenzioni generiche che trascorrono così dalla pratica di ogni forma di autografia alla colloquialità o alla vera e propria narratività;può, allentando improvvisamente il vincolo dialogico,allargare il cerchio epistolare ammettendo, quasi in una profanazione del canone dell’intimità, destinatari terzi portatori della pubblicità del testo o,per converso, coltivare spazi di solitudine,se non di solipsismo,in evidente trasgressione alla continuità del circuito epistolare io-tu . Ormai definitivamente sciolta dal ne varietur della formula generica, la lettera apre il proprio spazio testuale a una pluralità di strategie discorsive e di scritture dal cui intreccio avrà origine un testo ibrido, composito ma compiuto,capace tanto di soddisfare le aspirazioni di storicizzazione di sé dell’io scrivente, quanto –attraverso il continuo rinnovarsi delle esperienze della scrittura – di garantirne e testimoniarne la vitalità .Pubblicazioni consigliate
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