Il saggio intende avviare una problematizzazione critica del cosiddetto vitalismo cattafiano, portando alla luce quello che in realtà si configura come un sistema esistenziale-scritturale già minato alla base da tutta una trasmissione funerea e mineralizzata del concetto di “sangue”: elemento che finisce per veicolare un codice in cui il motivo della festa, centrale nelle prime raccolte, slitta da un piano di figurazione dell’immanente al recupero di uno slancio metafisico. A partire da Nel centro della mano, si evidenzia infatti una serie di segnali volti a connotare il sovvertimento del principio di festa fenomenica: e, in antitesi al rosso, è l’imporsi di una sorta di oscura iconicità basata sulla polvere, la sabbia, la nera erba, il crudo/silenzio minerale; tutta una circoscrizione di elementi figurativi che dai cani neri e dal pipistrello si spinge inoltre ad includere un largo ricorso al regno animale e teratologico. Sul quadrante del religioso, per un poeta che Betocchi definì “lo Jacopone del nostro secolo”, la stessa centralità epifanica del motivo dell’arancia svela inusitate istanze cristologiche, tracciando legami di continuità con le stagioni – quale ad esempio quella di La discesa al trono – di un’implacabile, apparentemente nichilistica inquadratura dell’“oggettivo”.

Tra "festa" e "Festa". Su alcuni segnali del primo Cattafi

FONTANELLI, Giuseppe
2006-01-01

Abstract

Il saggio intende avviare una problematizzazione critica del cosiddetto vitalismo cattafiano, portando alla luce quello che in realtà si configura come un sistema esistenziale-scritturale già minato alla base da tutta una trasmissione funerea e mineralizzata del concetto di “sangue”: elemento che finisce per veicolare un codice in cui il motivo della festa, centrale nelle prime raccolte, slitta da un piano di figurazione dell’immanente al recupero di uno slancio metafisico. A partire da Nel centro della mano, si evidenzia infatti una serie di segnali volti a connotare il sovvertimento del principio di festa fenomenica: e, in antitesi al rosso, è l’imporsi di una sorta di oscura iconicità basata sulla polvere, la sabbia, la nera erba, il crudo/silenzio minerale; tutta una circoscrizione di elementi figurativi che dai cani neri e dal pipistrello si spinge inoltre ad includere un largo ricorso al regno animale e teratologico. Sul quadrante del religioso, per un poeta che Betocchi definì “lo Jacopone del nostro secolo”, la stessa centralità epifanica del motivo dell’arancia svela inusitate istanze cristologiche, tracciando legami di continuità con le stagioni – quale ad esempio quella di La discesa al trono – di un’implacabile, apparentemente nichilistica inquadratura dell’“oggettivo”.
2006
9788822255938
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