Un revirement di paternalismo giuridico rafforza il sospetto che il principio dell’indisponibilità della vita possa essere a breve riaffermato nel modo più rigoroso, a scapito della libertà di autodeterminazione della persona. Da qualche anno, del resto, i termini del dibattito istituzionale su temi “eticamente sensibili” hanno determinato un patente vulnus di quel canone di laicità ritenuto a ragione “principio supremo” e “profilo” della nostra forma di Stato dalla nota sentenza costituzionale n. 203/1989. Il riconquistato ruolo pubblico delle comunità religiose caratteristico delle società post secolari si traduce, nel nostro Paese, in forme serpeggianti di supremazia – quando non di espressa prevaricazione – delle ragioni religiose su quelle secolari, sullo sfondo di un apparato statale tutt’altro che “neutrale” (e spesso apertamente “confessionale”). L’ “uso pubblico della ragione” caro a Rawls si trasforma, così, nel suo esatto contrario: nell’irragionevole prevalenza – culturale, politica e giuridica – di una comunità sull’altra, nella “dittatura della maggioranza” sui soggetti più “deboli” nel senso più ampio del termine. Più volte, a riguardo, si è richiamata l’affermazione secondo cui «la “crisi della laicità” di cui tanto si parla è in realtà una crisi – o una messa in discussione – della democrazia, dei suoi fondamenti etici e della sua capacità di produrre decisioni condivise». Sul piano del diritto penale, la crisi della laicità – che comincia peraltro a produrre una deriva delle incriminazioni caratterizzata dal ritorno di un modello “invadente” di Stato, inteso come tutore della sicurezza e della moralità pubblica – si riflette soprattutto sui confini estremi del bios: la definizione dell’ambito di tutela dell’inizio della vita umana e quella della sua fine. Dopo aver inquadrato il principio di laicità nel sistema dei valori costituzionali, l’indagine monografica approfondisce la relazione tra libertà di coscienza e principio di autodeterminazione responsabile ex art. 32, II comma, Cost. Su queste basi l’opera ripercorre criticamente le problematiche penalistiche di inizio e fine vita, attraverso una disamina parallela dello statuto punitivo della legge sulla procreazione medicalmente assistita e dello stato dell’arte di un “diritto di morire” non incompatibile col nostro assetto costituzionale.

Dal “diritto di vivere” al “diritto di morire”. Riflessioni sul ruolo della laicità nell'esperienza penalistica

RISICATO, Lucia
2008-01-01

Abstract

Un revirement di paternalismo giuridico rafforza il sospetto che il principio dell’indisponibilità della vita possa essere a breve riaffermato nel modo più rigoroso, a scapito della libertà di autodeterminazione della persona. Da qualche anno, del resto, i termini del dibattito istituzionale su temi “eticamente sensibili” hanno determinato un patente vulnus di quel canone di laicità ritenuto a ragione “principio supremo” e “profilo” della nostra forma di Stato dalla nota sentenza costituzionale n. 203/1989. Il riconquistato ruolo pubblico delle comunità religiose caratteristico delle società post secolari si traduce, nel nostro Paese, in forme serpeggianti di supremazia – quando non di espressa prevaricazione – delle ragioni religiose su quelle secolari, sullo sfondo di un apparato statale tutt’altro che “neutrale” (e spesso apertamente “confessionale”). L’ “uso pubblico della ragione” caro a Rawls si trasforma, così, nel suo esatto contrario: nell’irragionevole prevalenza – culturale, politica e giuridica – di una comunità sull’altra, nella “dittatura della maggioranza” sui soggetti più “deboli” nel senso più ampio del termine. Più volte, a riguardo, si è richiamata l’affermazione secondo cui «la “crisi della laicità” di cui tanto si parla è in realtà una crisi – o una messa in discussione – della democrazia, dei suoi fondamenti etici e della sua capacità di produrre decisioni condivise». Sul piano del diritto penale, la crisi della laicità – che comincia peraltro a produrre una deriva delle incriminazioni caratterizzata dal ritorno di un modello “invadente” di Stato, inteso come tutore della sicurezza e della moralità pubblica – si riflette soprattutto sui confini estremi del bios: la definizione dell’ambito di tutela dell’inizio della vita umana e quella della sua fine. Dopo aver inquadrato il principio di laicità nel sistema dei valori costituzionali, l’indagine monografica approfondisce la relazione tra libertà di coscienza e principio di autodeterminazione responsabile ex art. 32, II comma, Cost. Su queste basi l’opera ripercorre criticamente le problematiche penalistiche di inizio e fine vita, attraverso una disamina parallela dello statuto punitivo della legge sulla procreazione medicalmente assistita e dello stato dell’arte di un “diritto di morire” non incompatibile col nostro assetto costituzionale.
2008
Itinerari di Diritto Penale
978-88-348-8296-2
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