Avvalendosi di un’accurata riconsiderazione dei dati archivistici e degli strumenti di una puntuale analisi filologica, l’articolo mira a ricostruire nell’intero suo svolgimento l’attività di Guido Bigarelli, restituendone il profilo critico di uno scultore di primo piano, operoso nella prima metà del Duecento tra i maggiori cantieri toscani, da Lucca, a Pisa, a Pistoia, ma coinvolto anche nei lavori di rinnovamento della Cattedrale di Modena. Guido fu l’ultimo erede di una famiglia di maestri di pietra di origini ticinesi, che nel giro di tre generazioni seppe imporre una sorta di monopolio nella Toscana occidentale nel campo della costruzione e della decorazione architettonica, giocando un ruolo centrale nella genesi di quella che Geza De Francovich battezzò la ‘scuola campionese’ e contribuendo in modo consistente alla fortuna e alla diffusione di quel linguaggio scultoreo e architettonico apprezzato dai committenti tanto a nord quanto a sud degli Appennini per via della chiarezza dei suoi nessi sintattici e per il deferente omaggio ai modelli dell’antichità, pur rimanendo sempre insensibile alle accensioni linearistiche e alle istanze naturalistiche del Gotico d’Oltralpe. Guido compì con ogni verosimiglianza la sua formazione a fianco dello zio paterno, Lanfranco, cui l’autrice propone di ricondurre quanto resta di quella che doveva essere in origine la recinzione presbiteriale del Duomo di Pistoia (i cui resti sono oggi divisi tra le chiese di San Francesco e di San Giovanni Fuorcivitas di quella città). Dell’alunnato presso Lanfranco risentono ancora fortemente gli eleganti capitelli che sormontano i pilastri e le colonne del Battistero di Pisa, che Laura Cavazzini suggerisce di ascrivere a un momento iniziale della carriera di Guido, datandoli ancora entro il primo quarto del secolo. Sebbene la storiografia, a partire da Toesca, abbia sempre spartito l’impresa tra numerosi scultori, secondo l’autrice andrà in fine riconosciuta a Guido Bigarelli la responsabilità dell’intera decorazione plastica del sottoportico della Cattedrale di San Martino a Lucca, promossa dagli operai Belenato e Aldibrando; fatta eccezione, naturalmente, per la lunetta con la Deposizione di Cristo dalla croce e per l’architrave del portale sinistro, opera di Nicola Pisano. Una commissione, questa, che dovette giungere al maestro di origini pugliesi in coincidenza con la morte di Guido, avvenuta nel 1258, a pochi mesi di distanza da quella del cugino, Lombardo, che della Cattedrale dirigeva i lavori.

La decorazione della facciata di San Martino a Lucca e l'attività di Guido Bigarelli

CAVAZZINI, Laura
2010-01-01

Abstract

Avvalendosi di un’accurata riconsiderazione dei dati archivistici e degli strumenti di una puntuale analisi filologica, l’articolo mira a ricostruire nell’intero suo svolgimento l’attività di Guido Bigarelli, restituendone il profilo critico di uno scultore di primo piano, operoso nella prima metà del Duecento tra i maggiori cantieri toscani, da Lucca, a Pisa, a Pistoia, ma coinvolto anche nei lavori di rinnovamento della Cattedrale di Modena. Guido fu l’ultimo erede di una famiglia di maestri di pietra di origini ticinesi, che nel giro di tre generazioni seppe imporre una sorta di monopolio nella Toscana occidentale nel campo della costruzione e della decorazione architettonica, giocando un ruolo centrale nella genesi di quella che Geza De Francovich battezzò la ‘scuola campionese’ e contribuendo in modo consistente alla fortuna e alla diffusione di quel linguaggio scultoreo e architettonico apprezzato dai committenti tanto a nord quanto a sud degli Appennini per via della chiarezza dei suoi nessi sintattici e per il deferente omaggio ai modelli dell’antichità, pur rimanendo sempre insensibile alle accensioni linearistiche e alle istanze naturalistiche del Gotico d’Oltralpe. Guido compì con ogni verosimiglianza la sua formazione a fianco dello zio paterno, Lanfranco, cui l’autrice propone di ricondurre quanto resta di quella che doveva essere in origine la recinzione presbiteriale del Duomo di Pistoia (i cui resti sono oggi divisi tra le chiese di San Francesco e di San Giovanni Fuorcivitas di quella città). Dell’alunnato presso Lanfranco risentono ancora fortemente gli eleganti capitelli che sormontano i pilastri e le colonne del Battistero di Pisa, che Laura Cavazzini suggerisce di ascrivere a un momento iniziale della carriera di Guido, datandoli ancora entro il primo quarto del secolo. Sebbene la storiografia, a partire da Toesca, abbia sempre spartito l’impresa tra numerosi scultori, secondo l’autrice andrà in fine riconosciuta a Guido Bigarelli la responsabilità dell’intera decorazione plastica del sottoportico della Cattedrale di San Martino a Lucca, promossa dagli operai Belenato e Aldibrando; fatta eccezione, naturalmente, per la lunetta con la Deposizione di Cristo dalla croce e per l’architrave del portale sinistro, opera di Nicola Pisano. Una commissione, questa, che dovette giungere al maestro di origini pugliesi in coincidenza con la morte di Guido, avvenuta nel 1258, a pochi mesi di distanza da quella del cugino, Lombardo, che della Cattedrale dirigeva i lavori.
2010
9788837078478
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