La rinnovata attenzione critica nei confronti della Marianna (tragedia rappresentata ed edita per la prima volta a Venezia nel 1565) si colloca nel contesto dell’attuale valorizzazione del ruolo intellettuale di Ludovico Dolce, scrittore versatile, noto soprattutto per la sua intensa attività editoriale a fianco di Gabriel Giolito de Ferrari, per la sua opera di divulgazione di classici antichi e moderni e per la sua attiva partecipazione al dibattito sulla codificazione della lingua volgare. La Marianna costituisce un’originale trasposizione drammaturgica di una tessera della storia giudaica (desunta, attraverso tutte le possibili mediazioni, dalle Antiquitates Iudaicae di Giuseppe Flavio). L’azione drammatica (che si svolge in una sola giornata, nel rispetto dei canoni aristotelici) rappresenta l’evoluzione finale di un processo di degenerazione del potere regale per effetto di passioni come l’amore, l’ira, il sospetto, la gelosia. La mimesi scenica, i dialoghi, l’efficace e coerente costruzione dei caratteri dei personaggi, presuppongono una rigorosa indagine etico-filosofica, che sorregge la riflessione di ambito più strettamente giuridico-politico. L’autore analizza i meccanismi di una gestione tirannica del potere, mirando nel contempo a evidenziare l’incidenza delle responsabilità individuali, a tutti i livelli gerarchici, sull’alterazione dei delicati equilibri delle relazioni cortigiane e sulla crisi del regno. All’impianto fortemente ideologico della fabula fa riscontro la competenza poetica con la quale l’autore si inserisce nel dibattito sulla tragedia, promuovendo una scrittura finalizzata alla rappresentazione scenica e difendendo strenuamente alcuni canoni del genere, come l’epilogo tragico e l’astensione dall’esibizione di fatti cruenti sul palcoscenico.
Ludovico Dolce, Marianna
VILLARI, Susanna
2011-01-01
Abstract
La rinnovata attenzione critica nei confronti della Marianna (tragedia rappresentata ed edita per la prima volta a Venezia nel 1565) si colloca nel contesto dell’attuale valorizzazione del ruolo intellettuale di Ludovico Dolce, scrittore versatile, noto soprattutto per la sua intensa attività editoriale a fianco di Gabriel Giolito de Ferrari, per la sua opera di divulgazione di classici antichi e moderni e per la sua attiva partecipazione al dibattito sulla codificazione della lingua volgare. La Marianna costituisce un’originale trasposizione drammaturgica di una tessera della storia giudaica (desunta, attraverso tutte le possibili mediazioni, dalle Antiquitates Iudaicae di Giuseppe Flavio). L’azione drammatica (che si svolge in una sola giornata, nel rispetto dei canoni aristotelici) rappresenta l’evoluzione finale di un processo di degenerazione del potere regale per effetto di passioni come l’amore, l’ira, il sospetto, la gelosia. La mimesi scenica, i dialoghi, l’efficace e coerente costruzione dei caratteri dei personaggi, presuppongono una rigorosa indagine etico-filosofica, che sorregge la riflessione di ambito più strettamente giuridico-politico. L’autore analizza i meccanismi di una gestione tirannica del potere, mirando nel contempo a evidenziare l’incidenza delle responsabilità individuali, a tutti i livelli gerarchici, sull’alterazione dei delicati equilibri delle relazioni cortigiane e sulla crisi del regno. All’impianto fortemente ideologico della fabula fa riscontro la competenza poetica con la quale l’autore si inserisce nel dibattito sulla tragedia, promuovendo una scrittura finalizzata alla rappresentazione scenica e difendendo strenuamente alcuni canoni del genere, come l’epilogo tragico e l’astensione dall’esibizione di fatti cruenti sul palcoscenico.Pubblicazioni consigliate
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