In quest’opera poderosa, vero inno alla bellezza in tutte le sue forme e dimensioni, l’ottantenne Dietrich von Hildebrand (1889-1977) ha tradotto in discorso filosofico sistematico le straordinarie esperienze estetiche di tutta una vita: dai suoi primi passi nella casa natale di Firenze (l’ex convento di San Francesco da Paola) – dove il padre, il famoso scultore tedesco Adolf von Hildebrand, lavorava e riceveva i maggiori artisti e musicisti dell’epoca –, ai numerosi corsi di estetica tenuti alle Università di Monaco e di Vienna negli anni ’20 e ’30, fino alle assidue peregrinazioni attraverso l’intera Europa e buona parte degli Stati Uniti. Tra i molti spunti interessanti di questa sinfonia fenomenologico-estetica, spicca innanzitutto l’insistenza sull’assoluta oggettività della bellezza, sulla sua radicale indipendenza da ogni mente ed emozionalità umana, – come un’autentica Idea platonica. Altro aspetto notevole è la distinzione tra bellezza metafisica (p.es. della verità, dell’equità, della grazia), e bellezza di seconda potenza, tipica delle opere d’arte, che Hildebrand chiama anche «quasi-sacramentale» per la sua caratteristica di calare dall’alto come per consegnare alle mere entità materiali un messaggio da parte dell’Eterno: destinazione l’uomo e la libertà essenziale della sua persona. Il fatto che alla seconda parte (pubblicata postuma, separatamente, nel 1984) sia mancata l’ultima mano, non impedisce allo scritto nel suo complesso di mantenere una sostanziale organicità e di offrirsi così, nella sua fervida provocatorietà, a ogni sincero amante della bellezza.
D. v. Hildebrand, Estetica
CICERO, Vincenzo
2006-01-01
Abstract
In quest’opera poderosa, vero inno alla bellezza in tutte le sue forme e dimensioni, l’ottantenne Dietrich von Hildebrand (1889-1977) ha tradotto in discorso filosofico sistematico le straordinarie esperienze estetiche di tutta una vita: dai suoi primi passi nella casa natale di Firenze (l’ex convento di San Francesco da Paola) – dove il padre, il famoso scultore tedesco Adolf von Hildebrand, lavorava e riceveva i maggiori artisti e musicisti dell’epoca –, ai numerosi corsi di estetica tenuti alle Università di Monaco e di Vienna negli anni ’20 e ’30, fino alle assidue peregrinazioni attraverso l’intera Europa e buona parte degli Stati Uniti. Tra i molti spunti interessanti di questa sinfonia fenomenologico-estetica, spicca innanzitutto l’insistenza sull’assoluta oggettività della bellezza, sulla sua radicale indipendenza da ogni mente ed emozionalità umana, – come un’autentica Idea platonica. Altro aspetto notevole è la distinzione tra bellezza metafisica (p.es. della verità, dell’equità, della grazia), e bellezza di seconda potenza, tipica delle opere d’arte, che Hildebrand chiama anche «quasi-sacramentale» per la sua caratteristica di calare dall’alto come per consegnare alle mere entità materiali un messaggio da parte dell’Eterno: destinazione l’uomo e la libertà essenziale della sua persona. Il fatto che alla seconda parte (pubblicata postuma, separatamente, nel 1984) sia mancata l’ultima mano, non impedisce allo scritto nel suo complesso di mantenere una sostanziale organicità e di offrirsi così, nella sua fervida provocatorietà, a ogni sincero amante della bellezza.Pubblicazioni consigliate
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