E’ fiorente una letteratura scientifica nel campo della dottrina giuslavoristica che pone in relazione la globalizzazione economica ed il post-fordismo con le nuove tendenze giuridiche del diritto sindacale italiano, anche alla luce degli accordi sindacali negli stabilimenti Fiat. Con questo lavoro, anche attraverso un percorso storico-ricostruttivo, si tenta di descrivere una sorta di parabola del diritto sindacale, che dagli anni Novanta del secolo scorso, caratterizzati dalla concertazione tra istituzioni pubbliche e attori sociali, con un ruolo di sindacato “soggetto politico”, sembra condurre alla destrutturazione di un sistema giuridico segnato storicamente dal primato del contratto collettivo nazionale di lavoro e della complessa strumentazione dottrinale e giurisprudenziale sviluppatasi per garantirne l’efficacia, e dallo sciopero come diritto costituzionale, in cui legge e autonomia collettiva, anche grazie alle feconde elaborazioni dottrinali nel nostro Paese, hanno trovato un significativo equilibrio giuridico; un sistema sindacale che è sembrato risolvere il confronto dialettico tra intervento statale nella sfera della contrattazione collettiva e, più in generale, sul terreno costitutivo dell'autonomia della rappresentanza e della condotta sindacale, e il collective bargaining (tipico dell'area giuridica dei sistemi del Common Law), attraverso l'esperienza teorica che, dopo gli anni del “laissez-faire collettivo” giunge all’elaborazione della Costituzione di Weimar e si sviluppa sino alla “Scuola di Oxford”, con l’integrazione tra le due tendenze, compiuta grazie agli studi di Otto Kahn-Freund. Il lavoro tenta di verificare i rapporti tra diritto sindacale e contrattazione, sviluppando alcuni temi: 1) rapporto tra istituzioni pubbliche e attori sociali; 2) democrazia e "complessità sociale"; 3) declino sindacale e crisi del legame sociale; 4) forme della giuridificazione del diritto e della normazione del diritto del lavoro; 5) rappresentanza sindacale; 6) cicli del conflitto collettivo e le modalità della regolazione sociale; 7) esiti difformi e contraddittori del mutamento sociale e culturale; 8) prospettiva in Italia degli strumenti di autotutela sindacale. La dinamica delle relazioni industriale italiane sembra, quindi, risentire dell’insicurezza sociale ed economica prodotta dall’attuale trend mondiale. Le risposte dovranno cambiare anche da parte del sindacalismo, in Italia e nel mondo, se esso vorrà continuare a svolgere quelle funzioni sociali ed assumere quelle responsabilità pubbliche che ne hanno fatto un fenomeno storico di vasta portata, che si è riflesso anche nelle esperienze normative degli Stati con processi di <giuridificazione> o di <legificazione> paralleli al suo sviluppo, con finalità prevalentemente garantistiche, specie per quanto riguarda gli effetti regolativi dell’azione collettiva e la loro estensione.

Le nuove relazioni industriali tra legge e autonomia collettiva Problemi e prospettive

BALLISTRERI, Gandolfo Maurizio
2012-01-01

Abstract

E’ fiorente una letteratura scientifica nel campo della dottrina giuslavoristica che pone in relazione la globalizzazione economica ed il post-fordismo con le nuove tendenze giuridiche del diritto sindacale italiano, anche alla luce degli accordi sindacali negli stabilimenti Fiat. Con questo lavoro, anche attraverso un percorso storico-ricostruttivo, si tenta di descrivere una sorta di parabola del diritto sindacale, che dagli anni Novanta del secolo scorso, caratterizzati dalla concertazione tra istituzioni pubbliche e attori sociali, con un ruolo di sindacato “soggetto politico”, sembra condurre alla destrutturazione di un sistema giuridico segnato storicamente dal primato del contratto collettivo nazionale di lavoro e della complessa strumentazione dottrinale e giurisprudenziale sviluppatasi per garantirne l’efficacia, e dallo sciopero come diritto costituzionale, in cui legge e autonomia collettiva, anche grazie alle feconde elaborazioni dottrinali nel nostro Paese, hanno trovato un significativo equilibrio giuridico; un sistema sindacale che è sembrato risolvere il confronto dialettico tra intervento statale nella sfera della contrattazione collettiva e, più in generale, sul terreno costitutivo dell'autonomia della rappresentanza e della condotta sindacale, e il collective bargaining (tipico dell'area giuridica dei sistemi del Common Law), attraverso l'esperienza teorica che, dopo gli anni del “laissez-faire collettivo” giunge all’elaborazione della Costituzione di Weimar e si sviluppa sino alla “Scuola di Oxford”, con l’integrazione tra le due tendenze, compiuta grazie agli studi di Otto Kahn-Freund. Il lavoro tenta di verificare i rapporti tra diritto sindacale e contrattazione, sviluppando alcuni temi: 1) rapporto tra istituzioni pubbliche e attori sociali; 2) democrazia e "complessità sociale"; 3) declino sindacale e crisi del legame sociale; 4) forme della giuridificazione del diritto e della normazione del diritto del lavoro; 5) rappresentanza sindacale; 6) cicli del conflitto collettivo e le modalità della regolazione sociale; 7) esiti difformi e contraddittori del mutamento sociale e culturale; 8) prospettiva in Italia degli strumenti di autotutela sindacale. La dinamica delle relazioni industriale italiane sembra, quindi, risentire dell’insicurezza sociale ed economica prodotta dall’attuale trend mondiale. Le risposte dovranno cambiare anche da parte del sindacalismo, in Italia e nel mondo, se esso vorrà continuare a svolgere quelle funzioni sociali ed assumere quelle responsabilità pubbliche che ne hanno fatto un fenomeno storico di vasta portata, che si è riflesso anche nelle esperienze normative degli Stati con processi di o di paralleli al suo sviluppo, con finalità prevalentemente garantistiche, specie per quanto riguarda gli effetti regolativi dell’azione collettiva e la loro estensione.
2012
Università di Messina, Facoltà di Scienze Politiche - Serie Studi giuridici
9788814175473
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