Introduzione: Alcuni studi hanno dimostrato la capacità da parte dei bifosfonati di prevenire gli eventi avversi collegati alle metastasi ossee, quali le fratture patologiche, compressione spinale, radioterapia antalgica, ipercalcemia etc. Nel 2005 il nostro gruppo ha pubblicato i risultati di uno studio sulla capacità del neridronato, bifosfonato di III generazione, di prevenire l’osteoporosi in pazienti affetti da carcinoma prostatico localmente avanzato non metastatico, e sottoposti a trattamento ormonale con blocco androgenico totale o antiandrogeno in monoterapia. In questo studio abbiamo valutato, nei pazienti andati in progressione, la eventuale capacità del neridronato di prevenire l’insorgenza di metastasi ossee, versus pazienti non sottoposti a trattamento con bifosfonato. Materiali e Metodi: Abbiamo arruolato 60 pazienti con carcinoma prostatico localmente avanzato non metastatico (T3-4, Nx, M0) età media 73,4 anni (range 68-80anni), PSA mediano 22,4ng/ml (range di 6.2- 52ng/ml, tutti hanno eseguito trattamento di androgeno deprivazione. 30pz , hanno eseguito trattamento con neridronato 1 f da 25 mg i.m. ogni 30 giorni. I pazienti venivano seguiti ogni 3 mesi con dosaggio del PSA, esplorazione rettale ed ecografia transrettale ogni 6 mesi. Il follow-up di questi pazienti è stato per tutti di 48 mesi. Risultati: Hanno completato lo studio 53 pazienti (88,4%). 17 pz (31,6%) sono andati in progressione biochimica e/o strumentale. I 17 pazienti andati in progressione presentavano tutti Gleason > 6 con PSA medio 18 ng/ml (range 15-32ng/ml). Dei pazienti andati in progressione 6 pari al 63,1% avevano eseguito trattamento con il neridronato e 11(36,9%) non avevano eseguito tale trattamento. La progressione strumentale evidenziata con scintigrafia ossea, (metastasi ossee) si è registrata in 6 pz su 17 (35,2%) e di questi nessuno aveva eseguito trattamento con il neridronato. Conclusione: La capacità dei bifosfonati di prevenire l’insorgenza di osteoporosi in pazienti sottoposti a trattamento ormonosoppressivo per carcinoma prostatico localmente avanzato è stata ampiamente dimostrata. Alcuni studi hanno evidenziato il possibile ruolo che i bifosfonati possano svolgere nella prevenzione dell’insorgenza di metastasi ossee. I nostri risultati pur se relativi ad una casistica non numerosa sembrerebbero dimostrare quanto emerso dai dati più recenti della letteratura. Se confermati da una casistica più ampia e da un follow up più lungo potrebbero indurre a considerare l’uso del neridronato in maniera routinaria nei pazienti sottoposti a trattamento ormonale, con lo scopo non solo di prevenire l’insorgenza dell’osteoporosi, ma anche di abbassare la percentuale di metastasi ossee in quei pazienti andati in progressione di malattia.
RUOLO DEL NERIDRONATO NELLA PREVENZIONE DELLE METASTASI OSSEE DA CARCINOMA PROSTATICO LOCALMENTE AVANZATO IN PROGRESSIONE: NOSTRA ESPERIENZA
INFERRERA, Antonino;MAGNO, Carlo;MORGIA, Giuseppe
2007-01-01
Abstract
Introduzione: Alcuni studi hanno dimostrato la capacità da parte dei bifosfonati di prevenire gli eventi avversi collegati alle metastasi ossee, quali le fratture patologiche, compressione spinale, radioterapia antalgica, ipercalcemia etc. Nel 2005 il nostro gruppo ha pubblicato i risultati di uno studio sulla capacità del neridronato, bifosfonato di III generazione, di prevenire l’osteoporosi in pazienti affetti da carcinoma prostatico localmente avanzato non metastatico, e sottoposti a trattamento ormonale con blocco androgenico totale o antiandrogeno in monoterapia. In questo studio abbiamo valutato, nei pazienti andati in progressione, la eventuale capacità del neridronato di prevenire l’insorgenza di metastasi ossee, versus pazienti non sottoposti a trattamento con bifosfonato. Materiali e Metodi: Abbiamo arruolato 60 pazienti con carcinoma prostatico localmente avanzato non metastatico (T3-4, Nx, M0) età media 73,4 anni (range 68-80anni), PSA mediano 22,4ng/ml (range di 6.2- 52ng/ml, tutti hanno eseguito trattamento di androgeno deprivazione. 30pz , hanno eseguito trattamento con neridronato 1 f da 25 mg i.m. ogni 30 giorni. I pazienti venivano seguiti ogni 3 mesi con dosaggio del PSA, esplorazione rettale ed ecografia transrettale ogni 6 mesi. Il follow-up di questi pazienti è stato per tutti di 48 mesi. Risultati: Hanno completato lo studio 53 pazienti (88,4%). 17 pz (31,6%) sono andati in progressione biochimica e/o strumentale. I 17 pazienti andati in progressione presentavano tutti Gleason > 6 con PSA medio 18 ng/ml (range 15-32ng/ml). Dei pazienti andati in progressione 6 pari al 63,1% avevano eseguito trattamento con il neridronato e 11(36,9%) non avevano eseguito tale trattamento. La progressione strumentale evidenziata con scintigrafia ossea, (metastasi ossee) si è registrata in 6 pz su 17 (35,2%) e di questi nessuno aveva eseguito trattamento con il neridronato. Conclusione: La capacità dei bifosfonati di prevenire l’insorgenza di osteoporosi in pazienti sottoposti a trattamento ormonosoppressivo per carcinoma prostatico localmente avanzato è stata ampiamente dimostrata. Alcuni studi hanno evidenziato il possibile ruolo che i bifosfonati possano svolgere nella prevenzione dell’insorgenza di metastasi ossee. I nostri risultati pur se relativi ad una casistica non numerosa sembrerebbero dimostrare quanto emerso dai dati più recenti della letteratura. Se confermati da una casistica più ampia e da un follow up più lungo potrebbero indurre a considerare l’uso del neridronato in maniera routinaria nei pazienti sottoposti a trattamento ormonale, con lo scopo non solo di prevenire l’insorgenza dell’osteoporosi, ma anche di abbassare la percentuale di metastasi ossee in quei pazienti andati in progressione di malattia.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.