ntroduzione: Scopo dello studio è confrontare la nostra esperienza di brachiterapia (che data oltre 8 anni) con la prostatectomia radicale selezionando tuttavia, per quest’ultima procedura, quei pazienti che possano considerarsi omogenei alla metodica radiante in termini di stadio, Gleason, PSA pre-operatorio. Materiali e Metodi: Abbiamo confrontato 58 pazienti sottoposti a brachiterapia e 78 pazienti sottoposti a RRP. I primi erano selezionati in base ai criteri ASTRO/EAU/EORTC (T1-2a, PSA <10ng/ml, Gleason <6) i secondi dovevano presentare gli stessi parametri e sono stati individuati nel database completo in maniera consecutiva. Il primo gruppo di pazienti è stato trattato con brachiterapia in monoterapia alle dosi di 145Gy mentre il secondo è stato sottoposto a prostatectomia radicale open o laparoscopica extraperitoneale e con approccio nerve sparing o meno anche in presenza dei succitati fattori prognostici favorevoli. L’età media era 72,3 (57-82) anni per BT vs 64,9 (49-76) per la chirurgia (p>0,05); il 72% dei pazienti vs il 21% era stato sottoposto a terapia ormonale neoadiuvante prima del trattamento; il PSA preoperatorio mediano era 6.47 ng/ml (1.08-10,4) vs 5.45 ng/ml (1- 10) (p 0,05203); il Gleason score pre-operatorio mediano era 4,87 (2-6) vs 4,79 (2-6) (p 0,356); lo stadio clinico era per la BT 9 T1c, 39 T2a, 10 T2b mentre per la chirurgia 3 T1c, 56 T2a, 19 T2b (tutti con stadiazione TNM 1997) (p 0,0215). I T2b trattati con BT o chirurgia non sono stati valutati per efficacia ma per i restanti parametri. Risultati: Il tempo operatorio mediano è risultato sovrapponibile: 99 min. (90-120) per la BT vs 128 minuti (60-390) (p<0,0018); la degenza è risultata nettamente a favore della brachiterapia: 4 giorni vs 10,8 giorni (p >0,05) così come la tenuta del catetere (4 vs 10,8 giorni e 27,6 ore vs 12,1 giorni) (p >0,05); il rate di disease free survival è stato del 82.1% ad un follow-up mediano di 24,44 mesi (cut-off del PSA 0,5 ng/ml) mentre per la chirurgia è stato 96.6% (2/59) ad un follow-up mediano di 29,66 mesi (cutoff del PSA 0,2 ng/ml) (p< 0.0007). La continenza è stata nettamente a favore della terapia radiante con un tasso del 1% vs 41% della chirurgia (la continenza è stata valutata come assenza di pads) come anche la potenza sessuale (77% vs 42%) (p<0,009). Da rilevare che sono stati valutati, per entrambi i gruppi, solo pazienti con un IEEF-5 pre-operatorio >21 e, per il gruppo sottoposto a chirurgia, solo i pazienti trattati con tecnica nerve sparing bilaterale. Le complicanze riportate sono state: 16.9% di ritenzioni acute di urina (RAU) e 3% di ematomi perineali nel gruppo trattato con brachi; 6.4% di RAU, 3.8% di eventi emorragici che hanno determinato reintervento e 1.2% di linfoceli. 1 paziente di questo secondo gruppo è deceduto in prima giornata per massiva embolia polmonare. Conclusioni: Da questa esperienza monoistituzionale a piccoli numeri si può concludere che entrambe le metodiche hanno un efficacia rilevante nelle forme di tumore prostatico organo confinato a buon fattore prognostico. Gli eventi collaterali sono certamente di entità minore per la procedura radiante e pertanto questa può essere considerata una opzione terapeutica in quel gruppo di pazienti che è maggiormente attento ad alcuni esiti posttrattamento (incontinenza, potenza, ecc).

CHIRURGIA RADICALE VERSUS BRACHITERAPIA NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA PROSTATICO LOCALIZZATO: NOSTRA ESPERIENZA

INFERRERA, Antonino;MAGNO, Carlo;MORGIA, Giuseppe
2007-01-01

Abstract

ntroduzione: Scopo dello studio è confrontare la nostra esperienza di brachiterapia (che data oltre 8 anni) con la prostatectomia radicale selezionando tuttavia, per quest’ultima procedura, quei pazienti che possano considerarsi omogenei alla metodica radiante in termini di stadio, Gleason, PSA pre-operatorio. Materiali e Metodi: Abbiamo confrontato 58 pazienti sottoposti a brachiterapia e 78 pazienti sottoposti a RRP. I primi erano selezionati in base ai criteri ASTRO/EAU/EORTC (T1-2a, PSA <10ng/ml, Gleason <6) i secondi dovevano presentare gli stessi parametri e sono stati individuati nel database completo in maniera consecutiva. Il primo gruppo di pazienti è stato trattato con brachiterapia in monoterapia alle dosi di 145Gy mentre il secondo è stato sottoposto a prostatectomia radicale open o laparoscopica extraperitoneale e con approccio nerve sparing o meno anche in presenza dei succitati fattori prognostici favorevoli. L’età media era 72,3 (57-82) anni per BT vs 64,9 (49-76) per la chirurgia (p>0,05); il 72% dei pazienti vs il 21% era stato sottoposto a terapia ormonale neoadiuvante prima del trattamento; il PSA preoperatorio mediano era 6.47 ng/ml (1.08-10,4) vs 5.45 ng/ml (1- 10) (p 0,05203); il Gleason score pre-operatorio mediano era 4,87 (2-6) vs 4,79 (2-6) (p 0,356); lo stadio clinico era per la BT 9 T1c, 39 T2a, 10 T2b mentre per la chirurgia 3 T1c, 56 T2a, 19 T2b (tutti con stadiazione TNM 1997) (p 0,0215). I T2b trattati con BT o chirurgia non sono stati valutati per efficacia ma per i restanti parametri. Risultati: Il tempo operatorio mediano è risultato sovrapponibile: 99 min. (90-120) per la BT vs 128 minuti (60-390) (p<0,0018); la degenza è risultata nettamente a favore della brachiterapia: 4 giorni vs 10,8 giorni (p >0,05) così come la tenuta del catetere (4 vs 10,8 giorni e 27,6 ore vs 12,1 giorni) (p >0,05); il rate di disease free survival è stato del 82.1% ad un follow-up mediano di 24,44 mesi (cut-off del PSA 0,5 ng/ml) mentre per la chirurgia è stato 96.6% (2/59) ad un follow-up mediano di 29,66 mesi (cutoff del PSA 0,2 ng/ml) (p< 0.0007). La continenza è stata nettamente a favore della terapia radiante con un tasso del 1% vs 41% della chirurgia (la continenza è stata valutata come assenza di pads) come anche la potenza sessuale (77% vs 42%) (p<0,009). Da rilevare che sono stati valutati, per entrambi i gruppi, solo pazienti con un IEEF-5 pre-operatorio >21 e, per il gruppo sottoposto a chirurgia, solo i pazienti trattati con tecnica nerve sparing bilaterale. Le complicanze riportate sono state: 16.9% di ritenzioni acute di urina (RAU) e 3% di ematomi perineali nel gruppo trattato con brachi; 6.4% di RAU, 3.8% di eventi emorragici che hanno determinato reintervento e 1.2% di linfoceli. 1 paziente di questo secondo gruppo è deceduto in prima giornata per massiva embolia polmonare. Conclusioni: Da questa esperienza monoistituzionale a piccoli numeri si può concludere che entrambe le metodiche hanno un efficacia rilevante nelle forme di tumore prostatico organo confinato a buon fattore prognostico. Gli eventi collaterali sono certamente di entità minore per la procedura radiante e pertanto questa può essere considerata una opzione terapeutica in quel gruppo di pazienti che è maggiormente attento ad alcuni esiti posttrattamento (incontinenza, potenza, ecc).
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