La tecnologia e la virtualità stanno trasformando la nostra vita, il nostro modo di pensare, di lavorare, di relazionarci con noi stessi, con gli altri, col mondo. Si sta affermando una cybercultura che porta con sé grandi ambivalenze: infatti, tanti sono i risvolti positivi di un uso equilibrato della rete, finalizzato alla risoluzione di problemi nei diversi campi, ma altrettanti, e forse maggiori, sono i rischi che persino attività piacevoli (internet, cybersocialità, gioco, shopping, etc.) ormai si trasformino in disturbi e disagi personali e sociali, ‘deturpando’ il volto umano dei negotia, delle relazioni e dell’educazione. Lo dimostra l’aumento delle nuove forme di dipendenza (new addiction) collegate all’abuso di Internet, dipendenze non meno pericolose di quelle da sostanze (droghe, alcool, tabacco, ecc.), e che spesso degenerano in vere e proprie patologie, quali il sesso virtuale, lo shopping compulsivo online, le ludopatie, il gioco d’azzardo patologico. Questi disagi, indotti dall’uso disordinato del medium virtuale, vengono riletti dall’Autrice come ‘disturbi della competenza relazionale’, che si configurano quindi come un ‘appello’ ad una sana e positiva relazione con sé stessi e con l’altro. Per questo motivo il comportamento dipendente prende la forma di sintomo, che è un instead of, cioè un comportamento che sta “al posto di” qualcos’altro che il soggetto si illude di trovare nell’oggetto dei suoi desideri. Le Istituzioni e la pedagogia non possono più ignorare queste new addiction, che sono grida di sofferenza di soggetti dipendenti e di contesti familiari e sociali che chiedono con forza risposte tempestive ed efficaci. L’Autrice esplora con attenzione questo pianeta sommerso, non soltanto rappresentando le tensioni psico-relazionali dei soggetti che ad esso fanno capo ed in esso si muovono, ma anche denunciando con decisione e con riferimenti puntuali le responsabilità istituzionali di normative, a volte ambigue ma più spesso complici. L’analisi socio-antropologica e psico-pedagogica dei contesti e dei processi costituisce sempre, nel testo, lo sfondo su cui l’Autrice si preoccupa di indicare domande cariche di intenzionalità educativa a cui accompagna ipotesi di possibili interventi progettuali, sia di prevenzione che di formazione e sostegno.

Virtualità e relazionalità nella cybercultura. Percorsi pedagogici tra ludos e patìa.

ROMANO, Rosa
2012-01-01

Abstract

La tecnologia e la virtualità stanno trasformando la nostra vita, il nostro modo di pensare, di lavorare, di relazionarci con noi stessi, con gli altri, col mondo. Si sta affermando una cybercultura che porta con sé grandi ambivalenze: infatti, tanti sono i risvolti positivi di un uso equilibrato della rete, finalizzato alla risoluzione di problemi nei diversi campi, ma altrettanti, e forse maggiori, sono i rischi che persino attività piacevoli (internet, cybersocialità, gioco, shopping, etc.) ormai si trasformino in disturbi e disagi personali e sociali, ‘deturpando’ il volto umano dei negotia, delle relazioni e dell’educazione. Lo dimostra l’aumento delle nuove forme di dipendenza (new addiction) collegate all’abuso di Internet, dipendenze non meno pericolose di quelle da sostanze (droghe, alcool, tabacco, ecc.), e che spesso degenerano in vere e proprie patologie, quali il sesso virtuale, lo shopping compulsivo online, le ludopatie, il gioco d’azzardo patologico. Questi disagi, indotti dall’uso disordinato del medium virtuale, vengono riletti dall’Autrice come ‘disturbi della competenza relazionale’, che si configurano quindi come un ‘appello’ ad una sana e positiva relazione con sé stessi e con l’altro. Per questo motivo il comportamento dipendente prende la forma di sintomo, che è un instead of, cioè un comportamento che sta “al posto di” qualcos’altro che il soggetto si illude di trovare nell’oggetto dei suoi desideri. Le Istituzioni e la pedagogia non possono più ignorare queste new addiction, che sono grida di sofferenza di soggetti dipendenti e di contesti familiari e sociali che chiedono con forza risposte tempestive ed efficaci. L’Autrice esplora con attenzione questo pianeta sommerso, non soltanto rappresentando le tensioni psico-relazionali dei soggetti che ad esso fanno capo ed in esso si muovono, ma anche denunciando con decisione e con riferimenti puntuali le responsabilità istituzionali di normative, a volte ambigue ma più spesso complici. L’analisi socio-antropologica e psico-pedagogica dei contesti e dei processi costituisce sempre, nel testo, lo sfondo su cui l’Autrice si preoccupa di indicare domande cariche di intenzionalità educativa a cui accompagna ipotesi di possibili interventi progettuali, sia di prevenzione che di formazione e sostegno.
2012
Agorà
9788867600465
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