Nell’ultimo periodo profondi cambiamenti hanno investito la struttura sociale della famiglia e hanno reso sempre più pressante l’esigenza di un mercato agile e competitivo. Questa mutata realtà impone un ripensamento della successione necessaria, istituto che affonda le proprie radici nella forza dei legami familiari e che in virtù di questi sacrifica, in certa misura, l’autonomia del de cuius e la sicura circolazione dei beni. Il modello di famiglia, assunto a fondamento della disciplina di cui agli artt. 536 ss. c.c., è profondamente mutato nel corso del tempo sotto molteplici aspetti, la famiglia patriarcale ha ceduto il posto a quella più ristretta, c.d. nucleare. Inoltre, la funzione della famiglia non è più di tipo produttivo, bensì di tipo affettivo-assistenziale: l’esigenza di solidarietà, individuata come fondamento della successione necessaria, non è soltanto di tipo economico, ma deve essere intesa soprattutto come solidarietà degli affetti ed in questa prospettiva si segnalano la progressiva parificazione dei figli naturali a quelli legittimi, il ruolo sempre più importante assunto dal coniuge superstite, nonché l’esigenza di apprestare tutela al convivente more uxorio. Se la famiglia rappresenta la formazione sociale privilegiata ed il luogo dove il singolo può al meglio realizzare e sviluppare la propria personalità, al contempo l’abbandono della visione istituzionale della famiglia ed il crescente riconoscimento dei diritti individuali hanno determinato significati mutamenti del diritto di famiglia, facendo sì che i diritti del singolo ricevano una protezione sempre più estesa ed intensa, a scapito delle ragioni dell’istituto familiare in sé e per sé considerato. La tutela dell’interesse individuale e i principi di autodeterminazione del singolo impongono la ricerca di un equilibrio tra i bisogni della comunità familiare e le libertà personali, stante la inevitabile contrapposizione nel settore di indagine tra status e autonomia negoziale a disporre liberamente della propria sfera patrimoniale. Nell’odierna società, in cui la formazione della ricchezza è, sempre più frequentemente, frutto di iniziativa individuale piuttosto che conseguenza di trasmissione ad opera delle precedenti generazioni, la compressione dell’autonomia appare eccessiva, tenuto conto, peraltro, che a volte il legislatore ha ritenuto opportuno sacrificare integralmente uno degli interessi in conflitto o, piuttosto, tentare di realizzare il loro contemperamento. Indicativa, tra le altre, appare la scelta del legislatore di limitare la tutela reale dei legittimari ove le norme del diritto successorio del libro secondo debbano integrarsi con quelle del quinto libro relative alle società di persone o di capitali. Emerge che la tutela dei legittimari non determina una compressione automatica della libertà del de cuius, piuttosto, essi sono automaticamente investiti, all’apertura della successione, dei diritti riservati dalla legge, diritti però che, a volte, per la loro realizzazione necessitano dell’azione giudiziaria di riduzione. Inoltre, l’esigenza di certezza dei rapporti giuridici ha orientato il legislatore nel senso di “di agevolare la circolazione dei beni immobili già oggetto di atti di disposizione a titolo gratuito”, come testualmente scritto nell’incipit dello stesso comma, tentando al contempo di garantire la posizione dei legittimari, soggetti nei cui confronti l’ordinamento, in ossequio al principio di solidarietà familiare, appresta una tutela privilegiata. Ma, invero, si potrebbe ritenere che già i componenti della famiglia avvertono sempre meno l’esigenza di sacrificare le proprie esigenze per dare attuazione alla solidarietà ed il legislatore, preso atto che spesso all’interno della famiglia si verificano conflitti tra chi vuole disporre dei propri diritti e chi invece ritiene di dovere comunque ricevere dei beni, ha apprestato lo strumento dell’opposizione, con la precisazione che, in precedenza, al legittimario la tutela spettava comunque e che ora invece questa tutela rischia di non conseguirla se l’onere di opporsi non sia dal medesimo attivato. Dall’analisi delle norme dettate in materia di successione necessaria è evidente che il legislatore ha posto in essere una disciplina che privilegia i legittimari a discapito degli aventi causa dei donatari, anche a titolo oneroso e che, oltre a comprimere ingiustificatamente l’autonomia privata, costituisce un grosso ostacolo alla circolazione dei beni immobili. L’estraneità alla realtà sociale del sistema della successione necessaria dovrebbe far propendere per l’accoglimento di nuovi principi e di nuove regole, al fine di garantire la fluidità dei traffici commerciali, preservando al contempo le scelte di autonomia del singolo, consentendo razionali e congrue sistemazioni delle ricchezze nell’ambito della famiglia.

Tutele del legittimario ed evoluzione del sistema

PARRINELLO, Concetta
2012-01-01

Abstract

Nell’ultimo periodo profondi cambiamenti hanno investito la struttura sociale della famiglia e hanno reso sempre più pressante l’esigenza di un mercato agile e competitivo. Questa mutata realtà impone un ripensamento della successione necessaria, istituto che affonda le proprie radici nella forza dei legami familiari e che in virtù di questi sacrifica, in certa misura, l’autonomia del de cuius e la sicura circolazione dei beni. Il modello di famiglia, assunto a fondamento della disciplina di cui agli artt. 536 ss. c.c., è profondamente mutato nel corso del tempo sotto molteplici aspetti, la famiglia patriarcale ha ceduto il posto a quella più ristretta, c.d. nucleare. Inoltre, la funzione della famiglia non è più di tipo produttivo, bensì di tipo affettivo-assistenziale: l’esigenza di solidarietà, individuata come fondamento della successione necessaria, non è soltanto di tipo economico, ma deve essere intesa soprattutto come solidarietà degli affetti ed in questa prospettiva si segnalano la progressiva parificazione dei figli naturali a quelli legittimi, il ruolo sempre più importante assunto dal coniuge superstite, nonché l’esigenza di apprestare tutela al convivente more uxorio. Se la famiglia rappresenta la formazione sociale privilegiata ed il luogo dove il singolo può al meglio realizzare e sviluppare la propria personalità, al contempo l’abbandono della visione istituzionale della famiglia ed il crescente riconoscimento dei diritti individuali hanno determinato significati mutamenti del diritto di famiglia, facendo sì che i diritti del singolo ricevano una protezione sempre più estesa ed intensa, a scapito delle ragioni dell’istituto familiare in sé e per sé considerato. La tutela dell’interesse individuale e i principi di autodeterminazione del singolo impongono la ricerca di un equilibrio tra i bisogni della comunità familiare e le libertà personali, stante la inevitabile contrapposizione nel settore di indagine tra status e autonomia negoziale a disporre liberamente della propria sfera patrimoniale. Nell’odierna società, in cui la formazione della ricchezza è, sempre più frequentemente, frutto di iniziativa individuale piuttosto che conseguenza di trasmissione ad opera delle precedenti generazioni, la compressione dell’autonomia appare eccessiva, tenuto conto, peraltro, che a volte il legislatore ha ritenuto opportuno sacrificare integralmente uno degli interessi in conflitto o, piuttosto, tentare di realizzare il loro contemperamento. Indicativa, tra le altre, appare la scelta del legislatore di limitare la tutela reale dei legittimari ove le norme del diritto successorio del libro secondo debbano integrarsi con quelle del quinto libro relative alle società di persone o di capitali. Emerge che la tutela dei legittimari non determina una compressione automatica della libertà del de cuius, piuttosto, essi sono automaticamente investiti, all’apertura della successione, dei diritti riservati dalla legge, diritti però che, a volte, per la loro realizzazione necessitano dell’azione giudiziaria di riduzione. Inoltre, l’esigenza di certezza dei rapporti giuridici ha orientato il legislatore nel senso di “di agevolare la circolazione dei beni immobili già oggetto di atti di disposizione a titolo gratuito”, come testualmente scritto nell’incipit dello stesso comma, tentando al contempo di garantire la posizione dei legittimari, soggetti nei cui confronti l’ordinamento, in ossequio al principio di solidarietà familiare, appresta una tutela privilegiata. Ma, invero, si potrebbe ritenere che già i componenti della famiglia avvertono sempre meno l’esigenza di sacrificare le proprie esigenze per dare attuazione alla solidarietà ed il legislatore, preso atto che spesso all’interno della famiglia si verificano conflitti tra chi vuole disporre dei propri diritti e chi invece ritiene di dovere comunque ricevere dei beni, ha apprestato lo strumento dell’opposizione, con la precisazione che, in precedenza, al legittimario la tutela spettava comunque e che ora invece questa tutela rischia di non conseguirla se l’onere di opporsi non sia dal medesimo attivato. Dall’analisi delle norme dettate in materia di successione necessaria è evidente che il legislatore ha posto in essere una disciplina che privilegia i legittimari a discapito degli aventi causa dei donatari, anche a titolo oneroso e che, oltre a comprimere ingiustificatamente l’autonomia privata, costituisce un grosso ostacolo alla circolazione dei beni immobili. L’estraneità alla realtà sociale del sistema della successione necessaria dovrebbe far propendere per l’accoglimento di nuovi principi e di nuove regole, al fine di garantire la fluidità dei traffici commerciali, preservando al contempo le scelte di autonomia del singolo, consentendo razionali e congrue sistemazioni delle ricchezze nell’ambito della famiglia.
2012
Pubblicazioni della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Messina
8814184607
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