Oggetto d’analisi sono le figure delle cosiddette ‘Ninfe’ eponime di Città (rappresentazioni antropomorfe delle Poleis omonime), presenti sulle monete greche dalla fine del VI sec. a.C. fino all’età ellenistica. Viene richiamata l’attenzione su un fenomeno, iconografico e ideologico, finora trascurato dagli studiosi che hanno invece privilegiato lo studio della Tyche poleos. L’indagine iconografica, svolta secondo la metodologia del Progetto LIN (Lexicon Iconographicum Numismaticae) ha avuto come obiettivo la definizione del codice iconico comune alle figure classificabili entro la categoria tipologica delle ‘ninfe’ eponime. Fine ultimo è stato il recupero di quelle istanze storico-culturali che dovettero determinare la selezione delle immagini monetali, quali documento di Stato. I soggetti analizzati (in totale 27) sono stati selezionati sulla base della legenda (al nominativo singolare) che consente di identificare la figura cui si accompagna. Essi hanno evidenziato una distribuzione nello spazio e nel tempo con punte di addensamento tra V e IV sec. a.C. per l’Occidente; in Tessaglia e nelle altre regioni della Grecità centrale il picco si registra nel corso del IV sec. a.C., mentre nel III sec. a.C. le ‘ninfe’ attestate sono quelle di Kyrene, della tessalica Pelinna e di Korkyra. Il tipo della ‘nymphe’ eponima nasce in ambiti territoriali coloniali, soprattutto occidentali, in relazione a regimi politici ‘forti’: a Kyrene, nell’ultimo ventennio del VI sec. a.C., sotto la dinastia regale dei Battiadi; a Himera intorno al 500 a.C., al tempo del tiranno Terillo, e poi dopo il 480 a.C. sotto il controllo del siracusano Ierone; nella campana Kyme, al tempo di Aristodemo (primo ventennio V sec. a.C.). L’esigenza è quella di ‘propagandare’ il concetto di investitura dell’autorità suprema da parte della dea cittadina: concetto veicolato da precisi schemi iconici (come la dea seduta in trono di Kyrene), già utilizzati per le figure di grandi dee orientali, regine e spose che trasmettono il potere al Leader. Emerge pure la necessità di dare ‘forma’ al concetto di polis, e ribadire, in un contesto territoriale anche ‘di frontiera’ (Himera), la piena sovranità giuridica della polis e la sua forza. Non a caso a Kyme appare la testina della ninfa in elmo corinzio, che permette di ricostruire l’identità di una dea poliadica che incarna la difesa della polis, e che è il prodotto di un retaggio orientale (Išhtar, Astarte) da cui discende la greca Aphrodite col suo duplice ‘volto’ di dea della fecondità e della guerra. Un altro indizio significativo circa la complessa natura della personificazione cittadina proviene dalle raffigurazioni della dea alata, documentata nelle stesse città in cui appare contestualmente alla figura aptera, fin dal tardo VI sec. a.C. A Kyrene la figura frontale, con le ali distese, incarna un’originaria Potnia, sovrana della natura e della fecondità, di derivazione mesopotamica. La duplice natura di dea alata/aptera è attestata in Occidente soprattutto a Terina: la legenda TEPINA consente di riconoscere la ‘ninfa’ eponima sia nella testina presente costantemente al D/, sia nella figura alata e, più di rado aptera, al R/. La varietà degli schemi iconici (stante, appoggiata, gradiente, seduta, etc.) evidenzia una natura della dea molto più complessa di quella di semplice Nike: Terina è ‘detentrice’ di vittoria e, a sua volta, in grado di ‘trasferirla’; è dea legata ai cicli cosmici e alla fecondità; è dea sovrana rappresentante della collettività della polis. Nel corso del V sec. a.C. fino all’età ellenistica si assiste ad una rifunzionalizzazione del tipo della ‘nymphe’ in contesti politici ‘democratici’: la personificazione della Città è typos ufficiale che sancisce la legittimità della moneta, come dimostra la prevalenza dello schema della Testa al D/, ad analogia di quanto accadrà per le teste dei sovrani ellenistici. Le testine sono quasi sempre adornate da orecchini e collane, acconciate con i capelli raccolti e trattenuti da nastri e bende: particolari iconici che ne evidenziano la charis in quanto nymphe “sposa”. A Kyme la testa è ornata più di rado, proprio in funzione del suo essere “madre” ed evidenziato dal tipo del R/, la conchiglia, immagine metaforica dell’utero materno. In sostanza, la ninfa eponima diviene emblema figurativo di un sistema sociale precostituito, all’interno del quale il ruolo della donna è quello di nymphe legittima e meter di futuri cittadini. L’analisi degli schemi adottati ha consentito di registrare l’utilizzo di schemi (e di funzioni semantiche) che appaiono peculiari di Aphrodite, ma anche di Artemis e Athena.

‘Una’ e ‘molteplice’: la Ninfa eponima di città. Iconografie monetali e semantica

2012-01-01

Abstract

Oggetto d’analisi sono le figure delle cosiddette ‘Ninfe’ eponime di Città (rappresentazioni antropomorfe delle Poleis omonime), presenti sulle monete greche dalla fine del VI sec. a.C. fino all’età ellenistica. Viene richiamata l’attenzione su un fenomeno, iconografico e ideologico, finora trascurato dagli studiosi che hanno invece privilegiato lo studio della Tyche poleos. L’indagine iconografica, svolta secondo la metodologia del Progetto LIN (Lexicon Iconographicum Numismaticae) ha avuto come obiettivo la definizione del codice iconico comune alle figure classificabili entro la categoria tipologica delle ‘ninfe’ eponime. Fine ultimo è stato il recupero di quelle istanze storico-culturali che dovettero determinare la selezione delle immagini monetali, quali documento di Stato. I soggetti analizzati (in totale 27) sono stati selezionati sulla base della legenda (al nominativo singolare) che consente di identificare la figura cui si accompagna. Essi hanno evidenziato una distribuzione nello spazio e nel tempo con punte di addensamento tra V e IV sec. a.C. per l’Occidente; in Tessaglia e nelle altre regioni della Grecità centrale il picco si registra nel corso del IV sec. a.C., mentre nel III sec. a.C. le ‘ninfe’ attestate sono quelle di Kyrene, della tessalica Pelinna e di Korkyra. Il tipo della ‘nymphe’ eponima nasce in ambiti territoriali coloniali, soprattutto occidentali, in relazione a regimi politici ‘forti’: a Kyrene, nell’ultimo ventennio del VI sec. a.C., sotto la dinastia regale dei Battiadi; a Himera intorno al 500 a.C., al tempo del tiranno Terillo, e poi dopo il 480 a.C. sotto il controllo del siracusano Ierone; nella campana Kyme, al tempo di Aristodemo (primo ventennio V sec. a.C.). L’esigenza è quella di ‘propagandare’ il concetto di investitura dell’autorità suprema da parte della dea cittadina: concetto veicolato da precisi schemi iconici (come la dea seduta in trono di Kyrene), già utilizzati per le figure di grandi dee orientali, regine e spose che trasmettono il potere al Leader. Emerge pure la necessità di dare ‘forma’ al concetto di polis, e ribadire, in un contesto territoriale anche ‘di frontiera’ (Himera), la piena sovranità giuridica della polis e la sua forza. Non a caso a Kyme appare la testina della ninfa in elmo corinzio, che permette di ricostruire l’identità di una dea poliadica che incarna la difesa della polis, e che è il prodotto di un retaggio orientale (Išhtar, Astarte) da cui discende la greca Aphrodite col suo duplice ‘volto’ di dea della fecondità e della guerra. Un altro indizio significativo circa la complessa natura della personificazione cittadina proviene dalle raffigurazioni della dea alata, documentata nelle stesse città in cui appare contestualmente alla figura aptera, fin dal tardo VI sec. a.C. A Kyrene la figura frontale, con le ali distese, incarna un’originaria Potnia, sovrana della natura e della fecondità, di derivazione mesopotamica. La duplice natura di dea alata/aptera è attestata in Occidente soprattutto a Terina: la legenda TEPINA consente di riconoscere la ‘ninfa’ eponima sia nella testina presente costantemente al D/, sia nella figura alata e, più di rado aptera, al R/. La varietà degli schemi iconici (stante, appoggiata, gradiente, seduta, etc.) evidenzia una natura della dea molto più complessa di quella di semplice Nike: Terina è ‘detentrice’ di vittoria e, a sua volta, in grado di ‘trasferirla’; è dea legata ai cicli cosmici e alla fecondità; è dea sovrana rappresentante della collettività della polis. Nel corso del V sec. a.C. fino all’età ellenistica si assiste ad una rifunzionalizzazione del tipo della ‘nymphe’ in contesti politici ‘democratici’: la personificazione della Città è typos ufficiale che sancisce la legittimità della moneta, come dimostra la prevalenza dello schema della Testa al D/, ad analogia di quanto accadrà per le teste dei sovrani ellenistici. Le testine sono quasi sempre adornate da orecchini e collane, acconciate con i capelli raccolti e trattenuti da nastri e bende: particolari iconici che ne evidenziano la charis in quanto nymphe “sposa”. A Kyme la testa è ornata più di rado, proprio in funzione del suo essere “madre” ed evidenziato dal tipo del R/, la conchiglia, immagine metaforica dell’utero materno. In sostanza, la ninfa eponima diviene emblema figurativo di un sistema sociale precostituito, all’interno del quale il ruolo della donna è quello di nymphe legittima e meter di futuri cittadini. L’analisi degli schemi adottati ha consentito di registrare l’utilizzo di schemi (e di funzioni semantiche) che appaiono peculiari di Aphrodite, ma anche di Artemis e Athena.
2012
Semata e Signa 6
9788882963729
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