Nell’occasione della visita dell'imperatore al Colosso di Memnone, Balbilla compose i quattro epigrammi, per complessivi quarantacinque versi, che costituiscono tutta la sua produzione poetica a noi pervenuta e nei quali si intrecciano elementi di sincretismo religioso, storia ufficiale e autocelebrazione della nobile famiglia dell’autrice. A questi Epigrammi (n. 28 Bernand, 12 versi: “Di Giulia Balbilla: quando la voce di Memnone l’Augusto Adriano udì”; n. 29 B., 18 versi: “Quando con la venerabile Sabina fui al cospetto di Memnone” ; n. 30 B. , 8 versi: “Quando, nel primo giorno, non sentimmo Memnone”; n. 31 B. , 7 versi: “Io, Balbilla, ho sentito, dalla pietra parlante, la voce divina di Memnone o Phamenoth”, vv. 1-2), incisi con altre testimonianze di omaggio sulle gambe del ‘Colosso di Memnone’ e ritenuti, per tale caratteristica della trasmissione, di esclusiva rilevanza antiquaria, epigrafica ed archeologica, A. M. Cirio concede per la prima volta uno spazio monografico, che ne fa emergere la qualità e l’ importanza, finora misconosciute o sottovalutate, sotto il profilo storico-letterario e linguistico. Tale importanza, dimostra efficacemente la studiosa, è determinata non solo dal fatto che questa produzione costituisce un unicum linguistico, in quanto ultima testimonianza (a distanza di cinque secoli i cosiddetti ‘Idilli’ eolici di Teocrito), dell’impiego letterario del dialetto eolico, ma anche dalla pregevole fattura, sottolineata nel commento puntuale, volto a valorizzare e dare spessore ad ogni singolo elemento di questa produzione particolarmente colta e raffinata.

recensione al volume A. M. Cirio, Gli epigrammi di Giulia Balbilla (ricordi di una dama di corte) e altri testi al femminile sul colosso di Memnone

COLACE, Paola
2012-01-01

Abstract

Nell’occasione della visita dell'imperatore al Colosso di Memnone, Balbilla compose i quattro epigrammi, per complessivi quarantacinque versi, che costituiscono tutta la sua produzione poetica a noi pervenuta e nei quali si intrecciano elementi di sincretismo religioso, storia ufficiale e autocelebrazione della nobile famiglia dell’autrice. A questi Epigrammi (n. 28 Bernand, 12 versi: “Di Giulia Balbilla: quando la voce di Memnone l’Augusto Adriano udì”; n. 29 B., 18 versi: “Quando con la venerabile Sabina fui al cospetto di Memnone” ; n. 30 B. , 8 versi: “Quando, nel primo giorno, non sentimmo Memnone”; n. 31 B. , 7 versi: “Io, Balbilla, ho sentito, dalla pietra parlante, la voce divina di Memnone o Phamenoth”, vv. 1-2), incisi con altre testimonianze di omaggio sulle gambe del ‘Colosso di Memnone’ e ritenuti, per tale caratteristica della trasmissione, di esclusiva rilevanza antiquaria, epigrafica ed archeologica, A. M. Cirio concede per la prima volta uno spazio monografico, che ne fa emergere la qualità e l’ importanza, finora misconosciute o sottovalutate, sotto il profilo storico-letterario e linguistico. Tale importanza, dimostra efficacemente la studiosa, è determinata non solo dal fatto che questa produzione costituisce un unicum linguistico, in quanto ultima testimonianza (a distanza di cinque secoli i cosiddetti ‘Idilli’ eolici di Teocrito), dell’impiego letterario del dialetto eolico, ma anche dalla pregevole fattura, sottolineata nel commento puntuale, volto a valorizzare e dare spessore ad ogni singolo elemento di questa produzione particolarmente colta e raffinata.
2012
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