Il comparto ambientale più esposto all’inquinamento è quello acquatico: nelle acque, infatti, si riversa un’ampia varietà di composti tossici, presenti in scarichi industriali e rifiuti domestici. Negli ultimi decenni, infatti, i pesci, tra i bioindicatori, hanno assunto un crescente interesse per la valutazione della qualità ambientale dei differenti sistemi acquatici (Whitfield, 1996). L’analisi dei livelli di contaminanti presenti nei loro tessuti, e i rispettivi biomarkers di esposizione, rappresentano il principale tra gli obiettivi perseguiti nei programmi di bio-monitoraggio ambientale (Fossi, 1998). In particolare, le branchie costituiscono la più estesa interfaccia fra i pesci e l’ambiente acquatico circostante. In virtù del ruolo critico svolto dalle stesse nel mantenimento dell’omeostasi corporea ittica, esse sono caratterizzate da una notevole plasticità adattativa di tipo morfo-funzionale, che può essere proficuamente sfruttata nel bio-monitoraggio degli ecosistemi acquatici. Molte delle modificazioni morfo-funzionali indotte da xenobiotici, infatti, possono indurre una patogenicità “mirata”, con il coinvolgimento di particolari tipi cellulari. Il tipo cellulare maggiormente coinvolto da detta patogenicità è rappresentato dalle “cellule a cloruri”, a causa delle loro peculiarità morfo - funzionali, che risultano essere particolarmente suscettibili anche a lievi variazioni dei parametri ambientali. Scopo di questa ricerca è quello di valutare il possibile impiego delle metallotioneine (MTs) (Dako, 1:500) e delle heat shock proteins 70 (HSP70) (Cayman, 1:500) ai fini di un idoneo monitoraggio dello stress nei pesci, in particolar modo nella specie ittica Engraulis encrasicolus, mediante il prelievo di campioni di fegato e di branchie. I due biomarkers, ricercati mediante western blotting e tecniche immuno-istochimiche, sono risultati positivi, soprattutto negli individui giovani. In particolare, si è osservata un’ immunopositività diffusa in tutto l’epitelio branchiale nei riguardi delle HSPs70; solo a livello delle cellule a cloruro è stata rilevata l’immunopositività nei riguardi delle MTs. Tale positività è probabilmente da ascrivere ad un aumento delle concentrazioni di alcuni elementi, come lo zinco, necessari in alcuni tessuti durante il loro sviluppo e differenziamento, più che ad un’ipotetica esposizione ambientale ad contaminanti tossici. Ciò potrebbe giustificare il mancato riscontro di reperti patologici a carico dell’epitelio branchiale.

METALLOTIONEINE E HEAT SHOCK PROTEINS 70 COME POSSIBILI INDICATORI DI STRESS IN Engraulis encrasicolus

LONGO, SABRINA;CONTE, Francesca Laura;
2013-01-01

Abstract

Il comparto ambientale più esposto all’inquinamento è quello acquatico: nelle acque, infatti, si riversa un’ampia varietà di composti tossici, presenti in scarichi industriali e rifiuti domestici. Negli ultimi decenni, infatti, i pesci, tra i bioindicatori, hanno assunto un crescente interesse per la valutazione della qualità ambientale dei differenti sistemi acquatici (Whitfield, 1996). L’analisi dei livelli di contaminanti presenti nei loro tessuti, e i rispettivi biomarkers di esposizione, rappresentano il principale tra gli obiettivi perseguiti nei programmi di bio-monitoraggio ambientale (Fossi, 1998). In particolare, le branchie costituiscono la più estesa interfaccia fra i pesci e l’ambiente acquatico circostante. In virtù del ruolo critico svolto dalle stesse nel mantenimento dell’omeostasi corporea ittica, esse sono caratterizzate da una notevole plasticità adattativa di tipo morfo-funzionale, che può essere proficuamente sfruttata nel bio-monitoraggio degli ecosistemi acquatici. Molte delle modificazioni morfo-funzionali indotte da xenobiotici, infatti, possono indurre una patogenicità “mirata”, con il coinvolgimento di particolari tipi cellulari. Il tipo cellulare maggiormente coinvolto da detta patogenicità è rappresentato dalle “cellule a cloruri”, a causa delle loro peculiarità morfo - funzionali, che risultano essere particolarmente suscettibili anche a lievi variazioni dei parametri ambientali. Scopo di questa ricerca è quello di valutare il possibile impiego delle metallotioneine (MTs) (Dako, 1:500) e delle heat shock proteins 70 (HSP70) (Cayman, 1:500) ai fini di un idoneo monitoraggio dello stress nei pesci, in particolar modo nella specie ittica Engraulis encrasicolus, mediante il prelievo di campioni di fegato e di branchie. I due biomarkers, ricercati mediante western blotting e tecniche immuno-istochimiche, sono risultati positivi, soprattutto negli individui giovani. In particolare, si è osservata un’ immunopositività diffusa in tutto l’epitelio branchiale nei riguardi delle HSPs70; solo a livello delle cellule a cloruro è stata rilevata l’immunopositività nei riguardi delle MTs. Tale positività è probabilmente da ascrivere ad un aumento delle concentrazioni di alcuni elementi, come lo zinco, necessari in alcuni tessuti durante il loro sviluppo e differenziamento, più che ad un’ipotetica esposizione ambientale ad contaminanti tossici. Ciò potrebbe giustificare il mancato riscontro di reperti patologici a carico dell’epitelio branchiale.
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