Condivisione, responsabilità e coraggio sono strutture portanti di ogni psicoterapia: tuttavia il tema del coraggio comporta un vuoto di definizione rispetto ai suoi contrari; difficile stabilirne la categoria etica. Ci chiediamo se il kamikaze che si fa saltare in aria, il giovane mafioso che si ribella alla famiglia, l’adepto eretico o l’atleta di sport estremi siano comportamenti assimilabili all'avere coraggio o meno e ancora se: slancio, spinta vitale, ribellione, irriverenza o semplice sfida per l'auto-affermazione, siano esse stesse il coraggio. Il dialogo platonico del Lachete sulla definizione del coraggio rappresenta una metafora del Processo di Individuazione. Gli autori intendono analizzare le problematiche relative al pensiero rigido, correlandole all'impossibilità di individuazione come incapacità di uscire dal doppio-legame. Il pensiero rigido, nutrito da rituali, miti, verità indiscusse e indiscutibili come ad es. nei fondamentalismi culturali, politici, religiosi, criminali o nelle ideazioni patologiche, rappresenta il limite al cambiamento, che l’evento stocastico della crisi rende vulnerabile all’emergere di una qualsiasi forma di richiesta d’aiuto. Il momento attuale impone una tensione pressante all’agire complesso (Morin), alla fluidità sempre più estrema e disarmante dei nostri tempi (Bauman), che trova nella capacità di modificare le abitudini (Bateson), la spinta al limite evolutivo del coraggio non di essere con o di essere contro, ma semplicemente al coraggio di essere, cioè il coraggio di ri-assumere la condizione umana secondo l’etica complessa della relianza (Morin).
Avere Coraggio, Dare Coraggio: il paradosso reclutante del binomio richiesta d’aiuto-progetto terapeutico.
rizzo, amelia
2013-01-01
Abstract
Condivisione, responsabilità e coraggio sono strutture portanti di ogni psicoterapia: tuttavia il tema del coraggio comporta un vuoto di definizione rispetto ai suoi contrari; difficile stabilirne la categoria etica. Ci chiediamo se il kamikaze che si fa saltare in aria, il giovane mafioso che si ribella alla famiglia, l’adepto eretico o l’atleta di sport estremi siano comportamenti assimilabili all'avere coraggio o meno e ancora se: slancio, spinta vitale, ribellione, irriverenza o semplice sfida per l'auto-affermazione, siano esse stesse il coraggio. Il dialogo platonico del Lachete sulla definizione del coraggio rappresenta una metafora del Processo di Individuazione. Gli autori intendono analizzare le problematiche relative al pensiero rigido, correlandole all'impossibilità di individuazione come incapacità di uscire dal doppio-legame. Il pensiero rigido, nutrito da rituali, miti, verità indiscusse e indiscutibili come ad es. nei fondamentalismi culturali, politici, religiosi, criminali o nelle ideazioni patologiche, rappresenta il limite al cambiamento, che l’evento stocastico della crisi rende vulnerabile all’emergere di una qualsiasi forma di richiesta d’aiuto. Il momento attuale impone una tensione pressante all’agire complesso (Morin), alla fluidità sempre più estrema e disarmante dei nostri tempi (Bauman), che trova nella capacità di modificare le abitudini (Bateson), la spinta al limite evolutivo del coraggio non di essere con o di essere contro, ma semplicemente al coraggio di essere, cioè il coraggio di ri-assumere la condizione umana secondo l’etica complessa della relianza (Morin).Pubblicazioni consigliate
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