A fronte di una epopea cristallizzata nell’arte, nel superamento di un percorso meramente emozionale Renato Malta costruisce la storia sanitaria delle zolfare siciliane a partire dal primissimo Ottocento fino all’anno della chiusura dell’attività estrattiva, ricordando anzitutto quale sia stata la portata del fenomeno: «In Sicilia, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento e prima decade del Novecento, più di settecento miniere e quarantamila solfatari fornivano il 98% della produzione mondiale di zolfo, mentre al fabbisogno nazionale era sufficiente la produzione delle miniere della Romagna e delle Marche. I solfatari nel 1860 costituivano il 61,8% della popolazione mineraria italiana e concorrevano con il 71,2% al valore dell’intera produzione nazionale» , e quindi rievocando le peculiarità di una tipologia scomparsa di prestazione di lavoro manuale svolto in un ambiente pericoloso e malsano: «Il mancato rispetto delle minime norme di sicurezza negli ambienti di lavoro fu riconosciuto causa di patologie acute, traumatiche, ma anche infettive, parassitarie, croniche e invalidanti. La piaga degli incidenti rappresentava il tormento quotidiano per motivi di varia natura, quali asfissia, scoppio di gas, frane, cadute accidentali. La prevenzione era difficile a realizzarsi proprio perché non le era riservata sufficiente attenzione, verosimilmente per via della scarsa considerazione di cui fruiva la condizione del lavoratore, almeno agli inizi della vicenda solfifera siciliana e quando ancora nessuna norma obbligava a garantire la salute
Recensione a Renato Malta, Cercavano la luce. Storia sanitaria delle zolfare di Sicilia, Plumelia Edizioni, Bagheria 2012, pp. 209.
ALIBRANDI, Rosamaria
2014-01-01
Abstract
A fronte di una epopea cristallizzata nell’arte, nel superamento di un percorso meramente emozionale Renato Malta costruisce la storia sanitaria delle zolfare siciliane a partire dal primissimo Ottocento fino all’anno della chiusura dell’attività estrattiva, ricordando anzitutto quale sia stata la portata del fenomeno: «In Sicilia, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento e prima decade del Novecento, più di settecento miniere e quarantamila solfatari fornivano il 98% della produzione mondiale di zolfo, mentre al fabbisogno nazionale era sufficiente la produzione delle miniere della Romagna e delle Marche. I solfatari nel 1860 costituivano il 61,8% della popolazione mineraria italiana e concorrevano con il 71,2% al valore dell’intera produzione nazionale» , e quindi rievocando le peculiarità di una tipologia scomparsa di prestazione di lavoro manuale svolto in un ambiente pericoloso e malsano: «Il mancato rispetto delle minime norme di sicurezza negli ambienti di lavoro fu riconosciuto causa di patologie acute, traumatiche, ma anche infettive, parassitarie, croniche e invalidanti. La piaga degli incidenti rappresentava il tormento quotidiano per motivi di varia natura, quali asfissia, scoppio di gas, frane, cadute accidentali. La prevenzione era difficile a realizzarsi proprio perché non le era riservata sufficiente attenzione, verosimilmente per via della scarsa considerazione di cui fruiva la condizione del lavoratore, almeno agli inizi della vicenda solfifera siciliana e quando ancora nessuna norma obbligava a garantire la salutePubblicazioni consigliate
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