Sin dai tempi del gesuita Agostino Inveges, autore nel 1650 degli “Annali della felice città di Palermo” la cultura siciliana si è interrogata se Genserico, re dei Vandali, si sia impadronito della Sicilia tenendovi stabile dominio, o se, invece, egli abbia compiuto solo delle incomposte incursioni da pirata e delle devastazioni da barbaro predone. A tutt’oggi, la moderna storiografia risulta ancora divisa sull’interpretazione da dare al ruolo della Sicilia nel disegno mediterraneo di Genserico e alle finalità dei ravages dei Vandali, se tali depredazioni siano state il preludio o lo strumento per una successiva forma duratura ed effettiva di possesso o se il dominio sull’isola sia consistito più semplicemente in un controllo mediante reiterati saccheggi, fulminei attacchi che, ovviamente, avevano per oggetto prevalentemente le coste e non le zone interne. E’ comunque ormai da tutti ammesso che Genserico non può essere considerato, come ci ha tramandato soprattutto una certa tradizione storiografica di matrice cattolica, un inconsulto demolitore barbaro delle strutture romane, fanatico ariano avido solo di stragi e insaziabile di ricchezze, pronto ad attaccare ovunque spirasse il vento, ma sia stato un politico abilissimo, le cui scelte furono coerenti con un disegno politico che rese il Mediterraneo, un tempo mare nostrum per l’impero romano, il mare dei Vandali, Wentesileo. Per tentare di chiarire il problema del ruolo della Sicilia nel Mediterraneo vandalo, l’A. ha condotto una preliminare analisi delle varie vicende che si dipanarono a partire dal 440, per potere fornire un quadro degli scontri che caratterizzarono le relazioni tra l’isola e i Vandali giacché le fila della politica mediterranea di Genserico e dei suoi successori subirono modifiche e “cambi di direzione” soprattutto dopo la morte di Valentiniano III.

Vandals in the Mediterranean: Sicily and its Role

CALIRI, Elena
2015-01-01

Abstract

Sin dai tempi del gesuita Agostino Inveges, autore nel 1650 degli “Annali della felice città di Palermo” la cultura siciliana si è interrogata se Genserico, re dei Vandali, si sia impadronito della Sicilia tenendovi stabile dominio, o se, invece, egli abbia compiuto solo delle incomposte incursioni da pirata e delle devastazioni da barbaro predone. A tutt’oggi, la moderna storiografia risulta ancora divisa sull’interpretazione da dare al ruolo della Sicilia nel disegno mediterraneo di Genserico e alle finalità dei ravages dei Vandali, se tali depredazioni siano state il preludio o lo strumento per una successiva forma duratura ed effettiva di possesso o se il dominio sull’isola sia consistito più semplicemente in un controllo mediante reiterati saccheggi, fulminei attacchi che, ovviamente, avevano per oggetto prevalentemente le coste e non le zone interne. E’ comunque ormai da tutti ammesso che Genserico non può essere considerato, come ci ha tramandato soprattutto una certa tradizione storiografica di matrice cattolica, un inconsulto demolitore barbaro delle strutture romane, fanatico ariano avido solo di stragi e insaziabile di ricchezze, pronto ad attaccare ovunque spirasse il vento, ma sia stato un politico abilissimo, le cui scelte furono coerenti con un disegno politico che rese il Mediterraneo, un tempo mare nostrum per l’impero romano, il mare dei Vandali, Wentesileo. Per tentare di chiarire il problema del ruolo della Sicilia nel Mediterraneo vandalo, l’A. ha condotto una preliminare analisi delle varie vicende che si dipanarono a partire dal 440, per potere fornire un quadro degli scontri che caratterizzarono le relazioni tra l’isola e i Vandali giacché le fila della politica mediterranea di Genserico e dei suoi successori subirono modifiche e “cambi di direzione” soprattutto dopo la morte di Valentiniano III.
2015
9781407313443
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