Background. tra il 1990 ed il 2008 sono stati registrati 8000 casi di malattie sessualmente trasmesse (MST), secondo i dati forniti dall’organismo di sorveglianza del Sistema Sanitario Nazionale Italiano [1]. Inoltre, parallelamente all’increment dei flussi migratori in Italia, si è assistito ad un proporzionale incremento delle MST in tale popolazione: dal 10% nel 1994 al 35% nel 2008 [2]. La diagnosi tempestiva, la terapia, il follow-up ed il monitoraggio epidemiologico delle MST rappresentano un indicatore indiretto delle condizioni di vita e dell’accesso ai servizi di prevenzione e cura. L’accesso a tali servizi, secondo quanto sancito dall’attuale legislazione vigente [3, 4], deve essere garantito anche alla popolazione migrante presente sul territorio italiano. Obiettivi. Valutazione dell’incidenza di alcune MST (papillomavirus, HPV; virus dell’epatite B, HBV; virus dell’epatite C, HCV; virus dell’immunodeficienza acquisita, HIV; sifilide) nelle pazienti migranti in Italia. Metodi. Studio prospettico, osservazionale, monocentrico. Le pazienti sono state reclutate, previo consenso informato scritto, presso l’Ambulatorio dedicato alle pazienti straniere dell’U.O.C. di Ginecologia ed Ostetricia dell’A.O.U. “G. Martino” (Università degli Studi di Messina – Italia) da Gennaio 2003 a Dicembre 2013. Per ogni paziente è stata registrata nazionalità ed età. Ogni paziente è stata sottoposta a visita ginecologica, Pap test e, se in stato di gravidanza, anche a test infettivologici routinari (HBV, HCV, HIV, sifilide). Nei casi di citologia cervicale positiva, le pazienti sono stati sottoposte a HPV test con tipizzazione mediante polymerase chain reaction (PCR) e ibridizzazione allele-specifica. Risultati. Sono state reclutate 724 pazienti (320 gravide). L’età media era di 33,1 anni (± SD 9,8). 76 delle 724 pazienti hanno mostrato anomalie citologiche al Pap test, e 32 di queste (69,6%) sono risultate positive al test HPV per l’identificazione dei sierotipi vitali. Nelle pazienti gravide, sono stati identificati 9 casi di HBV, 3 casi di HCV, 1 caso di HIV e nessun caso di sifilide. La prevalenza dell’infezione da HBV è stata del 2,81%, dell’infezione da HCV dello 0,94%, dell’infezione da HIV dello 0,31%. Limiti. Uno dei limiti principali del nostro studio è che non è stata valutata l’incidenza di infezioni dovute a Chlamydia e Gonorrea, due frequenti MST. Inoltre, mancando un gruppo di controllo, l’analisi comparativa dei dati è stata effettuata con valori noti della letteratura. Conclusioni. Secondo i dati della nostra casistica, l’incidenza delle MST prese in esame nelle pazienti migranti risulta sovrapponibile alla popolazione femminile italiana. Appare perciò totalmente ingiustificata e priva di evidenza scientifica la condotta di allarmismo sempre più messa in atto dai mezzi di comunicazione di massa italiani, che mirano ad esasperare la figura del migrante quale “portatore di malattia” [5, 6]. L’applicazione di una metodologia rigorosa ed un’analisi basata sulle evidenze attualmente disponibili sembrano al contrario dimostrare che l’incidenza di MST nelle donne migranti non sia sostanzialmente diversa dal resto della popolazione femminile italiana. Appare quindi ingiustificata dal punto di vista economico e logistico l’eventuale programmazione di screening per le MST mirati alla popolazione migrante. A tal proposito, sarebbe auspicabile l’utilizzo delle risorse disponibili per garantire la riduzione delle condizioni di marginalità che spesso si trova a fronteggiare la popolazione migrante in Italia.

Evidence-based analysis dell’incidenza delle malattie sessualmente trasmesse nelle pazienti migranti in Italia e futuri indirizzi di policy making

LAGANA', ANTONIO SIMONE;PIZZO, Alfonsa
2015-01-01

Abstract

Background. tra il 1990 ed il 2008 sono stati registrati 8000 casi di malattie sessualmente trasmesse (MST), secondo i dati forniti dall’organismo di sorveglianza del Sistema Sanitario Nazionale Italiano [1]. Inoltre, parallelamente all’increment dei flussi migratori in Italia, si è assistito ad un proporzionale incremento delle MST in tale popolazione: dal 10% nel 1994 al 35% nel 2008 [2]. La diagnosi tempestiva, la terapia, il follow-up ed il monitoraggio epidemiologico delle MST rappresentano un indicatore indiretto delle condizioni di vita e dell’accesso ai servizi di prevenzione e cura. L’accesso a tali servizi, secondo quanto sancito dall’attuale legislazione vigente [3, 4], deve essere garantito anche alla popolazione migrante presente sul territorio italiano. Obiettivi. Valutazione dell’incidenza di alcune MST (papillomavirus, HPV; virus dell’epatite B, HBV; virus dell’epatite C, HCV; virus dell’immunodeficienza acquisita, HIV; sifilide) nelle pazienti migranti in Italia. Metodi. Studio prospettico, osservazionale, monocentrico. Le pazienti sono state reclutate, previo consenso informato scritto, presso l’Ambulatorio dedicato alle pazienti straniere dell’U.O.C. di Ginecologia ed Ostetricia dell’A.O.U. “G. Martino” (Università degli Studi di Messina – Italia) da Gennaio 2003 a Dicembre 2013. Per ogni paziente è stata registrata nazionalità ed età. Ogni paziente è stata sottoposta a visita ginecologica, Pap test e, se in stato di gravidanza, anche a test infettivologici routinari (HBV, HCV, HIV, sifilide). Nei casi di citologia cervicale positiva, le pazienti sono stati sottoposte a HPV test con tipizzazione mediante polymerase chain reaction (PCR) e ibridizzazione allele-specifica. Risultati. Sono state reclutate 724 pazienti (320 gravide). L’età media era di 33,1 anni (± SD 9,8). 76 delle 724 pazienti hanno mostrato anomalie citologiche al Pap test, e 32 di queste (69,6%) sono risultate positive al test HPV per l’identificazione dei sierotipi vitali. Nelle pazienti gravide, sono stati identificati 9 casi di HBV, 3 casi di HCV, 1 caso di HIV e nessun caso di sifilide. La prevalenza dell’infezione da HBV è stata del 2,81%, dell’infezione da HCV dello 0,94%, dell’infezione da HIV dello 0,31%. Limiti. Uno dei limiti principali del nostro studio è che non è stata valutata l’incidenza di infezioni dovute a Chlamydia e Gonorrea, due frequenti MST. Inoltre, mancando un gruppo di controllo, l’analisi comparativa dei dati è stata effettuata con valori noti della letteratura. Conclusioni. Secondo i dati della nostra casistica, l’incidenza delle MST prese in esame nelle pazienti migranti risulta sovrapponibile alla popolazione femminile italiana. Appare perciò totalmente ingiustificata e priva di evidenza scientifica la condotta di allarmismo sempre più messa in atto dai mezzi di comunicazione di massa italiani, che mirano ad esasperare la figura del migrante quale “portatore di malattia” [5, 6]. L’applicazione di una metodologia rigorosa ed un’analisi basata sulle evidenze attualmente disponibili sembrano al contrario dimostrare che l’incidenza di MST nelle donne migranti non sia sostanzialmente diversa dal resto della popolazione femminile italiana. Appare quindi ingiustificata dal punto di vista economico e logistico l’eventuale programmazione di screening per le MST mirati alla popolazione migrante. A tal proposito, sarebbe auspicabile l’utilizzo delle risorse disponibili per garantire la riduzione delle condizioni di marginalità che spesso si trova a fronteggiare la popolazione migrante in Italia.
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