I Carmina di Giovanni Pascoli, come pure spesso la sua poesia italiana, visti dalla speciale angolatura di un'antiquaria intesa come 'telaio strutturale', nutrito non solo delle letteratura classiche ma anche di epigrafia, archeologia, storia dei culti religiosi e delle istituzioni giuridiche e politiche di Roma, si rivelano intessuti di Realien, di dettagli precisi, indispensabili per far rivivere nel dettato poetico la dimensione autentica dell'antico: è parso subito chiaro che l'individuazione di questo sommerso reticolo può spesso costituire una importante chiave interpretativa delle poesie. La scoperta di 12 nuove e significative lettere del poeta a Felice Barnabei, dalle quali risalta un rapporto intellettuale di singolare intensità, ha consentito di aprire un fecondo squarcio sui rapporti di Pascoli col mondo archeologico coevo: accanto all'edizione del carteggio con Barnabei - 83 missive conservate tra Roma, Forlì e Castelvecchio, che rappresentano una vera miniera anche sotto il profilo della biografia pascoliana -, la ricerca si è anche estesa alla corrispondenza del poeta con altri esperti del mondo antico come Lucio Mariani, Giacomo Boni, Albano Sorbelli, Emilio Costa. Ne è emerso un vasto tessuto connettivo, intramato di minute informazioni sugli aspetti umili o grandiosi della vita quotidiana degli antichi che, nei casi che è stato possibile illustrare, risulta aver avuto una sicura incidenza sulla sfera creativa del poeta: nei versi, a partire dagli abbozzi, risuonano, trasfigurate, le voci dei suoi interlocutori. E' una linea di ricerca innovativa e tesa a evidenziare, sia sul versante filologico sia su quello esegetico, inedite dinamiche di costruzione della poesia latina e italiana di Pasocli.
Pascoli e l'antiquaria. Carteggio con Felice Barnabei (1895-1912)
GIONTA, Daniela
2014-01-01
Abstract
I Carmina di Giovanni Pascoli, come pure spesso la sua poesia italiana, visti dalla speciale angolatura di un'antiquaria intesa come 'telaio strutturale', nutrito non solo delle letteratura classiche ma anche di epigrafia, archeologia, storia dei culti religiosi e delle istituzioni giuridiche e politiche di Roma, si rivelano intessuti di Realien, di dettagli precisi, indispensabili per far rivivere nel dettato poetico la dimensione autentica dell'antico: è parso subito chiaro che l'individuazione di questo sommerso reticolo può spesso costituire una importante chiave interpretativa delle poesie. La scoperta di 12 nuove e significative lettere del poeta a Felice Barnabei, dalle quali risalta un rapporto intellettuale di singolare intensità, ha consentito di aprire un fecondo squarcio sui rapporti di Pascoli col mondo archeologico coevo: accanto all'edizione del carteggio con Barnabei - 83 missive conservate tra Roma, Forlì e Castelvecchio, che rappresentano una vera miniera anche sotto il profilo della biografia pascoliana -, la ricerca si è anche estesa alla corrispondenza del poeta con altri esperti del mondo antico come Lucio Mariani, Giacomo Boni, Albano Sorbelli, Emilio Costa. Ne è emerso un vasto tessuto connettivo, intramato di minute informazioni sugli aspetti umili o grandiosi della vita quotidiana degli antichi che, nei casi che è stato possibile illustrare, risulta aver avuto una sicura incidenza sulla sfera creativa del poeta: nei versi, a partire dagli abbozzi, risuonano, trasfigurate, le voci dei suoi interlocutori. E' una linea di ricerca innovativa e tesa a evidenziare, sia sul versante filologico sia su quello esegetico, inedite dinamiche di costruzione della poesia latina e italiana di Pasocli.Pubblicazioni consigliate
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