Il presente contributo mette a confronto due arresti della giurisprudenza di merito in materia di concorso esterno in associazione mafiosa. Sebbene entrambe le pronunce attribuiscano, nel proprio iter motivazionale, una rilevanza specifica alla celebre sentenza della Corte EDU del 14 aprile 2015, Contrada c. Italia, i risultati cui esse pervengono sono del tutto antitetici. Da un lato, il Tribunale di Catania, sezione G.I.P., ha ritenuto che, a seguito della sentenza Contrada, non si possa più configurare, nel nostro ordinamento, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa; dall’altro, la Corte di Appello di Caltanissetta, rigettando l’istanza di revisione del processo avanzata dallo stesso Contrada, applica in modo piuttosto anomalo il disposto dell’art. 630 c.p.p., così come interpretato dalla Corte Costituzionale (nella sentenza n. 113 del 2011), sostanzialmente non conformandosi alla sentenza di condanna pronunciata dai giudici di Strasburgo. Il risultato è un vero e proprio paradosso giurisprudenziale, che rende evidenti sia le carenze strutturali del nostro ordinamento in termini di adattamento al sistema convenzionale, sia l’esigenza reale di un intervento legislativo in materia di concorso esterno.
Nuove incongruenze giurisprudenziali sul concorso esterno in associazione mafiosa: gli effetti della sentenza Contrada della Corte Edu.
MARINO, GIUSEPPE
2016-01-01
Abstract
Il presente contributo mette a confronto due arresti della giurisprudenza di merito in materia di concorso esterno in associazione mafiosa. Sebbene entrambe le pronunce attribuiscano, nel proprio iter motivazionale, una rilevanza specifica alla celebre sentenza della Corte EDU del 14 aprile 2015, Contrada c. Italia, i risultati cui esse pervengono sono del tutto antitetici. Da un lato, il Tribunale di Catania, sezione G.I.P., ha ritenuto che, a seguito della sentenza Contrada, non si possa più configurare, nel nostro ordinamento, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa; dall’altro, la Corte di Appello di Caltanissetta, rigettando l’istanza di revisione del processo avanzata dallo stesso Contrada, applica in modo piuttosto anomalo il disposto dell’art. 630 c.p.p., così come interpretato dalla Corte Costituzionale (nella sentenza n. 113 del 2011), sostanzialmente non conformandosi alla sentenza di condanna pronunciata dai giudici di Strasburgo. Il risultato è un vero e proprio paradosso giurisprudenziale, che rende evidenti sia le carenze strutturali del nostro ordinamento in termini di adattamento al sistema convenzionale, sia l’esigenza reale di un intervento legislativo in materia di concorso esterno.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.