“SI STA COME D’AUTUNNO”. THE PSYCHOPATHOLOGY OF THE FIRST WORLD WAR Every war creates its own story and has its own physiognomy, but it is peculiar to the First World War to have drawn a new scenery not only historical and geographical, but also psychological: the strong images of trenches, tunnels, explosions and so on, represent the devastation of the individual, as well as the collective, consciousness. The destructive force of the Great War and the injuries inflicted to the minds of thousands of soldiers, constituted a reality that far exceeded its representation. This reality undermined the foundations of the concept of modernity itself. Under the title “war neurosis” were collected singular events, all with a tragic personal fate. In the theater of the war, everyone played his role as a wheel of a the great war machine, which experimented its operation. Psychiatry was, at the same time, a therapeutic and punitive device, in the ambivalence of the role of medical officers, who were therapists and instruments of a disciplinary system. The industrial war, on the one side, favored the advent of the ‘mass’ in the scene of the history; on the other side, declined a tragic common experience for thousands of singular clinical histories, which form the sources to add up to a huge quantity of medical literature, useful to outline the relationship between war and psychoanalysis. Historians, however, have to take into account the valuable insight that psychoanalysis, as one of the possible answers to the consequences of the disaster, offers to the Great War research. “SI STA COME D’AUTUNNO”. LA PSICOPATOLOGIA BELLICA NELLA TRINCEA DELLA GRANDE GUERRA Ogni guerra genera una propria storia e assume una sua fisionomia, ma è peculiare della Prima Guerra Mondiale l’aver disegnato un nuovo scenario non solo storico-geografico, ma anche psichico: alle forti immagini della trincea, dei cunicoli, degli scoppi, dei sepolti vivi, corrisposero altrettante devastazioni della coscienza, sia individuale che collettiva. La forza distruttiva della Grande Guerra e delle ingiurie inferte alla mente di migliaia di fanti, costituirono una realtà che eccedeva di molto la sua rappresentazione, e minarono alle fondamenta il concetto di modernità. Sotto il titolo «nevrosi di guerra» furono raccolte vicende singolari dal tragico destino personale. Nel teatro della guerra, ognuno fece la sua parte: smemorati, depressi, mutacisti, alienisti, eroi, codardi, simulatori, comandanti e medici, tutti minuscole rotelle di un grande dispositivo. La macchina della guerra collaudava le prodigiose modalità del suo funzionamento, elargiva a ciascuno un’identità, faceva diventare necessari gli uni agli altri. La psichiatria si configurava a un tempo come dispositivo terapeutico e punitivo, nell’ambivalenza del ruolo degli ufficiali medici, terapeuti e insieme cardini di un sistema disciplinare. La Guerra industriale da una parte favoriva l’avvento della ‘massa’ nella scena della Storia, dall’altra declinava una tragica esperienza comune in migliaia di singolari storie cliniche, che, insieme a una copiosa letteratura medica, compongono la variegata messe di fonti coeve utile a delineare il rapporto tra guerra e psicoanalisi, tenendo in considerazione una serie di variabili, tra le quali il contributo che la psicoanalisi stessa, una delle risposte possibili alle conseguenze della catastrofe, ha offerto nell’orientare la ricerca sull’esperienza della guerra, mettendo a disposizione degli storici uno straordinario materiale di studio.

Si sta come d'autunno. La psicopatologia bellica nella trincea della Grande Guerra

ALIBRANDI, Rosamaria
2016-01-01

Abstract

“SI STA COME D’AUTUNNO”. THE PSYCHOPATHOLOGY OF THE FIRST WORLD WAR Every war creates its own story and has its own physiognomy, but it is peculiar to the First World War to have drawn a new scenery not only historical and geographical, but also psychological: the strong images of trenches, tunnels, explosions and so on, represent the devastation of the individual, as well as the collective, consciousness. The destructive force of the Great War and the injuries inflicted to the minds of thousands of soldiers, constituted a reality that far exceeded its representation. This reality undermined the foundations of the concept of modernity itself. Under the title “war neurosis” were collected singular events, all with a tragic personal fate. In the theater of the war, everyone played his role as a wheel of a the great war machine, which experimented its operation. Psychiatry was, at the same time, a therapeutic and punitive device, in the ambivalence of the role of medical officers, who were therapists and instruments of a disciplinary system. The industrial war, on the one side, favored the advent of the ‘mass’ in the scene of the history; on the other side, declined a tragic common experience for thousands of singular clinical histories, which form the sources to add up to a huge quantity of medical literature, useful to outline the relationship between war and psychoanalysis. Historians, however, have to take into account the valuable insight that psychoanalysis, as one of the possible answers to the consequences of the disaster, offers to the Great War research. “SI STA COME D’AUTUNNO”. LA PSICOPATOLOGIA BELLICA NELLA TRINCEA DELLA GRANDE GUERRA Ogni guerra genera una propria storia e assume una sua fisionomia, ma è peculiare della Prima Guerra Mondiale l’aver disegnato un nuovo scenario non solo storico-geografico, ma anche psichico: alle forti immagini della trincea, dei cunicoli, degli scoppi, dei sepolti vivi, corrisposero altrettante devastazioni della coscienza, sia individuale che collettiva. La forza distruttiva della Grande Guerra e delle ingiurie inferte alla mente di migliaia di fanti, costituirono una realtà che eccedeva di molto la sua rappresentazione, e minarono alle fondamenta il concetto di modernità. Sotto il titolo «nevrosi di guerra» furono raccolte vicende singolari dal tragico destino personale. Nel teatro della guerra, ognuno fece la sua parte: smemorati, depressi, mutacisti, alienisti, eroi, codardi, simulatori, comandanti e medici, tutti minuscole rotelle di un grande dispositivo. La macchina della guerra collaudava le prodigiose modalità del suo funzionamento, elargiva a ciascuno un’identità, faceva diventare necessari gli uni agli altri. La psichiatria si configurava a un tempo come dispositivo terapeutico e punitivo, nell’ambivalenza del ruolo degli ufficiali medici, terapeuti e insieme cardini di un sistema disciplinare. La Guerra industriale da una parte favoriva l’avvento della ‘massa’ nella scena della Storia, dall’altra declinava una tragica esperienza comune in migliaia di singolari storie cliniche, che, insieme a una copiosa letteratura medica, compongono la variegata messe di fonti coeve utile a delineare il rapporto tra guerra e psicoanalisi, tenendo in considerazione una serie di variabili, tra le quali il contributo che la psicoanalisi stessa, una delle risposte possibili alle conseguenze della catastrofe, ha offerto nell’orientare la ricerca sull’esperienza della guerra, mettendo a disposizione degli storici uno straordinario materiale di studio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3093603
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