La vicenda di Patti in età medievale, attestata in modo considerevole da una ricca documentazione non del tutto esplorata, rappresenta una spia di importanti processi di lunga durata che interessarono il regno di Sicilia a partire dagli anni precedenti la conquista normanna e costituisce, pertanto, un tassello prezioso per la ricostruzione del quadro politico, economico e sociale della realtà mediterranea nell’età di mezzo. Siamo di fronte, infatti, ad un importante laboratorio per condurre un’indagine a tutto tondo della vita di un centro vescovile del Mezzogiorno medievale, il cui percorso si discosta, per molti versi, dalla dimensione locale e, nello specifico, costituisce dal punto di vista politico un capitolo rilevante delle fasi di assestamento della monarchia siciliana, avviata con una crescente latinizzazione dell’isola e proseguita, soprattutto negli anni della crisi con la Chiesa romana per lo scisma anacletano, attraverso un’attenta attività di consolidamento di consensi e solidarietà. I temi riguardanti il radicamento del potere normanno e la cristianizzazione/latinizzazione dell’isola, il successivo inquadramento delle sedi episcopali nel disegno accentratore fridericiano e nella trama burocratica dell’amministrazione angioina, la coesistenza e lo scontro del potere vescovile con quello feudale e con le crescenti autonomie urbane nell’età successiva, in origine si combinano, sotto il profilo sociale, con quelli dell’incontro tra le culture latina, greca ed araba e dei concreti problemi di convivenza delle diverse etnie. Il territorio del Valdemone, in particolare, custode quasi esclusivo nell’isola della tradizione greca, costituì il banco di prova di nuove forme di integrazione etnica e culturale: si realizzarono cioè i quadri di ristrutturazione dei poteri locali e della nuova società basata sulla coesione di espressioni diversificate anche da una prospettiva linguistica e religiosa. In tale ambito assumono rilievo i modi e gli strumenti della gestione rurale del patrimonio monastico, l’evoluzione dei rapporti villanali e delle variegate forme di dipendenza, il percorso economico e l’esercizio di forme di autogoverno da parte del centro urbano pattese, condizionato, nella successione delle dominazioni, dagli orientamenti di volta in volta assunti dal potere centrale e dalla costante tendenza della chiesa locale a concretizzare un ruolo egemone, sia entro che fuori le mura, attraverso l’esercizio di prerogative amministrative, esercitate di fatto o di diritto, e con strumenti propri dell’inquadramento signorile.
Titolo: | Il territorio della diocesi di Patti nei documenti dell'Archivio Capitolare |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2016 |
Abstract: | La vicenda di Patti in età medievale, attestata in modo considerevole da una ricca documentazione non del tutto esplorata, rappresenta una spia di importanti processi di lunga durata che interessarono il regno di Sicilia a partire dagli anni precedenti la conquista normanna e costituisce, pertanto, un tassello prezioso per la ricostruzione del quadro politico, economico e sociale della realtà mediterranea nell’età di mezzo. Siamo di fronte, infatti, ad un importante laboratorio per condurre un’indagine a tutto tondo della vita di un centro vescovile del Mezzogiorno medievale, il cui percorso si discosta, per molti versi, dalla dimensione locale e, nello specifico, costituisce dal punto di vista politico un capitolo rilevante delle fasi di assestamento della monarchia siciliana, avviata con una crescente latinizzazione dell’isola e proseguita, soprattutto negli anni della crisi con la Chiesa romana per lo scisma anacletano, attraverso un’attenta attività di consolidamento di consensi e solidarietà. I temi riguardanti il radicamento del potere normanno e la cristianizzazione/latinizzazione dell’isola, il successivo inquadramento delle sedi episcopali nel disegno accentratore fridericiano e nella trama burocratica dell’amministrazione angioina, la coesistenza e lo scontro del potere vescovile con quello feudale e con le crescenti autonomie urbane nell’età successiva, in origine si combinano, sotto il profilo sociale, con quelli dell’incontro tra le culture latina, greca ed araba e dei concreti problemi di convivenza delle diverse etnie. Il territorio del Valdemone, in particolare, custode quasi esclusivo nell’isola della tradizione greca, costituì il banco di prova di nuove forme di integrazione etnica e culturale: si realizzarono cioè i quadri di ristrutturazione dei poteri locali e della nuova società basata sulla coesione di espressioni diversificate anche da una prospettiva linguistica e religiosa. In tale ambito assumono rilievo i modi e gli strumenti della gestione rurale del patrimonio monastico, l’evoluzione dei rapporti villanali e delle variegate forme di dipendenza, il percorso economico e l’esercizio di forme di autogoverno da parte del centro urbano pattese, condizionato, nella successione delle dominazioni, dagli orientamenti di volta in volta assunti dal potere centrale e dalla costante tendenza della chiesa locale a concretizzare un ruolo egemone, sia entro che fuori le mura, attraverso l’esercizio di prerogative amministrative, esercitate di fatto o di diritto, e con strumenti propri dell’inquadramento signorile. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11570/3103048 |
ISBN: | 9788899361747 |
Appare nelle tipologie: | 14.d.3 Contributi in extenso in Atti di convegno |
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