Oltre a ribadire l’incostituzionalità, anche “convenzionale”, della pena di morte, il lavoro si pone come scopo ricostruire un itinerario, multilivello, teso ad individuare una rete di obblighi positivi di protezione a tutela della vita, soprattutto da quelle offese provenienti dalla pubblica autorità. L’analisi dei principi costituzionali e della evoluzione della giurisprudenza di Strasburgo costituisce il prisma che consente di osservare da vicino la refrazione multilivello del piano delle tutele che è possibile imporre a presidio dei diritti umani. Nella prima parte del lavoro, dopo la ricostruzione dell’evoluzione del sistema di tutela dei diritti umani della CEDU e il ruolo della CEDU nel sistema delle fonti, l’attenzione si concentra sui rapporti tra diritto penale e diritti umani: emerge come il diritto penale possa essere considerato come strumento di attuazione dei diritti fondamentali non solo del reo, ma anche della vittima del reato. Attraverso l’analisi di una serie di casi paradigmatici - Giuliani, Alikaj, Cestaro- si riflette sulla assoluta necessità del ricorso alla forza statuale, per compiti di tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza collettiva e sui limiti che discendono dai principi posti dalla Corte Edu. L’esame mostra i limiti di un sistema punitivo che, da un lato è chiamato a valutare con attenzione gli spazi di giustificazione delle condotte, dall’altro lato sconta a priori una sovraesposizione della risposta, dovuta all’assenza di fattispecie ad hoc (tortura) e dal necessitato ricorso all’applicazione di disposizioni generali a tutela della vita e incolumità personale. Nell’ambito del lavoro si riflette anche sugli obblighi di protezione che discendono in capo allo Stato dall’art 2 e che assumono una rilevanza particolare soprattutto nei casi in cui i soggetti siano affidati alla “cura” dello Stato perché, ad esempio, in stato di detenzione. L’ultima parte del lavoro ruota intorno all’istituto della prescrizione che viene valutata criticamente alla luce dei diritti fondamentali, fra cui quello alla vita e incolumità delle tante vittime silenziose delle prevaricazioni e abusi dell’autorità legale.

L'incidenza della CEDU sulla tutela penale della vita

PEZZIMENTI, CARMELA
2017-02-23

Abstract

Oltre a ribadire l’incostituzionalità, anche “convenzionale”, della pena di morte, il lavoro si pone come scopo ricostruire un itinerario, multilivello, teso ad individuare una rete di obblighi positivi di protezione a tutela della vita, soprattutto da quelle offese provenienti dalla pubblica autorità. L’analisi dei principi costituzionali e della evoluzione della giurisprudenza di Strasburgo costituisce il prisma che consente di osservare da vicino la refrazione multilivello del piano delle tutele che è possibile imporre a presidio dei diritti umani. Nella prima parte del lavoro, dopo la ricostruzione dell’evoluzione del sistema di tutela dei diritti umani della CEDU e il ruolo della CEDU nel sistema delle fonti, l’attenzione si concentra sui rapporti tra diritto penale e diritti umani: emerge come il diritto penale possa essere considerato come strumento di attuazione dei diritti fondamentali non solo del reo, ma anche della vittima del reato. Attraverso l’analisi di una serie di casi paradigmatici - Giuliani, Alikaj, Cestaro- si riflette sulla assoluta necessità del ricorso alla forza statuale, per compiti di tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza collettiva e sui limiti che discendono dai principi posti dalla Corte Edu. L’esame mostra i limiti di un sistema punitivo che, da un lato è chiamato a valutare con attenzione gli spazi di giustificazione delle condotte, dall’altro lato sconta a priori una sovraesposizione della risposta, dovuta all’assenza di fattispecie ad hoc (tortura) e dal necessitato ricorso all’applicazione di disposizioni generali a tutela della vita e incolumità personale. Nell’ambito del lavoro si riflette anche sugli obblighi di protezione che discendono in capo allo Stato dall’art 2 e che assumono una rilevanza particolare soprattutto nei casi in cui i soggetti siano affidati alla “cura” dello Stato perché, ad esempio, in stato di detenzione. L’ultima parte del lavoro ruota intorno all’istituto della prescrizione che viene valutata criticamente alla luce dei diritti fondamentali, fra cui quello alla vita e incolumità delle tante vittime silenziose delle prevaricazioni e abusi dell’autorità legale.
23-feb-2017
Diritto alla vita, obblighi di tutela penale, tortura, prescrizione,
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