La fondazione della città siciliana di Carlentini (1551), nell’immediato entroterra di Augusta, è un evento singolare nella storia dell’urbanistica moderna perché il suo progetto era stato concepito dall’architetto spagnolo Pedro Prado secondo i criteri con cui, stando a una famosa pagina di Polibio, veniva anticamente realizzato l’accampamento di un esercito consolare romano di due legioni. Già altri autori (come Niccolò Machiavelli nel 1521) avevano evocato quei criteri, ma mai la testimonianza polibiana era stata adattata a impianto urbano. Importante e determinato interlocutore del progettista era stato il viceré Juan de Vega che, entusiasta della “città nuova”, sorta per ragioni di difesa militare, la sosteneva con ogni tipo di iniziativa politico-amministrativa; anche nei casi in cui il vagheggiamento della “città ideale” veniva a scontrarsi con un invasivo popolamento immigratorio, conseguenza delle immunità generosamente concesse. Dovendosi rispondere alle numerose esigenze residenziali della città in formazione, si producevano “norme tecniche di attuazione”, la cui esecutività è ancora oggi leggibile nella densità edilizia e nella viabilità delle insulae di Carlentini, indizio certo dell’“indisciplinata” perimetrazione originaria dei lotti concessi. L’intesa tra i due protagonisti della fondazione urbana si coniugava più ampiamente in quelle esperienze di architettura, condivise durante gli anni trascorsi in Sicilia.

La fondazione di Carlentini nella Sicilia di Juan de Vega

ARICO', Nicola
2016-01-01

Abstract

La fondazione della città siciliana di Carlentini (1551), nell’immediato entroterra di Augusta, è un evento singolare nella storia dell’urbanistica moderna perché il suo progetto era stato concepito dall’architetto spagnolo Pedro Prado secondo i criteri con cui, stando a una famosa pagina di Polibio, veniva anticamente realizzato l’accampamento di un esercito consolare romano di due legioni. Già altri autori (come Niccolò Machiavelli nel 1521) avevano evocato quei criteri, ma mai la testimonianza polibiana era stata adattata a impianto urbano. Importante e determinato interlocutore del progettista era stato il viceré Juan de Vega che, entusiasta della “città nuova”, sorta per ragioni di difesa militare, la sosteneva con ogni tipo di iniziativa politico-amministrativa; anche nei casi in cui il vagheggiamento della “città ideale” veniva a scontrarsi con un invasivo popolamento immigratorio, conseguenza delle immunità generosamente concesse. Dovendosi rispondere alle numerose esigenze residenziali della città in formazione, si producevano “norme tecniche di attuazione”, la cui esecutività è ancora oggi leggibile nella densità edilizia e nella viabilità delle insulae di Carlentini, indizio certo dell’“indisciplinata” perimetrazione originaria dei lotti concessi. L’intesa tra i due protagonisti della fondazione urbana si coniugava più ampiamente in quelle esperienze di architettura, condivise durante gli anni trascorsi in Sicilia.
2016
Biblioteca dell'"Archivum Romanicum"
978 88 222 6351 3
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
La fondazione di Carlentini soft.pdf

solo gestori archivio

Tipologia: Versione Editoriale (PDF)
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 6.52 MB
Formato Adobe PDF
6.52 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3107507
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact