Il progetto di ricerca si pone come obiettivo lo studio della ceramica di produzione coloniale rinvenuta all’interno dell’Edificio V, uno dei cinque edifici che compongono l’area sacra ubicata sulla vetta del Timpone della Motta di Francavilla Marittima (CS). Il materiale ceramico analizzato, del tutto inedito e attualmente custodito presso i depositi del Museo Archeologico della Sibaritide, è stato rinvenuto durante le attività di scavo condotte tra il 1991 e il 2009 dall’équipe del Groningen Institute of Archaelogy (GIA). Al fine di avere una visione globale e allo stesso tempo minuziosa di un sito archeologico considerato nodo cruciale nel processo di acquisizione territoriale operato dai coloni achei durante la fondazione della vicina Sibari si è deciso di affrontare, accanto ad una disamina generale sia delle fonti storico-letterarie che mitologiche, uno studio relativo ad un inquadramento topografico dell’ intera area allo scopo di definire le evidenze archeologiche e materiali relative all’abitato, alla necropoli e all’area sacra. In particolare, una disamina articolata dei cinque Edifici ubicati sulla vetta del Timpone della Motta, ha permesso di comprendere le dinamiche insediamentali che, a partire dalla fine del secolo VIII a.C., risultano essere collegate indissolubilmente alle contingenze storiche della colonia achea di Sibari. Infatti tali fasi di vita susseguitesi sul Timpone Motta, dall’impianto del santuario greco - in concomitanza con la prima generazione dei coloni achei di Sibari- fino alla monumentalizzazione della prima metà del VI secolo a.C., hanno reso il santuario di Francavilla Marittima il maggiore polo cultuale della chora sibarita. In particolare, una trattazione più approfondita interamente dedicata alle successioni stratigrafiche pertinenti l’Edificio V ha evidenziato la presenza di diverse fasi di frequentazioni il cui arco cronologico è collocato nel Bronzo Medio (Edificio Va), si sussegue per tutta l’età arcaica con la sovrapposizione di tre edifici (Edificio Vb, Edificio Vc ed Edificio Vd) e prosegue sino agli inizi del V secolo a.C. (Edificio Ve). La successione stratigrafica si conclude con la realizzazione dell’ultimo edificio (Edificio Vf) corrispondente alla cosiddetta chiesetta bizantina. Lo studio sistematico del materiale ceramico, rinvenuto all’interno dell’Edificio V (fase Vc e Vd) la cui collocazione cronologica è compresa tra la fine del secolo VIII a.C. e i primi decenni del secolo VI a.C. (nello specifico nn. 253 frammenti di cui nn. 47 dall’Edificio Vc e nn. 206 dall’Edificio Vd) ha ben evidenziato i caratteri peculiari di una produzione che, analizzata come classe autonoma, si ispira per forma e sintassi decorativa a modelli propri della madrepatria e che, solo in un secondo momento, seguirà una produzione autonoma. L'attuazione di un rigoroso metodo di classificazione tipologica e morfologica ed uno studio legato ad aspetti connessi con la produzione hanno permesso la comprensione dei caratteri della produzione coloniale nell’area e di avanzare la proposta di ubicazione di un ergasterion per la produzione delle ceramiche funzionali strettamente connesse alle esigenze dell’Athenaion. Una ricerca, dunque, che si propone di fornire un piccolo tassello in più alla conoscenza di un edificio sacro la cui testimonianza di straordinario valore quale centro fondamentale per la comprensione delle dinamiche storiche, economiche e soprattutto culturali dell’intera area ci pare non possa prescindere dalla puntuale interpretazione delle tecniche e delle logiche artistiche delle produzioni dei manufatti locali in essa rinvenuti, le cui vicende storiche, economiche, di produzione e diffusione, sono strettamente connesse alle contingenze storiche della vicina colonia achea di Sibari.

Ceramica di produzione coloniale di VII e VI secolo a.C. dall'Edificio V di Francavilla Marittima (Cs): analisi, distribuzione ed interpretazione

DI LORENZO, CRISTINA
2017-06-21

Abstract

Il progetto di ricerca si pone come obiettivo lo studio della ceramica di produzione coloniale rinvenuta all’interno dell’Edificio V, uno dei cinque edifici che compongono l’area sacra ubicata sulla vetta del Timpone della Motta di Francavilla Marittima (CS). Il materiale ceramico analizzato, del tutto inedito e attualmente custodito presso i depositi del Museo Archeologico della Sibaritide, è stato rinvenuto durante le attività di scavo condotte tra il 1991 e il 2009 dall’équipe del Groningen Institute of Archaelogy (GIA). Al fine di avere una visione globale e allo stesso tempo minuziosa di un sito archeologico considerato nodo cruciale nel processo di acquisizione territoriale operato dai coloni achei durante la fondazione della vicina Sibari si è deciso di affrontare, accanto ad una disamina generale sia delle fonti storico-letterarie che mitologiche, uno studio relativo ad un inquadramento topografico dell’ intera area allo scopo di definire le evidenze archeologiche e materiali relative all’abitato, alla necropoli e all’area sacra. In particolare, una disamina articolata dei cinque Edifici ubicati sulla vetta del Timpone della Motta, ha permesso di comprendere le dinamiche insediamentali che, a partire dalla fine del secolo VIII a.C., risultano essere collegate indissolubilmente alle contingenze storiche della colonia achea di Sibari. Infatti tali fasi di vita susseguitesi sul Timpone Motta, dall’impianto del santuario greco - in concomitanza con la prima generazione dei coloni achei di Sibari- fino alla monumentalizzazione della prima metà del VI secolo a.C., hanno reso il santuario di Francavilla Marittima il maggiore polo cultuale della chora sibarita. In particolare, una trattazione più approfondita interamente dedicata alle successioni stratigrafiche pertinenti l’Edificio V ha evidenziato la presenza di diverse fasi di frequentazioni il cui arco cronologico è collocato nel Bronzo Medio (Edificio Va), si sussegue per tutta l’età arcaica con la sovrapposizione di tre edifici (Edificio Vb, Edificio Vc ed Edificio Vd) e prosegue sino agli inizi del V secolo a.C. (Edificio Ve). La successione stratigrafica si conclude con la realizzazione dell’ultimo edificio (Edificio Vf) corrispondente alla cosiddetta chiesetta bizantina. Lo studio sistematico del materiale ceramico, rinvenuto all’interno dell’Edificio V (fase Vc e Vd) la cui collocazione cronologica è compresa tra la fine del secolo VIII a.C. e i primi decenni del secolo VI a.C. (nello specifico nn. 253 frammenti di cui nn. 47 dall’Edificio Vc e nn. 206 dall’Edificio Vd) ha ben evidenziato i caratteri peculiari di una produzione che, analizzata come classe autonoma, si ispira per forma e sintassi decorativa a modelli propri della madrepatria e che, solo in un secondo momento, seguirà una produzione autonoma. L'attuazione di un rigoroso metodo di classificazione tipologica e morfologica ed uno studio legato ad aspetti connessi con la produzione hanno permesso la comprensione dei caratteri della produzione coloniale nell’area e di avanzare la proposta di ubicazione di un ergasterion per la produzione delle ceramiche funzionali strettamente connesse alle esigenze dell’Athenaion. Una ricerca, dunque, che si propone di fornire un piccolo tassello in più alla conoscenza di un edificio sacro la cui testimonianza di straordinario valore quale centro fondamentale per la comprensione delle dinamiche storiche, economiche e soprattutto culturali dell’intera area ci pare non possa prescindere dalla puntuale interpretazione delle tecniche e delle logiche artistiche delle produzioni dei manufatti locali in essa rinvenuti, le cui vicende storiche, economiche, di produzione e diffusione, sono strettamente connesse alle contingenze storiche della vicina colonia achea di Sibari.
21-giu-2017
GIA; Colonizzazione greca; Sibaritide; Sibari; Francavilla Marittima; Timpone della Motta; Complesso santuariale; Athenaion; Edificio V; Edificio Va; Edificio Vb; Edificio Vc; Edificio Vd; Cultura materiale; Ceramica di produzione coloniale arcaica; Commistione; Tipologia; Sintassi decorativa; Morfologia; Coppe di tipo Thapsos; Coppe di tipo a filetti; Coppe di tipo ionico; Kantharoi di tipo acheo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3117068
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