Il modello meta cognitivo (Spada e Wells, 2009) individua nelle credenze disfunzionali sugli effetti dell’alcol un fattore coinvolto nei disturbi alcol-correlati negli adulti, mentre meno indagato è il loro ruolo nella propensione al bere in adolescenza. La ricerca ha lo scopo di valutare a) se le metacredenze disfunzionali innalzino il rischio di consumo alcolico tra gli adolescenti (13-20 anni); b) quali fattori di rischio psicopatologico differenzino i bevitori abituali dai non bevitori; c) un primo adattamento italiano della Positive Alcohol Metacognitions Scale (PAMS) e della Negative Alcohol Metacognitions Scale (NAMS) per misurare rispettivamente le metacognizioni positive (funzione autoregolatoria dell’alcol) e negative (incontrollabilità e danno dell’alcol; Spada e Wells, 2008). Altre misure utilizzate sono: l’AUDIT-C per suddividere i partecipanti (n=477) in bevitori vs. non bevitori; il CBA-G (Bertolotti et al., 2006) per il rischio psicopatologico. I risultati indicano, per entrambi i generi, che i bevitori rispetto ai non bevitori presentano maggiori metacredenze positive sull’alcol e una più elevata vulnerabilità psicopatologica (amore per il rischio, ricerca di forti sensazioni e di esperienze inusuali, uso di sostanze). Le metacredenze negative, di contro, sono risultate più elevate nei non bevitori e nelle ragazze. L’analisi della regressione indica che nei ragazzi le metacredenze positive sono il più forte predittore del consumo alcolico rispetto agli altri fattori (instabilità emotiva, amore per il rischio, ricerca di sensazioni). Per il sottocampione femminile, invece, le metacredenze negative predicono una scarsa implicazione al consumo. I dati suggeriscono un differente ruolo protettivo delle metacredenze negative e dei fattori di genere nell’assunzione precoce di alcol tra gli adolescenti rispetto agli adulti. Infine, le PAMS e NAMS in questa versione italiana sono risultate affidabili e incoraggiano nuove applicazioni nella ricerca clinica.

Metacognizione, consumo di alcol e rischio psicopatologico in adolescenza

Benedetto L.
Methodology
2015-01-01

Abstract

Il modello meta cognitivo (Spada e Wells, 2009) individua nelle credenze disfunzionali sugli effetti dell’alcol un fattore coinvolto nei disturbi alcol-correlati negli adulti, mentre meno indagato è il loro ruolo nella propensione al bere in adolescenza. La ricerca ha lo scopo di valutare a) se le metacredenze disfunzionali innalzino il rischio di consumo alcolico tra gli adolescenti (13-20 anni); b) quali fattori di rischio psicopatologico differenzino i bevitori abituali dai non bevitori; c) un primo adattamento italiano della Positive Alcohol Metacognitions Scale (PAMS) e della Negative Alcohol Metacognitions Scale (NAMS) per misurare rispettivamente le metacognizioni positive (funzione autoregolatoria dell’alcol) e negative (incontrollabilità e danno dell’alcol; Spada e Wells, 2008). Altre misure utilizzate sono: l’AUDIT-C per suddividere i partecipanti (n=477) in bevitori vs. non bevitori; il CBA-G (Bertolotti et al., 2006) per il rischio psicopatologico. I risultati indicano, per entrambi i generi, che i bevitori rispetto ai non bevitori presentano maggiori metacredenze positive sull’alcol e una più elevata vulnerabilità psicopatologica (amore per il rischio, ricerca di forti sensazioni e di esperienze inusuali, uso di sostanze). Le metacredenze negative, di contro, sono risultate più elevate nei non bevitori e nelle ragazze. L’analisi della regressione indica che nei ragazzi le metacredenze positive sono il più forte predittore del consumo alcolico rispetto agli altri fattori (instabilità emotiva, amore per il rischio, ricerca di sensazioni). Per il sottocampione femminile, invece, le metacredenze negative predicono una scarsa implicazione al consumo. I dati suggeriscono un differente ruolo protettivo delle metacredenze negative e dei fattori di genere nell’assunzione precoce di alcol tra gli adolescenti rispetto agli adulti. Infine, le PAMS e NAMS in questa versione italiana sono risultate affidabili e incoraggiano nuove applicazioni nella ricerca clinica.
2015
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