Un luogo comune della critica mette in dubbio l’esistenza di un Romanticismo italiano; ancora più labile appare allora la presenza del pensiero romantico in una Sicilia di primo Ottocento rigorosamente classicista. Sulla maggior parte dei giudizi critici pesa la fortunata formula gentiliana dell’isola sequestrata, impermeabile ai fermenti innovativi continentali, per mancanza di una classe borghese culturalmente attiva e per intrinseca tendenza all’immobilismo, al mantenimento della tradizione. Il mio lavoro si propone di prendere in esame le opere di scrittori ai margini del sistema letterario, ma sorprendentemente vicini a tematiche e motivi romantici europei; è il caso del messinese Felice Bisazza (1809-1867), autore di uno scritto teorico del 1832, Del Romanticismo. Memoria, mediante il quale si introduce per la prima volta in ambito siciliano la nuova corrente letteraria, colmando un ritardo non solo cronologico. Il testo assume una posizione moderata, in linea con la ricezione italiana del discorso romantico, ma mostra una conoscenza avvertita e critica degli scrittori e dei teorici ‘nordici’, da Schlegel a Goethe. Ancora più rilevante appare la successiva produzione poetica bisazziana, che mette in atto i principi espressi nella Memoria; le Leggende e Ispirazioni del 1841 riprendono le tradizioni popolari della sua regione, evidenziando un’attenzione significativa ai risvolti notturni ed oscuri del reale ed ai temi fantastici ed orrorifici familiari al Romanticismo europeo; Bisazza propone dunque una linea di maggiore tangenza alla sensiblerie nordica, all’interno della quale vengono assunti anche i motivi sociali e patriottici. Qualche anno dopo la scrittrice palermitana Rosina Muzio Salvo (1815-1866) , lettrice di Alfieri, Foscolo, ma anche Hugo e Lamartine, pubblica a Firenze il romanzo epistolare Adelina (1845), nel quale la forza distruttiva della passione amorosa giunge a disgregare la personalità della giovane protagonista, denunciando al tempo stesso la negatività di un contesto sociale soffocante, che non consente la libera espressione dei sentimenti; l’opera attira l’attenzione di Verga, che utilizzerà i deliri di Adelina per rappresentare la follia della monaca in Storia di una capinera, ed alla ‘prigione’ della società borghese si sostituirà il convento. Nel successivo Antonio e Brigida (1859) Muzio Salvo anticipa il verismo mettendo in scena le miserie quotidiane del proletariato. Gli esempi citati mostrano dunque l’esistenza di un mondo letterario sotterraneo ma tentato dalle sollecitazioni del romanticismo europeo, ed in grado di superare, proprio per la sua posizione defilata all’interno del milieu letterario, il peso della tradizione classicista per accogliere i fermenti innovativi d’oltralpe, consentendo quindi alla cultura siciliana di accedere alla modernità.

Per una mappa del Romanticismo siciliano: le proposte dei 'minori' Felice Bisazza e Rosina Muzio Salvo

DANIELA BOMBARA
2016-01-01

Abstract

Un luogo comune della critica mette in dubbio l’esistenza di un Romanticismo italiano; ancora più labile appare allora la presenza del pensiero romantico in una Sicilia di primo Ottocento rigorosamente classicista. Sulla maggior parte dei giudizi critici pesa la fortunata formula gentiliana dell’isola sequestrata, impermeabile ai fermenti innovativi continentali, per mancanza di una classe borghese culturalmente attiva e per intrinseca tendenza all’immobilismo, al mantenimento della tradizione. Il mio lavoro si propone di prendere in esame le opere di scrittori ai margini del sistema letterario, ma sorprendentemente vicini a tematiche e motivi romantici europei; è il caso del messinese Felice Bisazza (1809-1867), autore di uno scritto teorico del 1832, Del Romanticismo. Memoria, mediante il quale si introduce per la prima volta in ambito siciliano la nuova corrente letteraria, colmando un ritardo non solo cronologico. Il testo assume una posizione moderata, in linea con la ricezione italiana del discorso romantico, ma mostra una conoscenza avvertita e critica degli scrittori e dei teorici ‘nordici’, da Schlegel a Goethe. Ancora più rilevante appare la successiva produzione poetica bisazziana, che mette in atto i principi espressi nella Memoria; le Leggende e Ispirazioni del 1841 riprendono le tradizioni popolari della sua regione, evidenziando un’attenzione significativa ai risvolti notturni ed oscuri del reale ed ai temi fantastici ed orrorifici familiari al Romanticismo europeo; Bisazza propone dunque una linea di maggiore tangenza alla sensiblerie nordica, all’interno della quale vengono assunti anche i motivi sociali e patriottici. Qualche anno dopo la scrittrice palermitana Rosina Muzio Salvo (1815-1866) , lettrice di Alfieri, Foscolo, ma anche Hugo e Lamartine, pubblica a Firenze il romanzo epistolare Adelina (1845), nel quale la forza distruttiva della passione amorosa giunge a disgregare la personalità della giovane protagonista, denunciando al tempo stesso la negatività di un contesto sociale soffocante, che non consente la libera espressione dei sentimenti; l’opera attira l’attenzione di Verga, che utilizzerà i deliri di Adelina per rappresentare la follia della monaca in Storia di una capinera, ed alla ‘prigione’ della società borghese si sostituirà il convento. Nel successivo Antonio e Brigida (1859) Muzio Salvo anticipa il verismo mettendo in scena le miserie quotidiane del proletariato. Gli esempi citati mostrano dunque l’esistenza di un mondo letterario sotterraneo ma tentato dalle sollecitazioni del romanticismo europeo, ed in grado di superare, proprio per la sua posizione defilata all’interno del milieu letterario, il peso della tradizione classicista per accogliere i fermenti innovativi d’oltralpe, consentendo quindi alla cultura siciliana di accedere alla modernità.
2016
9788876675959
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