Con le crescenti pressioni sugli stock ittici naturali determinate dai fenomeni sempre più preoccupanti di sovrapesca, l’acquicoltura rappresenta il futuro della produzione di specie ittiche destinate al consumo umano. Questo settore presenta diversi problemi in termini di impatto ambientale, fra cui i più importanti risultano essere legati al sovraccarico di nutrienti nelle acque di scarico degli impianti. Purtroppo però, ad oggi, non esistono realtà consolidate (almeno nell’acquicoltura italiana) che prendano in seria considerazione il problema della sostenibilità ambientale delle pratiche acquicolturali. Una presa di coscienza, però, sarà necessaria a breve, soprattutto considerando le sempre più restrittive leggi che regolano l’immissione di reflui nei corpi idrici naturali. La problematica quindi, va affrontata in maniera metodica e con soluzioni che possano rappresentare un ricavo e non un costo, in modo da invogliare gli imprenditori del campo acquicolturale a investire in tali espedienti; questi potenzialmente potrebbero contribuire a ridurre notevolmente il rischio di eutrofizzazione. Con il presente lavoro, argomentato nei suoi quattro obiettivi realizzativi, si è voluto creare un protocollo da poter applicare e sfruttare nel contesto acquicolturale nazionale. Infatti, nell’OR1 si è identificato l’organismo (G. gracilis) che potesse avere le caratteristiche di: adattabilità alla coltura in ambiente naturale e in impianto, alto valore commerciale, e buon potere “depurante”. Per cui, nell’OR2 si è stabilito quale fosse il metodo migliore per l’accrescimento di questa specie in modo da poterlo applicare e sperimentare, nell’OR3, nelle acque di scarico di un impianto di acquicoltura. Infine tramite l’OR4 si sono stabilite le ulteriori potenzialità biotecnologiche della G. gracilis. Il presente studio ha dimostrato, infatti, come la Gracilaria sia un ottimo candidato da applicare in acquicoltura multi-trofica integrata negli impianti di acquicoltura in-shore in modo da ridurre l’eccesso di sali nutritivi disciolti nei reflui. A favore del suo utilizzo contribuiscono una serie di motivazioni: • Buone capacità adattative ad ambienti acquatici con parametri chimico-fisici anche instabili • Elevato valore economico derivante dalla possibile estrazione di agar di buona qualità (OR1) • Ottimi valori di crescita ottenuti grazie alla sperimentazione di una nuova metodologia (OR2) • Buoni risultati nell’abbattimento dei sali nutritivi nei reflui di impianti di acquicoltura (OR3) • Potenziale applicazioni biotecnologiche: o supplemento funzionale nell’alimentazione di pesci (OR4, A.4.1) o potenzialità antibatterica dei suoi estratti (OR4, A.4.2) Tenuto conto delle sopraelencate caratteristiche, la G. gracilis costituisce un organismo che potrebbe essere abbondantemente utilizzato nell’industria acquicolturale, valorizzata non solo dai possibili effetti “salutari” ma anche da un’ottima ricaduta economica.

Acquicoltura sostenibile: prove di IMTA con Gracilaria gracilis (Stackhouse) Steentoft, L.M. Irvine & Farnham

CAPILLO, GIOELE
2018-11-08

Abstract

Con le crescenti pressioni sugli stock ittici naturali determinate dai fenomeni sempre più preoccupanti di sovrapesca, l’acquicoltura rappresenta il futuro della produzione di specie ittiche destinate al consumo umano. Questo settore presenta diversi problemi in termini di impatto ambientale, fra cui i più importanti risultano essere legati al sovraccarico di nutrienti nelle acque di scarico degli impianti. Purtroppo però, ad oggi, non esistono realtà consolidate (almeno nell’acquicoltura italiana) che prendano in seria considerazione il problema della sostenibilità ambientale delle pratiche acquicolturali. Una presa di coscienza, però, sarà necessaria a breve, soprattutto considerando le sempre più restrittive leggi che regolano l’immissione di reflui nei corpi idrici naturali. La problematica quindi, va affrontata in maniera metodica e con soluzioni che possano rappresentare un ricavo e non un costo, in modo da invogliare gli imprenditori del campo acquicolturale a investire in tali espedienti; questi potenzialmente potrebbero contribuire a ridurre notevolmente il rischio di eutrofizzazione. Con il presente lavoro, argomentato nei suoi quattro obiettivi realizzativi, si è voluto creare un protocollo da poter applicare e sfruttare nel contesto acquicolturale nazionale. Infatti, nell’OR1 si è identificato l’organismo (G. gracilis) che potesse avere le caratteristiche di: adattabilità alla coltura in ambiente naturale e in impianto, alto valore commerciale, e buon potere “depurante”. Per cui, nell’OR2 si è stabilito quale fosse il metodo migliore per l’accrescimento di questa specie in modo da poterlo applicare e sperimentare, nell’OR3, nelle acque di scarico di un impianto di acquicoltura. Infine tramite l’OR4 si sono stabilite le ulteriori potenzialità biotecnologiche della G. gracilis. Il presente studio ha dimostrato, infatti, come la Gracilaria sia un ottimo candidato da applicare in acquicoltura multi-trofica integrata negli impianti di acquicoltura in-shore in modo da ridurre l’eccesso di sali nutritivi disciolti nei reflui. A favore del suo utilizzo contribuiscono una serie di motivazioni: • Buone capacità adattative ad ambienti acquatici con parametri chimico-fisici anche instabili • Elevato valore economico derivante dalla possibile estrazione di agar di buona qualità (OR1) • Ottimi valori di crescita ottenuti grazie alla sperimentazione di una nuova metodologia (OR2) • Buoni risultati nell’abbattimento dei sali nutritivi nei reflui di impianti di acquicoltura (OR3) • Potenziale applicazioni biotecnologiche: o supplemento funzionale nell’alimentazione di pesci (OR4, A.4.1) o potenzialità antibatterica dei suoi estratti (OR4, A.4.2) Tenuto conto delle sopraelencate caratteristiche, la G. gracilis costituisce un organismo che potrebbe essere abbondantemente utilizzato nell’industria acquicolturale, valorizzata non solo dai possibili effetti “salutari” ma anche da un’ottima ricaduta economica.
8-nov-2018
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