Obiettivo della tesi di dottorato è stato quello di allestire l’edizione critica di Phidyle, il poemetto latino con cui Pascoli vinse la seconda delle tredici medaglie d’oro al Certamen Hoefftianum per l’anno 1894. La tesi, pur prendendo le mosse dalle precedenti edizioni dei Carmina, dall’imprescindibile contributo della Sommer, prima editrice moderna del poemetto (1972), e dai preziosi frutti della pluridecennale indagine dedicata alla produzione latina di Pascoli da Alfonso Traina e dalla sua scuola, riserva al carme un’attenzione animata dalla nuova prospettiva metodologica avviata a partire dalla recente scoperta di Vincenzo Fera di preziosi materiali autografi del Romagnolo, conservati nel fondo Hoeufft presso il Noord-Hollands Archief ad Haarlem. L’elaborato si apre con un’introduzione che inquadra il poemetto nel contesto storico-culturale e rispetto al resto della produzione poetica pascoliana, mettendo in luce le peculiarità e l’originalità del carme, la genesi e lo sviluppo del personaggio della reginella, il rapporto con la fonte oraziana e, più in generale, con le fonti classiche, il confronto con le opere latine e italiane coeve, la struttura e il linguaggio. Segue un ampio capitolo dedicato alla vicenda redazionale del poemetto, filologicamente fondato sull’analisi autoptica del materiale autografo conservato nell’Archivio di Casa Pascoli a Castelvecchio e nel fondo Hoeufft di Haarlem, finora considerato molto desultoriamente e a livello marginale e sfruttato solo in chiave esegetica e in modo parziale. Vengono ricostruite le varie fasi della storia del carme, che si sviluppa in due momenti ben distinti: l’elaborazione manoscritta e l’approdo alla stampa. Il primo comprende tutto il lavorio del poeta che dalla prima ispirazione giunge, attraverso tre fasi elaborative, fino all’invio del carme alla gara hoeufftiana. Il secondo, invece, è successivo alla comunicazione della vittoria e vede il poeta costretto a rimetter mano al poemetto prima della pubblicazione a stampa a cura dell’Accademia olandese e anche oltre, per assecondare le richieste dei giudici e rispondere all’esigenza di sanare una menda prosodica. Il capitolo restituisce questi due momenti della storia del poemetto, dando la debita evidenza strutturale in due parti distinte, ciascuna corredata del rispettivo apparato documentario in cui la descrizione dei manoscritti autografi precede la loro trascrizione, secondo i criteri adottati da Nadia Ebani e Francesca Nassi per l’Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Pascoli, rispettivamente, dei Canti di Castelvecchio e dei Primi Poemetti, ma aggiungendo a questi i necessari adattamenti escogitati da Francesco Galatà per l’Edizione del poemetto latino Bellum Servile. Viene quindi presentato il testo del poemetto, filologicamente riconsiderato nella sua storia genetico-evolutiva e corredato di una nuova traduzione. Segue il commento dei versi, che si pone l’obiettivo di andare oltre l’approccio di stampo classicista privilegiato nei commenti precedenti, valorizzando diverse componenti: le fonti classiche e moderne nella loro evoluzione fra le varie stesure del poemetto, il rapporto con il resto della produzione poetica latina e italiana del Pascoli, le varianti che intercorrono fra i diversi momenti compositivi del testo. Chiude l’elaborato un’appendice documentaria nella quale si pubblicano le lettere inviate dalla Reale Accademia Olandese a Pascoli, relative al colloquio intercorso tra il poeta e vari membri dell’Accademia all’indomani della comunicazione della vittoria di Phidyle, corredate di note di commento.

Giovanni Pascoli, Phidyle. Edizione critica

CASTORINA, CLAUDIA
2018-12-18

Abstract

Obiettivo della tesi di dottorato è stato quello di allestire l’edizione critica di Phidyle, il poemetto latino con cui Pascoli vinse la seconda delle tredici medaglie d’oro al Certamen Hoefftianum per l’anno 1894. La tesi, pur prendendo le mosse dalle precedenti edizioni dei Carmina, dall’imprescindibile contributo della Sommer, prima editrice moderna del poemetto (1972), e dai preziosi frutti della pluridecennale indagine dedicata alla produzione latina di Pascoli da Alfonso Traina e dalla sua scuola, riserva al carme un’attenzione animata dalla nuova prospettiva metodologica avviata a partire dalla recente scoperta di Vincenzo Fera di preziosi materiali autografi del Romagnolo, conservati nel fondo Hoeufft presso il Noord-Hollands Archief ad Haarlem. L’elaborato si apre con un’introduzione che inquadra il poemetto nel contesto storico-culturale e rispetto al resto della produzione poetica pascoliana, mettendo in luce le peculiarità e l’originalità del carme, la genesi e lo sviluppo del personaggio della reginella, il rapporto con la fonte oraziana e, più in generale, con le fonti classiche, il confronto con le opere latine e italiane coeve, la struttura e il linguaggio. Segue un ampio capitolo dedicato alla vicenda redazionale del poemetto, filologicamente fondato sull’analisi autoptica del materiale autografo conservato nell’Archivio di Casa Pascoli a Castelvecchio e nel fondo Hoeufft di Haarlem, finora considerato molto desultoriamente e a livello marginale e sfruttato solo in chiave esegetica e in modo parziale. Vengono ricostruite le varie fasi della storia del carme, che si sviluppa in due momenti ben distinti: l’elaborazione manoscritta e l’approdo alla stampa. Il primo comprende tutto il lavorio del poeta che dalla prima ispirazione giunge, attraverso tre fasi elaborative, fino all’invio del carme alla gara hoeufftiana. Il secondo, invece, è successivo alla comunicazione della vittoria e vede il poeta costretto a rimetter mano al poemetto prima della pubblicazione a stampa a cura dell’Accademia olandese e anche oltre, per assecondare le richieste dei giudici e rispondere all’esigenza di sanare una menda prosodica. Il capitolo restituisce questi due momenti della storia del poemetto, dando la debita evidenza strutturale in due parti distinte, ciascuna corredata del rispettivo apparato documentario in cui la descrizione dei manoscritti autografi precede la loro trascrizione, secondo i criteri adottati da Nadia Ebani e Francesca Nassi per l’Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Pascoli, rispettivamente, dei Canti di Castelvecchio e dei Primi Poemetti, ma aggiungendo a questi i necessari adattamenti escogitati da Francesco Galatà per l’Edizione del poemetto latino Bellum Servile. Viene quindi presentato il testo del poemetto, filologicamente riconsiderato nella sua storia genetico-evolutiva e corredato di una nuova traduzione. Segue il commento dei versi, che si pone l’obiettivo di andare oltre l’approccio di stampo classicista privilegiato nei commenti precedenti, valorizzando diverse componenti: le fonti classiche e moderne nella loro evoluzione fra le varie stesure del poemetto, il rapporto con il resto della produzione poetica latina e italiana del Pascoli, le varianti che intercorrono fra i diversi momenti compositivi del testo. Chiude l’elaborato un’appendice documentaria nella quale si pubblicano le lettere inviate dalla Reale Accademia Olandese a Pascoli, relative al colloquio intercorso tra il poeta e vari membri dell’Accademia all’indomani della comunicazione della vittoria di Phidyle, corredate di note di commento.
18-dic-2018
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