Da ormai una quindicina d’anni, nel dibattito politico italiano ed europeo, l’immigrazione è divenuta uno degli argomenti più discussi e una delle emergenze prioritarie. Se da un lato gli immigrati sono visti come un’orda incontrollabile, come un problema sociale e culturale, dall’altro subentra un’oscillazione emotiva tra accoglienza umanitaria e reazioni difensive, atteggiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi episodi di cronaca e le attuali situazioni di allarme sociale. Per ridurre il flusso dei migranti e gestire meglio l’immigrazione illegale proveniente, per lo più, da cittadini africani costretti ad abbandonare i rispettivi paesi, talvolta in quanto bisognevoli di protezione internazionale (è il caso ad esempio di molti dei cittadini eritrei), oppure, in moltissimi casi, semplicemente alla ricerca di condizioni socioeconomiche migliori (cosiddetti migranti economici), le istituzioni europee hanno assunto una serie di iniziative straordinarie volte, in linea di massima, a proteggere maggiormente i confini (sia nazionali che extra UE), ad una maggiore cooperazione a livello regionale affidata a dialoghi politici con paesi situati lungo le rotte migratorie occidentali, che hanno dato vita al processo di Rabat (avviato nel 2006), e orientali con la firma del processo di Khartoum (2014). Il Processo di Rabat e quello di Khartoum sono due strumenti importanti delle relazioni Europa-Italia-Africa perché affrontano due aspetti delle migrazioni strettamente legati l’uno all’altro: migrazioni e sviluppo, da una parte, e controllo dei flussi irregolari, dall’altra.
Immigrazione e violazione dei diritti umani: Le contraddizioni del processo di Khartoum
Gambino Sonia
2019-01-01
Abstract
Da ormai una quindicina d’anni, nel dibattito politico italiano ed europeo, l’immigrazione è divenuta uno degli argomenti più discussi e una delle emergenze prioritarie. Se da un lato gli immigrati sono visti come un’orda incontrollabile, come un problema sociale e culturale, dall’altro subentra un’oscillazione emotiva tra accoglienza umanitaria e reazioni difensive, atteggiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi episodi di cronaca e le attuali situazioni di allarme sociale. Per ridurre il flusso dei migranti e gestire meglio l’immigrazione illegale proveniente, per lo più, da cittadini africani costretti ad abbandonare i rispettivi paesi, talvolta in quanto bisognevoli di protezione internazionale (è il caso ad esempio di molti dei cittadini eritrei), oppure, in moltissimi casi, semplicemente alla ricerca di condizioni socioeconomiche migliori (cosiddetti migranti economici), le istituzioni europee hanno assunto una serie di iniziative straordinarie volte, in linea di massima, a proteggere maggiormente i confini (sia nazionali che extra UE), ad una maggiore cooperazione a livello regionale affidata a dialoghi politici con paesi situati lungo le rotte migratorie occidentali, che hanno dato vita al processo di Rabat (avviato nel 2006), e orientali con la firma del processo di Khartoum (2014). Il Processo di Rabat e quello di Khartoum sono due strumenti importanti delle relazioni Europa-Italia-Africa perché affrontano due aspetti delle migrazioni strettamente legati l’uno all’altro: migrazioni e sviluppo, da una parte, e controllo dei flussi irregolari, dall’altra.Pubblicazioni consigliate
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