Il lavoro intende approfondire i profili strutturali e applicativi della c.d. clausola di Norimberga, disposizione contenuta all'art. 7, par. 2, C.e.d.u. e relativa ai crimini internazionali. A tale fine, il primo capitolo ricostruisce lo stato del principio nullum crimen, nulla poena sine lege all'indomani del secondo conflitto mondiale, mediante l'analisi delle esperienze di giustizia di transizione più significative: il processo di Norimberga, in sede internazionale, e l'impiego della formula di Radbruch, nell'ordinamento tedesco. Il secondo capitolo prende in considerazione la struttura della previsione convenzionale, con particolare riguardo ai principi generali del diritto riconosciuti dalle nazioni civili e al ruolo da essi rivestito nel moderno diritto penale. Il terzo capitolo, infine, passa in rassegna la giurisprudenza della Corte e.d.u., evidenziando un sostanziale mutamento di paradigma nel modo di intendere il principio di legalità internazionale. All'esito dell'indagine si osserva che il principio di legalità, oramai concepito come diritto fondamentale dell'individuo, attribuisce all'art. 7, comma 2, C.e.d.u. una funzione "mnestico-monitoria". Pertanto, una sua "ri-attivazione" non è più immaginabile, anche in virtù dei progressi compiuti dal diritto penale della comunità internazionale.
Legalità convenzionale e crimini internazionali. Contributo allo studio della clausola di Norimberga
PUGLISI, GIUSEPPE
2019-11-18
Abstract
Il lavoro intende approfondire i profili strutturali e applicativi della c.d. clausola di Norimberga, disposizione contenuta all'art. 7, par. 2, C.e.d.u. e relativa ai crimini internazionali. A tale fine, il primo capitolo ricostruisce lo stato del principio nullum crimen, nulla poena sine lege all'indomani del secondo conflitto mondiale, mediante l'analisi delle esperienze di giustizia di transizione più significative: il processo di Norimberga, in sede internazionale, e l'impiego della formula di Radbruch, nell'ordinamento tedesco. Il secondo capitolo prende in considerazione la struttura della previsione convenzionale, con particolare riguardo ai principi generali del diritto riconosciuti dalle nazioni civili e al ruolo da essi rivestito nel moderno diritto penale. Il terzo capitolo, infine, passa in rassegna la giurisprudenza della Corte e.d.u., evidenziando un sostanziale mutamento di paradigma nel modo di intendere il principio di legalità internazionale. All'esito dell'indagine si osserva che il principio di legalità, oramai concepito come diritto fondamentale dell'individuo, attribuisce all'art. 7, comma 2, C.e.d.u. una funzione "mnestico-monitoria". Pertanto, una sua "ri-attivazione" non è più immaginabile, anche in virtù dei progressi compiuti dal diritto penale della comunità internazionale.File | Dimensione | Formato | |
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