Dopo aver debellato ogni forma di resistenza in Sicilia con la conquista di Noto (1091), gli Altavilla intrapresero una progressiva latinizzazione, affidata principalmente al clero franco-latino, che si insediò nel territorio mediante la fondazione di monasteri e la creazione di estese diocesi. In tale contesto, negli anni Novanta dell’XI secolo, si era-no inserite le fondazioni benedettine di San Bartolomeo a Lipari e San Salvatore a Patti, che rappresentarono il primo nucleo della successiva diocesi di Lipari-Patti. Essa fu ric-camente dotata dagli Altavilla, che così costituirono tra Messina e Palermo un centro di potere fedele alla monarchia e capace di controllare il territorio. Dalle carte conservate nell’Archivio Capitolare e da altre fonti documentarie è possibile desumere in modo articolato il quadro demico ed economico realizzato dagli Altavilla e attuato con gli strumenti congiunti della cristianizzazione, opportunamente dosata tra greca e latina, e del ripopolamento, attraverso mobilità interna e immigrazione di gentes linguae latinae. Nel corso del XII secolo, pertanto, fu intessuta una rete di controllo politico che si mo-strò espressione dei ceti dominanti di origine ultramontana e che costituisce una chiara spia per chiarire il processo insediativo di alcuni casati nel tessuto connettivo della so-cietà siciliana. Nel territorio che avrebbe costituito la diocesi, sin dalle prime fasi della conquista, si erano inseriti gruppi di signori normanni che, nei primi decenni del XII se-colo, furono gli artefici principali della crescita patrimoniale della duplice abbazia ed ebbero un ruolo rilevante nella nuova definizione di un ampio territorio e negli interventi intesi a consolidare il nuovo status. La Chiesa pattese era stata strumento affidabile dell’azione di latinizzazione condotta dagli Altavilla e al tempo stesso il vescovato aveva esercitato in modo indiretto una funzione di controllo etnico e in un certo senso di tutela delle minoranze, preservandone la stessa identità culturale, che si continuò ad esprimere nei costumi, nella vita quotidiana, nelle strutture sociali e nei quadri mentali. In conclusione, le vicende del vescovato di Lipari-Patti nell'età normanna compongono un mosaico che appare un laboratorio di indagine irrinunciabile per comprendere meglio molte tematiche e strutture di lungo termine. Ma soprattutto acquistano significati più chiari talune dinamiche nel regime delle terre e gli esiti sul territorio di nuove strategie insediative e flussi demici, come anche la graduale crescita delle libertates cittadine e l’affermazione di nuovi ceti urbani.

«Gentes linguae latine», feudatari normanni e insediamenti benedettini in Sicilia tra XI e XII secolo

Luciano Catalioto
2019-01-01

Abstract

Dopo aver debellato ogni forma di resistenza in Sicilia con la conquista di Noto (1091), gli Altavilla intrapresero una progressiva latinizzazione, affidata principalmente al clero franco-latino, che si insediò nel territorio mediante la fondazione di monasteri e la creazione di estese diocesi. In tale contesto, negli anni Novanta dell’XI secolo, si era-no inserite le fondazioni benedettine di San Bartolomeo a Lipari e San Salvatore a Patti, che rappresentarono il primo nucleo della successiva diocesi di Lipari-Patti. Essa fu ric-camente dotata dagli Altavilla, che così costituirono tra Messina e Palermo un centro di potere fedele alla monarchia e capace di controllare il territorio. Dalle carte conservate nell’Archivio Capitolare e da altre fonti documentarie è possibile desumere in modo articolato il quadro demico ed economico realizzato dagli Altavilla e attuato con gli strumenti congiunti della cristianizzazione, opportunamente dosata tra greca e latina, e del ripopolamento, attraverso mobilità interna e immigrazione di gentes linguae latinae. Nel corso del XII secolo, pertanto, fu intessuta una rete di controllo politico che si mo-strò espressione dei ceti dominanti di origine ultramontana e che costituisce una chiara spia per chiarire il processo insediativo di alcuni casati nel tessuto connettivo della so-cietà siciliana. Nel territorio che avrebbe costituito la diocesi, sin dalle prime fasi della conquista, si erano inseriti gruppi di signori normanni che, nei primi decenni del XII se-colo, furono gli artefici principali della crescita patrimoniale della duplice abbazia ed ebbero un ruolo rilevante nella nuova definizione di un ampio territorio e negli interventi intesi a consolidare il nuovo status. La Chiesa pattese era stata strumento affidabile dell’azione di latinizzazione condotta dagli Altavilla e al tempo stesso il vescovato aveva esercitato in modo indiretto una funzione di controllo etnico e in un certo senso di tutela delle minoranze, preservandone la stessa identità culturale, che si continuò ad esprimere nei costumi, nella vita quotidiana, nelle strutture sociali e nei quadri mentali. In conclusione, le vicende del vescovato di Lipari-Patti nell'età normanna compongono un mosaico che appare un laboratorio di indagine irrinunciabile per comprendere meglio molte tematiche e strutture di lungo termine. Ma soprattutto acquistano significati più chiari talune dinamiche nel regime delle terre e gli esiti sul territorio di nuove strategie insediative e flussi demici, come anche la graduale crescita delle libertates cittadine e l’affermazione di nuovi ceti urbani.
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