Dalla caduta del muro di Berlino e dallo smantellamento della cortina di ferro circa settanta nuovi muri sono stati eretti in tutto il pianeta. Non c’è dubbio che dietro a ognuno di essi si cela un dislivello di disuguaglianza, in termini sia economici, sia sociali, sia politici, e che ogni muro, come ogni confine, sottende la dicotomia inclusione/esclusione. I muri del XXI secolo, a qualunque scala territoriale vengano analizzati, sono strumenti di ghettizzazione, cui ricorre una parte dominante e localmente maggioritaria della società per “difendersi” ed estromettere dai propri spazi una maggioranza globale indesiderata, portatrice di “disidentità”. Non è tanto la paura dello straniero, quanto l’orrore dell’altro a generare i muri: l’altro in senso geografico, economico, sociale, politico, culturale. Le dure maglie territoriali che utilizziamo per interpretare e ordinare il mondo non sono più in grado di spiegarne le trasformazioni. È evidente che attraversiamo un’epoca in cui il concetto di territorialità richiede una profonda rivisitazione. I confini e il territorio, in quanto tali, sono scossi da profonde tensioni (regionaliste, nazionaliste, macro-regionaliste, globaliste) ed esigono un processo di demitizzazione e storicizzazione. Il contributo indaga sul ruolo dei muri, sui concetti di confine e frontiera, sulla loro evoluzione, sul loro significato attuale.

Geografie di muri e confini

Arangio, Alessandro
2021-01-01

Abstract

Dalla caduta del muro di Berlino e dallo smantellamento della cortina di ferro circa settanta nuovi muri sono stati eretti in tutto il pianeta. Non c’è dubbio che dietro a ognuno di essi si cela un dislivello di disuguaglianza, in termini sia economici, sia sociali, sia politici, e che ogni muro, come ogni confine, sottende la dicotomia inclusione/esclusione. I muri del XXI secolo, a qualunque scala territoriale vengano analizzati, sono strumenti di ghettizzazione, cui ricorre una parte dominante e localmente maggioritaria della società per “difendersi” ed estromettere dai propri spazi una maggioranza globale indesiderata, portatrice di “disidentità”. Non è tanto la paura dello straniero, quanto l’orrore dell’altro a generare i muri: l’altro in senso geografico, economico, sociale, politico, culturale. Le dure maglie territoriali che utilizziamo per interpretare e ordinare il mondo non sono più in grado di spiegarne le trasformazioni. È evidente che attraversiamo un’epoca in cui il concetto di territorialità richiede una profonda rivisitazione. I confini e il territorio, in quanto tali, sono scossi da profonde tensioni (regionaliste, nazionaliste, macro-regionaliste, globaliste) ed esigono un processo di demitizzazione e storicizzazione. Il contributo indaga sul ruolo dei muri, sui concetti di confine e frontiera, sulla loro evoluzione, sul loro significato attuale.
2021
979-12-5976-115-6
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