La situazione sanitaria causata dal CoViD-19 ha imposto dei rigidi cambiamenti sociali che hanno profondamente influito sul modo di vivere: l’ambiente residenziale è divenuto in breve tempo una “prigione” in cui è stato necessario svolgere tutte quelle attività – lavorative, relazionali, ricreative – che prima venivano svolte in spazi differenti. Condividere lo stesso spazio, spesso di limitate dimensioni, per più ore e con più componenti della famiglia, ha determinato criticità che, in maniera graduale, si sono ripercosse sulla convivenza, sul sonno, sul sistema immunitario, sull’umore, sulla psiche tanto del singolo individuo quanto del gruppo familiare, destabilizzando coloro che già vivevano situazioni di fragilità emotiva pregressa. Il presente lavoro è basato sull’analisi dei risultati progettuali e di ricerca, la maggior parte dei quali è ancora in itinere, ottenuti dalle risposte a questionari proposti da gruppi multidisciplinari inerenti gli effetti derivanti dall’home confinement. Dalle indagini sono stati estrapolati quei dati, percentualmente rilevanti, utili a consentire di individuare le caratteristiche che avrebbero dovuto avere le unità abitative per un migliore rapporto tra spazio costruito ed esigenze utente, riguardanti la luminosità, la dimensione, il comfort, l’insonorizzazione, la ventilazione, l’esposizione, la presenza di balconi, ecc. Successivamente è stato individuato un quadro esigenziale relativo a quanto l’oggetto edilizio sia in grado di soddisfare sotto il profilo tecnico-costruttivo-distributivo funzionale e sono state valutate alcune soluzioni che possano contribuire alla maggiore privacy, sicurezza della salute, svago e comfort dell’utente.
I luoghi dell’abitare al tempo del CoViD-19: rapporto tra ambiente costruito e salute
Fabio Minutoli
;Raffaella Lione;
2021-01-01
Abstract
La situazione sanitaria causata dal CoViD-19 ha imposto dei rigidi cambiamenti sociali che hanno profondamente influito sul modo di vivere: l’ambiente residenziale è divenuto in breve tempo una “prigione” in cui è stato necessario svolgere tutte quelle attività – lavorative, relazionali, ricreative – che prima venivano svolte in spazi differenti. Condividere lo stesso spazio, spesso di limitate dimensioni, per più ore e con più componenti della famiglia, ha determinato criticità che, in maniera graduale, si sono ripercosse sulla convivenza, sul sonno, sul sistema immunitario, sull’umore, sulla psiche tanto del singolo individuo quanto del gruppo familiare, destabilizzando coloro che già vivevano situazioni di fragilità emotiva pregressa. Il presente lavoro è basato sull’analisi dei risultati progettuali e di ricerca, la maggior parte dei quali è ancora in itinere, ottenuti dalle risposte a questionari proposti da gruppi multidisciplinari inerenti gli effetti derivanti dall’home confinement. Dalle indagini sono stati estrapolati quei dati, percentualmente rilevanti, utili a consentire di individuare le caratteristiche che avrebbero dovuto avere le unità abitative per un migliore rapporto tra spazio costruito ed esigenze utente, riguardanti la luminosità, la dimensione, il comfort, l’insonorizzazione, la ventilazione, l’esposizione, la presenza di balconi, ecc. Successivamente è stato individuato un quadro esigenziale relativo a quanto l’oggetto edilizio sia in grado di soddisfare sotto il profilo tecnico-costruttivo-distributivo funzionale e sono state valutate alcune soluzioni che possano contribuire alla maggiore privacy, sicurezza della salute, svago e comfort dell’utente.Pubblicazioni consigliate
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