L’ inquadramento proposto dall’attuale visione del mondo tecno-scientifica ha messo principalmente in luce che il disturbo da gioco d’azzardo condivide analoghe evidenze psicofisiologiche che si riscontrano nella dipendenza da sostanze. Il presente lavoro, dopo un’attenta analisi mirata a rilevare le principali criticità che caratterizzano il metodo scientifico-naturale, intende sviluppare una ricerca che, attraverso il metodo proposto dalla psicopatologia fenomenologica, permetta di oltrepassare il campo dell’evidenza empirica, al fine di esplorare l’intenzionalità della coscienza che dispiega il mondo del giocatore d’azzardo. Avvalendosi dell’osservazione in prima e seconda persona proposta dalla psicopatologia fenomenologica, è risultato possibile cogliere gli a priori esistenziali che caratterizzano la modalità trascendentale del giocatore. Tale esplorazione ha permesso di rilevare che il disturbo da gioco d’azzardo può, in effetti, inserirsi tra quelle che Jaspers (1964) definì manie appetitive. Queste ultime rappresentano una particolare condizione maniacale, in cui l’essere-nel-mondo risulterebbe intrappolato nell’istantaneità di un presente che, slegato dal vincolo della continuità biografica e incapace di progettarsi verso un futuro, troverebbe modo di esprimersi attraverso una peculiare dimensione temporale, da Kimura Bin (2005) definita dell’intra festum. Anche il disturbo da gioco d’azzardo, in quest’ottica, risulterebbe capace di creare un circolo vizioso volto a colmare non tanto un bisogno fisiologico, quanto un vuoto esistenziale. Dati emersi dalla letteratura hanno inoltre rilevato che i comportamenti da addiction risultano in continuo aumento; ciò potrebbe riguardare il fatto che nella visione del mondo tecno-scientifica, in cui l’ideazione tecnica sembra oscurare quella spirituale, il pericolo possa nascere laddove, dopo aver rispettato ciascuno il proprio dovere adempiendo agli scopi prefissi dall’apparato tecnico, l’essere-nel-mondo, in mancanza di altri scopi da raggiungere, decida di abbandonarsi alle manie appetitive. I risultati della ricerca mostrano che, rispetto alla prevenzione, la sponsorizzazione del gioco d’azzardo dovrebbe essere evitata o drasticamente ridotta, in quanto è stato documentato che le manie appetitive esordiscono anche solo per il fatto di conoscerle. Inoltre, la definizione di “comportamento da addiction” dovrebbe limitarsi ad indicare soltanto l'aspetto scientifico-naturale del disturbo, non identificarlo per intero. Un altro aspetto da considerare riguarda le procedure di valutazione standard: le tecniche principalmente utilizzate cercano di comprimere i sintomi e la vulnerabilità del giocatore in risultati che hanno rilevanza diagnostica. Tuttavia, ciò potrebbe portare a trascurare il diverso significato che ogni giocatore conferisce alla propria esperienza, riducendo la possibilità di comprendere la sua specifica sofferenza psichica; tale procedura rischierebbe di accantonare tutte le possibili conoscenze psicopatologiche che emergerebbero qualora non venisse ignorata la diversità delle esperienze vissute (Erlebnisse). Rispetto al trattamento, le evidenze empiriche legate agli stati di attivazione psicofisiologica risultano indicatori insufficienti se non vengono accompagnate dall’obiettivo di intercettare gli a priori esistenziali e la specifica visione del mondo del giocatore. A partire dalla condizione di essere-gettato (Geworfen), l’individuo struttura il proprio modo di essere nel mondo attraverso il suo progetto (Entwurf). Il giocatore d’azzardo, contraddistinto dalla disconnessione tra passato (Gewesenheit) e futuro (Zukünftigkeit), si trova in una dimensione temporale pervasa da un presente assoluto, che impedisce di vivere in modo autentico la propria continuità biografica. Il principale compito psicoterapeutico diviene dunque quello di potenziare la presenza (Macht) nel suo autentico progetto esistenziale. Per fare ciò, il giocatore deve esprimere il significato associato alla sua esperienza di gioco. Cogliere il significato soggettivo delle azioni del giocatore permette di passare dal mondo della spiegazione a quello della comprensione (Jaspers, 1964). Partendo da qui, diventa possibile avviare una riflessione mirata a far sì che il giocatore prenda una diversa posizione sul gioco. Per aiutarlo ad assumere una posizione inerente alla propria vulnerabilità, risulterebbe opportuno attribuire al fenomeno del gioco d'azzardo una nuova immagine, diversa da quella che lo ha caratterizzato fino ad ora come comportamento da addiction. Nel percorso psicoterapeutico è infatti importante che il giocatore transiti da un ruolo passivo (addictus) ad uno attivo (responsabile). Questo trattamento presuppone che il giocatore non si senta più schiavo del suo comportamento, ma un individuo capace di rendersi conto che l'esclusività della condotta ha molto a che fare col significato che egli stesso gli attribuisce.

Fenomenologia del gioco d'azzardo. La questione dei disturbi da addiction nella visione del mondo tecno-scientifica

FRISONE, Fabio
2021-01-01

Abstract

L’ inquadramento proposto dall’attuale visione del mondo tecno-scientifica ha messo principalmente in luce che il disturbo da gioco d’azzardo condivide analoghe evidenze psicofisiologiche che si riscontrano nella dipendenza da sostanze. Il presente lavoro, dopo un’attenta analisi mirata a rilevare le principali criticità che caratterizzano il metodo scientifico-naturale, intende sviluppare una ricerca che, attraverso il metodo proposto dalla psicopatologia fenomenologica, permetta di oltrepassare il campo dell’evidenza empirica, al fine di esplorare l’intenzionalità della coscienza che dispiega il mondo del giocatore d’azzardo. Avvalendosi dell’osservazione in prima e seconda persona proposta dalla psicopatologia fenomenologica, è risultato possibile cogliere gli a priori esistenziali che caratterizzano la modalità trascendentale del giocatore. Tale esplorazione ha permesso di rilevare che il disturbo da gioco d’azzardo può, in effetti, inserirsi tra quelle che Jaspers (1964) definì manie appetitive. Queste ultime rappresentano una particolare condizione maniacale, in cui l’essere-nel-mondo risulterebbe intrappolato nell’istantaneità di un presente che, slegato dal vincolo della continuità biografica e incapace di progettarsi verso un futuro, troverebbe modo di esprimersi attraverso una peculiare dimensione temporale, da Kimura Bin (2005) definita dell’intra festum. Anche il disturbo da gioco d’azzardo, in quest’ottica, risulterebbe capace di creare un circolo vizioso volto a colmare non tanto un bisogno fisiologico, quanto un vuoto esistenziale. Dati emersi dalla letteratura hanno inoltre rilevato che i comportamenti da addiction risultano in continuo aumento; ciò potrebbe riguardare il fatto che nella visione del mondo tecno-scientifica, in cui l’ideazione tecnica sembra oscurare quella spirituale, il pericolo possa nascere laddove, dopo aver rispettato ciascuno il proprio dovere adempiendo agli scopi prefissi dall’apparato tecnico, l’essere-nel-mondo, in mancanza di altri scopi da raggiungere, decida di abbandonarsi alle manie appetitive. I risultati della ricerca mostrano che, rispetto alla prevenzione, la sponsorizzazione del gioco d’azzardo dovrebbe essere evitata o drasticamente ridotta, in quanto è stato documentato che le manie appetitive esordiscono anche solo per il fatto di conoscerle. Inoltre, la definizione di “comportamento da addiction” dovrebbe limitarsi ad indicare soltanto l'aspetto scientifico-naturale del disturbo, non identificarlo per intero. Un altro aspetto da considerare riguarda le procedure di valutazione standard: le tecniche principalmente utilizzate cercano di comprimere i sintomi e la vulnerabilità del giocatore in risultati che hanno rilevanza diagnostica. Tuttavia, ciò potrebbe portare a trascurare il diverso significato che ogni giocatore conferisce alla propria esperienza, riducendo la possibilità di comprendere la sua specifica sofferenza psichica; tale procedura rischierebbe di accantonare tutte le possibili conoscenze psicopatologiche che emergerebbero qualora non venisse ignorata la diversità delle esperienze vissute (Erlebnisse). Rispetto al trattamento, le evidenze empiriche legate agli stati di attivazione psicofisiologica risultano indicatori insufficienti se non vengono accompagnate dall’obiettivo di intercettare gli a priori esistenziali e la specifica visione del mondo del giocatore. A partire dalla condizione di essere-gettato (Geworfen), l’individuo struttura il proprio modo di essere nel mondo attraverso il suo progetto (Entwurf). Il giocatore d’azzardo, contraddistinto dalla disconnessione tra passato (Gewesenheit) e futuro (Zukünftigkeit), si trova in una dimensione temporale pervasa da un presente assoluto, che impedisce di vivere in modo autentico la propria continuità biografica. Il principale compito psicoterapeutico diviene dunque quello di potenziare la presenza (Macht) nel suo autentico progetto esistenziale. Per fare ciò, il giocatore deve esprimere il significato associato alla sua esperienza di gioco. Cogliere il significato soggettivo delle azioni del giocatore permette di passare dal mondo della spiegazione a quello della comprensione (Jaspers, 1964). Partendo da qui, diventa possibile avviare una riflessione mirata a far sì che il giocatore prenda una diversa posizione sul gioco. Per aiutarlo ad assumere una posizione inerente alla propria vulnerabilità, risulterebbe opportuno attribuire al fenomeno del gioco d'azzardo una nuova immagine, diversa da quella che lo ha caratterizzato fino ad ora come comportamento da addiction. Nel percorso psicoterapeutico è infatti importante che il giocatore transiti da un ruolo passivo (addictus) ad uno attivo (responsabile). Questo trattamento presuppone che il giocatore non si senta più schiavo del suo comportamento, ma un individuo capace di rendersi conto che l'esclusività della condotta ha molto a che fare col significato che egli stesso gli attribuisce.
2021
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Descrizione: Tesi dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3213999
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