Le discipline scientifiche – già oggetto del parallelo con i Cieli nel Convivio (II, xiii-xiv) – offrono a Dante un immenso scibile su cui interrogarsi e investigare, con cui confrontarsi. In particolare, il poeta attinge dalla Fisica (assimilata al Cielo delle stelle fisse), scienza che descrive con rigore l’ordine dei fenomeni terrestri e celesti. Due branche d’investigazione privilegiate di tale disciplina sono l’ottica e la fisica della luce. Nell’elaborazione dantesca si ritrovano elementi della dottrina di Roberto Grossatesta (1175-1253), vescovo di Lincoln e grande animatore dello studium francescano di Oxford, nonché autore di numerosi opuscoli filosofici e scientifici, tra i quali spicca il De luce seu de incohatione formarum, in cui la luce è posta a principio strutturale del cosmo fisico. Sul versante dell’investigazione scientifica, il tema grossatestiano della luce è centrale nell’elaborazione del Tractatus de luce di Bartolomeo da Bologna e del Memoriale rerum difficilium attribuito ad Adamo Belladonna, come anche nelle opere dello pseudo-Pietro Ispano e di Alessandro di Hales; in Ruggero Bacone, assume rilevanza soprattutto in ambito di filosofia naturale. Tutto questo ritorna in Dante, per il quale la fisica della luce, scienza pura ed empirica, legata alle certezze dell’esperienza («sì come mostra esperïenza e arte», Purg. XV, 21) attraverso la metafora poetica diventa funzionale alla descrizione di una situazione metafisica.
«Un’arte che si chiama perspettiva» (Cv II, iii, 6): Dante e la scienza ottica tra fisica e metafisica
Paolo Pizzimento
2021-01-01
Abstract
Le discipline scientifiche – già oggetto del parallelo con i Cieli nel Convivio (II, xiii-xiv) – offrono a Dante un immenso scibile su cui interrogarsi e investigare, con cui confrontarsi. In particolare, il poeta attinge dalla Fisica (assimilata al Cielo delle stelle fisse), scienza che descrive con rigore l’ordine dei fenomeni terrestri e celesti. Due branche d’investigazione privilegiate di tale disciplina sono l’ottica e la fisica della luce. Nell’elaborazione dantesca si ritrovano elementi della dottrina di Roberto Grossatesta (1175-1253), vescovo di Lincoln e grande animatore dello studium francescano di Oxford, nonché autore di numerosi opuscoli filosofici e scientifici, tra i quali spicca il De luce seu de incohatione formarum, in cui la luce è posta a principio strutturale del cosmo fisico. Sul versante dell’investigazione scientifica, il tema grossatestiano della luce è centrale nell’elaborazione del Tractatus de luce di Bartolomeo da Bologna e del Memoriale rerum difficilium attribuito ad Adamo Belladonna, come anche nelle opere dello pseudo-Pietro Ispano e di Alessandro di Hales; in Ruggero Bacone, assume rilevanza soprattutto in ambito di filosofia naturale. Tutto questo ritorna in Dante, per il quale la fisica della luce, scienza pura ed empirica, legata alle certezze dell’esperienza («sì come mostra esperïenza e arte», Purg. XV, 21) attraverso la metafora poetica diventa funzionale alla descrizione di una situazione metafisica.Pubblicazioni consigliate
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