L'anastomosi intestinale rappresenta la connessione chirurgica tra due parti del tratto gastrointestinale. Fra le complicanze a carico delle anastomosi, le fistole (AL) sono quelle più temute presentandosi in percentuale molto variabile dal 10 al 30%. Probabilmente le percentuali di AL sono sottostimate, dal momento che i lavori in letteratura si riferiscono alle AL clinicamente sintomatiche [1, 2, 3, 4]. Di queste circa la metà richiedono un reintervento. Alle complicanze dell’anastomosi infatti è ascrivibile una morbilità del 35% e una mortalità a 30 giorni del 3,4% [5]. Inoltre nei pazienti oncologici sono correlate ad un incremento dei tassi di recidiva locale e a una ridotta sopravvivenza a lungo termine, senza tuttavia determinare un aumento del rischio di recidiva a distanza [6,7, 8]. Per questi motivi è indispensabile una diagnosi precoce di AL al fine di ridurne le conseguenze in termini di morbi-mortalità. Questo risulta sempre più importante nella chirurgia moderna in cui i tempi di ricovero sono sempre più brevi e il rischio che un paziente sviluppi una fistola dopo le dimissioni è sempre più alto. L’esordio clinico dei sintomi di AL infatti è spesso tardivo, dopo la 5-8° giornata post operatoria (PO) [9] e se diagnosticata tardivamente spesso il paziente si presenta con un quadro di peritonite e sepsi. I protocolli ERAS e FAST TRACK SURGERY, sempre più diffusi nei reparti di chirurgia, tra gli obiettivi presentano quello di un rapido ritorno a domicilio del paziente, spesso prima della 3° e 5° giornata PO [10]. Riuscire ad identificare dei marcatori biologici pre-clinici predittivi di complicanze potrebbe consentirci oltre a diagnosticarle precocemente, di predirne il rischio, evitando quanto meno la dimissione precoce di quei pazienti che presentano un rischio aumentato. Attualmente non esiste un marcatore biologico ideale in grado di diagnosticare precocemente le AL nel periodo postoperatorio. La calprotectina (CAL) S-100 è un eterodimero da 36 kDa che appartiene alla famiglia delle proteine leganti il calcio. La CAL è composta da catene leggere (MRP 8) e pesanti (MRP 14) ed è stato identificata per la prima volta come proteina antimicrobica nei granulociti dei neutrofili [11] dove rappresenta il 60% delle proteine citosoliche totali. I livelli di CAL nel siero e nei vari fluidi biologici possono essere utilizzati come marker di infiammazione. In presenza infiammazione, è possibile rilevare un aumento dei livelli di CAL nel plasma, nel liquido sinoviale, nelle urine e nelle feci [12, 13]. È un marker non specifico di infiammazione acuta [14] infatti i valori di questo marcatore nelle feci aumentano nel cancro del colon-retto, nelle malattie infiammatorie intestinali, nelle enterocoliti necrotizzanti e nella celiachia, e per questo motivo la CAL fecale può essere utilizzata come marker non invasivo e non specifico per la diagnosi di queste malattie [15, 16]. La maggior parte degli studi si è concentrata sui valori di CAL fecale. Bealer e Colgin [17] hanno utilizzato i livelli plasmatici di questo marcatore nel setting diagnostico di appendicite acuta. I livelli di proteina C-reattiva (CRP) e procalcitonina (PCT) sono i valori di laboratorio più frequentemente utilizzati per valutare il decorso PO dei pazienti con anastomosi gastrointestinali. In questo studio, abbiamo cercato di determinare la validità dei valori di CAL sierica per la diagnosi precoce di AL, confrontandola con i valori di CRP e PCT.
CALPROTECTIN FOR EARLY PREDICTION OF ANASTOMOTIC LEAKAGE AFTER DIGESTIVE SURGERY.
MAZZEO, Carmelo
2021-12-14
Abstract
L'anastomosi intestinale rappresenta la connessione chirurgica tra due parti del tratto gastrointestinale. Fra le complicanze a carico delle anastomosi, le fistole (AL) sono quelle più temute presentandosi in percentuale molto variabile dal 10 al 30%. Probabilmente le percentuali di AL sono sottostimate, dal momento che i lavori in letteratura si riferiscono alle AL clinicamente sintomatiche [1, 2, 3, 4]. Di queste circa la metà richiedono un reintervento. Alle complicanze dell’anastomosi infatti è ascrivibile una morbilità del 35% e una mortalità a 30 giorni del 3,4% [5]. Inoltre nei pazienti oncologici sono correlate ad un incremento dei tassi di recidiva locale e a una ridotta sopravvivenza a lungo termine, senza tuttavia determinare un aumento del rischio di recidiva a distanza [6,7, 8]. Per questi motivi è indispensabile una diagnosi precoce di AL al fine di ridurne le conseguenze in termini di morbi-mortalità. Questo risulta sempre più importante nella chirurgia moderna in cui i tempi di ricovero sono sempre più brevi e il rischio che un paziente sviluppi una fistola dopo le dimissioni è sempre più alto. L’esordio clinico dei sintomi di AL infatti è spesso tardivo, dopo la 5-8° giornata post operatoria (PO) [9] e se diagnosticata tardivamente spesso il paziente si presenta con un quadro di peritonite e sepsi. I protocolli ERAS e FAST TRACK SURGERY, sempre più diffusi nei reparti di chirurgia, tra gli obiettivi presentano quello di un rapido ritorno a domicilio del paziente, spesso prima della 3° e 5° giornata PO [10]. Riuscire ad identificare dei marcatori biologici pre-clinici predittivi di complicanze potrebbe consentirci oltre a diagnosticarle precocemente, di predirne il rischio, evitando quanto meno la dimissione precoce di quei pazienti che presentano un rischio aumentato. Attualmente non esiste un marcatore biologico ideale in grado di diagnosticare precocemente le AL nel periodo postoperatorio. La calprotectina (CAL) S-100 è un eterodimero da 36 kDa che appartiene alla famiglia delle proteine leganti il calcio. La CAL è composta da catene leggere (MRP 8) e pesanti (MRP 14) ed è stato identificata per la prima volta come proteina antimicrobica nei granulociti dei neutrofili [11] dove rappresenta il 60% delle proteine citosoliche totali. I livelli di CAL nel siero e nei vari fluidi biologici possono essere utilizzati come marker di infiammazione. In presenza infiammazione, è possibile rilevare un aumento dei livelli di CAL nel plasma, nel liquido sinoviale, nelle urine e nelle feci [12, 13]. È un marker non specifico di infiammazione acuta [14] infatti i valori di questo marcatore nelle feci aumentano nel cancro del colon-retto, nelle malattie infiammatorie intestinali, nelle enterocoliti necrotizzanti e nella celiachia, e per questo motivo la CAL fecale può essere utilizzata come marker non invasivo e non specifico per la diagnosi di queste malattie [15, 16]. La maggior parte degli studi si è concentrata sui valori di CAL fecale. Bealer e Colgin [17] hanno utilizzato i livelli plasmatici di questo marcatore nel setting diagnostico di appendicite acuta. I livelli di proteina C-reattiva (CRP) e procalcitonina (PCT) sono i valori di laboratorio più frequentemente utilizzati per valutare il decorso PO dei pazienti con anastomosi gastrointestinali. In questo studio, abbiamo cercato di determinare la validità dei valori di CAL sierica per la diagnosi precoce di AL, confrontandola con i valori di CRP e PCT.File | Dimensione | Formato | |
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