Le contraddizioni fatte emergere dal Coronavirus non riguardano solo strategie politiche incerte e ondivaghe o il rapporto pubblico-privato nella sanità, investono anche e soprattutto le città, le scelte urbanistiche e l’eterna dualità tra spazi pubblici e privati. Le scene post atomiche che indugiavano sui deserti urbani, sul silenzio delle strade e sui mezzi pubblici vuoti, restituivano un nuovo e assurdo mondo in cui ogni spostamento doveva possedere un preciso scopo legato alla salute e alla sopravvivenza: qualsiasi tipo di condivisione (e di luogo destinato ad essa) era stato improvvisamente cancellato. Ma se strade e piazze divengono esclusivamente spazi di connessione funzionale (casa-lavoro, casa-ospedale, ecc.), al contempo – dopo aver vissuto “ai domiciliari” e proprio per aver capito cosa significherebbe perdere per sempre gli spazi di condivisione e, in particolare, quelli storici – una riflessione sullo spazio pubblico e sul suo significato diviene improcrastinabile. Da questo punto di vista Messina è una città emblematica per aver già vissuto il lutto della perdita dei suoi spazi condivisi cancellati dal terremoto e per essere stata ricostruita proprio a partire da essi. Se è vero che il 1908 ha azzerato molte delle coordinate architettoniche e sociali, ciò è avvenuto all’ombra di una identità che non ha mai smesso di esistere e ha continuato a manifestarsi attraverso la potenza del luogo e il ridisegno della città a partire dal Piano Borzì. La riflessione portata avanti in questo paper riguarda la rilettura e la proposta di riqualificazione del sistema di spazi pubblici con un riferimento particolare all’area Corso Cavour-Piazza Antonello nel centro storico della città.

Spazi di condivisione al di là del tempo e del Covid

ALTADONNA, Alessio
;
ARENA, Marina
;
TODESCO, Fabio
2022-01-01

Abstract

Le contraddizioni fatte emergere dal Coronavirus non riguardano solo strategie politiche incerte e ondivaghe o il rapporto pubblico-privato nella sanità, investono anche e soprattutto le città, le scelte urbanistiche e l’eterna dualità tra spazi pubblici e privati. Le scene post atomiche che indugiavano sui deserti urbani, sul silenzio delle strade e sui mezzi pubblici vuoti, restituivano un nuovo e assurdo mondo in cui ogni spostamento doveva possedere un preciso scopo legato alla salute e alla sopravvivenza: qualsiasi tipo di condivisione (e di luogo destinato ad essa) era stato improvvisamente cancellato. Ma se strade e piazze divengono esclusivamente spazi di connessione funzionale (casa-lavoro, casa-ospedale, ecc.), al contempo – dopo aver vissuto “ai domiciliari” e proprio per aver capito cosa significherebbe perdere per sempre gli spazi di condivisione e, in particolare, quelli storici – una riflessione sullo spazio pubblico e sul suo significato diviene improcrastinabile. Da questo punto di vista Messina è una città emblematica per aver già vissuto il lutto della perdita dei suoi spazi condivisi cancellati dal terremoto e per essere stata ricostruita proprio a partire da essi. Se è vero che il 1908 ha azzerato molte delle coordinate architettoniche e sociali, ciò è avvenuto all’ombra di una identità che non ha mai smesso di esistere e ha continuato a manifestarsi attraverso la potenza del luogo e il ridisegno della città a partire dal Piano Borzì. La riflessione portata avanti in questo paper riguarda la rilettura e la proposta di riqualificazione del sistema di spazi pubblici con un riferimento particolare all’area Corso Cavour-Piazza Antonello nel centro storico della città.
2022
978-88-7603-238-7
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