"O dell'etrusco metro inclito padre". Considerazioni sul dantismo leopardiano

Sovrapposizioni testuali complesse sono all’origine della scrittura leopardiana costantemente in dialogo con il patrimonio della tradizione letteraria classica e moderna mediante un’originale e spesso sofferta dialettica tra antico e nuovo, imitazione e invenzione. Tra i vari modelli operanti in Leopardi, quello dantesco è sicuramente rilevante e agisce a più livelli, talvolta intrecciandosi e risemantizzandosi originalmente con le stesse memorie dell’antichità. Il presente studio intende proporre da un lato un’indagine su alcuni pregnanti dantismi poetici e dall’altro mira a ricostruire "sub specie leopardiana" la figura di Dante quale emerge, anche dal punto di vista critico-letterario, dai giudizi di valore del Recanatese disseminati nell’epistolario e soprattutto nello Zibaldone, spesso in chiave comparativa con altri poeti. Fondamentale sarà pertanto la disamina della canzone Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze, seconda nell’ordine nei Canti, attraverso cui si proverà a lumeggiare anche il ruolo di mediazione, nella ricezione dantesca, esercitato su Leopardi dagli auctores moderni come Monti e Foscolo. In questa fase ad essere oggetto di interesse è soprattutto il Dante “politico”e militante, in cui la virtus poetica si allea saldamente con quella civile. Successivamente a questa lettura eroica e combattiva si sovrappone quella del Dante «primitivo» e per certi versi vichiano, di cui Leopardi esalta la «naturalezza» rispetto all’artificiosità riscontrabile in altri poeti come Ovidio (cfr. Zib. 21, 27, 2042-43, 3479-80…). Le pagine dello Zibaldone ci restituiscono inoltre l’immagine del Dante linguista attraverso fecondi raffronti con i cinquecentisti.