L’analisi comparata dei dati ricavabili dalla documentazione amministrativa, dalle lettere, dalle raccolte di leggi offre un interessante quadro economico della Mesopotamia paleo-babilonese (prima metà del II millennio a.C.). In questo periodo, infatti, le vaste organizzazioni pubbliche come i templi e il palazzo rimangono in funzione, ma sono permeate da realtà private che si creano a vario livello. Se da una parte le numerose lettere di Hammurabi di Babilonia (1792-1750 a.C.) illuminano sulla ferma volontà del grande sovrano di amministrare le ricchezze della corona in prima persona, dall’altra la documentazione amministrativa relativa alla gestione dei terreni, delle greggi, della lana, dell’artigianato e dei lavoratori connessi a queste attività permette di comprendere come i beni dei templi e del palazzo fossero in buona parte affidati a dei privati che li amministravano individualmente dietro pagamento di un affitto annuo. Molti sono anche i ricchi proprietari privati che si affiancano al sovrano e ai templi nel possesso delle risorse primarie (terreni e greggi): alti funzionari palatini, religiose, alti ranghi militari che a loro volta affidano le loro ingenti ricchezze a dei privati. Questi ultimi si connotano come veri e propri liberi professionisti che esercitano la loro attività indipendentemente sia nelle realtà pubbliche che in quelle private. Lo sviluppo della libera imprenditoria si affianca alla crescita delle gilde di commercianti e di artigiani.

"Pubblico e privato nell’economia del periodo paleo-babilonese"

Annunziata Rositani
2024-01-01

Abstract

L’analisi comparata dei dati ricavabili dalla documentazione amministrativa, dalle lettere, dalle raccolte di leggi offre un interessante quadro economico della Mesopotamia paleo-babilonese (prima metà del II millennio a.C.). In questo periodo, infatti, le vaste organizzazioni pubbliche come i templi e il palazzo rimangono in funzione, ma sono permeate da realtà private che si creano a vario livello. Se da una parte le numerose lettere di Hammurabi di Babilonia (1792-1750 a.C.) illuminano sulla ferma volontà del grande sovrano di amministrare le ricchezze della corona in prima persona, dall’altra la documentazione amministrativa relativa alla gestione dei terreni, delle greggi, della lana, dell’artigianato e dei lavoratori connessi a queste attività permette di comprendere come i beni dei templi e del palazzo fossero in buona parte affidati a dei privati che li amministravano individualmente dietro pagamento di un affitto annuo. Molti sono anche i ricchi proprietari privati che si affiancano al sovrano e ai templi nel possesso delle risorse primarie (terreni e greggi): alti funzionari palatini, religiose, alti ranghi militari che a loro volta affidano le loro ingenti ricchezze a dei privati. Questi ultimi si connotano come veri e propri liberi professionisti che esercitano la loro attività indipendentemente sia nelle realtà pubbliche che in quelle private. Lo sviluppo della libera imprenditoria si affianca alla crescita delle gilde di commercianti e di artigiani.
2024
978-88-940218-5-1
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