La tesi, del titolo “Playing the Rhythm: per una fenomenologia dell’esperienza intersoggettiva del tempo”, si pone l’obiettivo di offrire un’analisi integrata degli aspetti fenomenologici e fisiologici dell’esperienza del tempo negli esseri umani, di modo da evidenziarne la natura incarnata, enattiva e relazionale. Il primo fondamentale passo per chiarire qual è esattamente l’oggetto di questa ricerca è riconoscere la natura mind-dependent del fenomeno della temporalità. In tal senso, la nozione di esperienza del tempo (o coscienza del tempo) viene usata proprio per sottolineare il necessario riferimento alla prospettiva in prima persona, all’esperienza soggettiva. Pertanto, il discorso sul tempo condotto in questa tesi riguarda la coscienza e la forma fondamentale dell’esperire, si tratta di un’analisi della struttura della coscienza temporalizzante e incarnata. Riguarda inoltre il modo in cui i corpi che siamo si ritrovano insieme ad esperire questa cosa che chiamano tempo. Con questa cruciale premessa, l’argomentazione si sviluppa sulla base delle idee husserliane di “corpo vivo”, di “coscienza interna del tempo”, di “intersoggettività trascendentale” e di “mondo della vita”, nel tentativo di emanciparsi da un’idea disincarnata, statica e solipsistica di esperienza soggettiva. Tale atteggiamento filosofico è in linea con l’orientamento enattivista nelle scienze cognitive; il quale – ponendo al centro dell’analisi l’unità relazionale organismo-ambiente – sostiene che l’esperienza soggettiva, la soggettività, si costituisce nella dimensione dell’agentività situata. In tal senso, le nozioni di “sense-making” e “participatory sense-making” sono strumenti concettuali fondamentali per questa ricerca sull’esperienza intersoggettiva del tempo. In tal modo, la tesi si propone di mettere insieme questi strumenti concettuali e usarli per “aggredire” il problema della temporalità. In altre parole, l’obiettivo è quello di capire qualcosa in più sul fenomeno della temporalità attraverso l’esplorazione del rapporto triangolare mente-mondo-altro, guardando al modo in cui i corpi che siamo si ritrovano a essere nel mondo e lo esperiscono come un comune ambito di manifestatività temporalizzato e non indipendente dalle loro menti incarnate e situate, dalle loro possibilità di azione e interazione. Il quadro filosofico così impostato viene inoltre arricchito e supportato dall’esposizione di evidenze neuroscientifiche che mostrano come le informazioni interocettive che vengono costantemente raccolte ed elaborate nel cervello servano da punto di riferimento per scandire i fenomeni “del mondo”. Vengono inoltre presentati studi sui ritmi fisiologici e metabolici degli esseri umani che mostrano fenomeni di sincronizzazione durante l’interazione intersoggettiva, la cooperazione, la prossimità (spaziale ed emotiva). In sintesi, nel primo capitolo – corpi vivi ed enattivamente coinvolti nel loro ambiente – vengono offerti strumenti concettuali della fenomenologia e dell’approccio enattivista alla cognizione volti a delineare la figura dei protagonisti di questa trattazione sul tempo, coloro che esperiscono ciò che chiamano tempo: i corpi umani come sense-makers. Nel secondo capitolo – corpi che temporalizzano – viene reso esplicito il fatto che questi corpi vivono la loro esperienza, il loro essere-nel-mondo, nella forma fondamentale della temporalità e lo fanno per ragioni prima di tutto biologiche. Infine, il fulcro attorno al quale ruotano le riflessioni e le evidenze scientifiche contenute nel terzo capitolo – corpi che risuonano – è l’idea che questi corpi, essendo dei dispositivi di risonanza, compartecipano attivamente alla costituzione dell’esperienza intersoggettiva del tempo. Ed è a tal riguardo che viene impiegato il concetto di participatory time-making.

Playing the rhythm: per una fenomenologia dell'esperienza intersoggettiva del tempo

RUSSO, Graziana
2023-03-14

Abstract

La tesi, del titolo “Playing the Rhythm: per una fenomenologia dell’esperienza intersoggettiva del tempo”, si pone l’obiettivo di offrire un’analisi integrata degli aspetti fenomenologici e fisiologici dell’esperienza del tempo negli esseri umani, di modo da evidenziarne la natura incarnata, enattiva e relazionale. Il primo fondamentale passo per chiarire qual è esattamente l’oggetto di questa ricerca è riconoscere la natura mind-dependent del fenomeno della temporalità. In tal senso, la nozione di esperienza del tempo (o coscienza del tempo) viene usata proprio per sottolineare il necessario riferimento alla prospettiva in prima persona, all’esperienza soggettiva. Pertanto, il discorso sul tempo condotto in questa tesi riguarda la coscienza e la forma fondamentale dell’esperire, si tratta di un’analisi della struttura della coscienza temporalizzante e incarnata. Riguarda inoltre il modo in cui i corpi che siamo si ritrovano insieme ad esperire questa cosa che chiamano tempo. Con questa cruciale premessa, l’argomentazione si sviluppa sulla base delle idee husserliane di “corpo vivo”, di “coscienza interna del tempo”, di “intersoggettività trascendentale” e di “mondo della vita”, nel tentativo di emanciparsi da un’idea disincarnata, statica e solipsistica di esperienza soggettiva. Tale atteggiamento filosofico è in linea con l’orientamento enattivista nelle scienze cognitive; il quale – ponendo al centro dell’analisi l’unità relazionale organismo-ambiente – sostiene che l’esperienza soggettiva, la soggettività, si costituisce nella dimensione dell’agentività situata. In tal senso, le nozioni di “sense-making” e “participatory sense-making” sono strumenti concettuali fondamentali per questa ricerca sull’esperienza intersoggettiva del tempo. In tal modo, la tesi si propone di mettere insieme questi strumenti concettuali e usarli per “aggredire” il problema della temporalità. In altre parole, l’obiettivo è quello di capire qualcosa in più sul fenomeno della temporalità attraverso l’esplorazione del rapporto triangolare mente-mondo-altro, guardando al modo in cui i corpi che siamo si ritrovano a essere nel mondo e lo esperiscono come un comune ambito di manifestatività temporalizzato e non indipendente dalle loro menti incarnate e situate, dalle loro possibilità di azione e interazione. Il quadro filosofico così impostato viene inoltre arricchito e supportato dall’esposizione di evidenze neuroscientifiche che mostrano come le informazioni interocettive che vengono costantemente raccolte ed elaborate nel cervello servano da punto di riferimento per scandire i fenomeni “del mondo”. Vengono inoltre presentati studi sui ritmi fisiologici e metabolici degli esseri umani che mostrano fenomeni di sincronizzazione durante l’interazione intersoggettiva, la cooperazione, la prossimità (spaziale ed emotiva). In sintesi, nel primo capitolo – corpi vivi ed enattivamente coinvolti nel loro ambiente – vengono offerti strumenti concettuali della fenomenologia e dell’approccio enattivista alla cognizione volti a delineare la figura dei protagonisti di questa trattazione sul tempo, coloro che esperiscono ciò che chiamano tempo: i corpi umani come sense-makers. Nel secondo capitolo – corpi che temporalizzano – viene reso esplicito il fatto che questi corpi vivono la loro esperienza, il loro essere-nel-mondo, nella forma fondamentale della temporalità e lo fanno per ragioni prima di tutto biologiche. Infine, il fulcro attorno al quale ruotano le riflessioni e le evidenze scientifiche contenute nel terzo capitolo – corpi che risuonano – è l’idea che questi corpi, essendo dei dispositivi di risonanza, compartecipano attivamente alla costituzione dell’esperienza intersoggettiva del tempo. Ed è a tal riguardo che viene impiegato il concetto di participatory time-making.
14-mar-2023
temporalità; intersoggettività; fenomenologia; corporeità; ritmo
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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3253676
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