Introduzione. Evidenze scientifiche indicano che il lavoro notturno può influenzare negativamente la salute e il benessere dei lavoratori. Attraverso studi epidemiologici, meta analisi e revisioni sistematiche della recente letteratura emerge che il lavoro notturno è associato a disturbi del sonno, alterazioni neurocomportamentali (disturbi dell’umore, ansia e depressione) ed a conseguenze sul lavoro (stress, alterazioni della performance lavorativa). Inoltre, il lavoro notturno può avere effetti sistemici sull’organismo quali patologie metaboliche, neoplastiche, disturbi gastrointestinali) [1]. Infine, la letteratura recente mostra che l’utilizzo di questionari validati e di biomarcatori salivari può rappresentare un metodo non invasivo per valutare il livello di stress occupazionale in lavoratori notturni [2-3]. Obiettivi. L’obiettivo di questo contributo è indagare la relazione tra lavoro notturno e stress valutando le potenzialità e i limiti dell’utilizzo dei biomarcatori salivari di stress e di alterazioni del sonno. Gli studi sono stati condotti in due diverse popolazioni; il primo su operatori portuali impiegati in lavoro a turni/notturno e il secondo costituito da infermieri turnisti di un’azienda ospedaliera universitaria. Metodi. Entrambe le popolazioni erano inquadrate in un sistema di turni in senso orario (mattina-pomeriggio-notte). I turni diurni erano di 6 ore (8-14 e 14-20), il turno notturno di 12 ore (20-8). I turni erano distribuiti su 5 giorni per gli infermieri e su 7 giorni per i portuali. Per la valutazione dei disturbi del sonno sono state impiegate le versioni italiane dei seguenti questionari validati: Epworth Sleepiness Scale (ESS), Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI), Morningness-Eveningness Questionnaire (MEQ), Athens Insomnia Scale (AIS). La sfera umorale è stata indagata attraverso l’utilizzo del Profile of Mood States (POMS), Beck’s Depression Inventory (BDI), Hamilton Anxiety Scale (HAM-A), Brief COPE; EuroQol (EQ-5D) per la valutazione della qualità della vita; il questionario Effort-Reward Imbalance (ERI) di Siegrist per la valutazione dello stress lavoro-correlato e il Work Ability Index per valutare la capacità lavorativa. Infine, sono stati dosati mediante metodica ELISA i livelli salivari di biomarcatori correlati allo stress (cortisolo e α-amilasi) e di un biomarker del ritmo circadiano (melatonina) su campioni prelevati al mattino ed alla sera. Risultati e Conclusioni. Hanno preso parte agli studi 105 operatori portuali (104M e 1F) e 102 infermieri (47M e 55F). Sulla popolazione di operatori portuali non sono emerse rilevanti situazioni di stress lavoro-correlato (E/R ratio 0.106 ± 0.072), a differenza della popolazione di infermieri che ha riportato livelli non trascurabili di stress lavoro-correlato (E/R Ratio > 1 nel 17% dei soggetti, media 0.82 ± 0.18). L’utilizzo dei biomarcatori salivari, condotti in entrambe le popolazioni oggetto di studio ha mostrato dei risultati non sempre attesi e in accordo con la letteratura esistente; tra i 3 biomarcatori valutati, l’α-amilasi ha mostrato più frequentemente associazioni con le alterazioni rivelate dai questionari somministrati: nella popolazione di operatori portuali ha mostrato una correlazione negativa con i punteggi di Siegrist ERI (r = -0,273, p = 0,013) e principalmente con l’Effort (r = - 0,226, p = 0,042); nella popolazione di infermieri è stata osservata una relazione significativamente positiva tra i livelli di α-amilasi salivare e la percezione della capacità lavorativa, con un valore di χ^2 di 7,08 (p = 0,008) considerando tutti i campioni e un valore di χ^2 di 6,94 (p = 0,008) considerando solo il gruppo femminile. Tale associazione non è significativa per la componente maschile. Dai dati emersi da questi studi emergono alcune indicazioni circa l’utilizzo di biomarcatori in medicina del lavoro, che potrebbero rappresentare uno strumento utile per la valutazione di alcuni rischi lavorativi, quali lavoro notturno e stress lavoro correlato, al fine di identificare effetti precoci sulla salute dei lavoratori. Tuttavia, esistono ancora importanti criticità, tra cui la variabilità interindividuale, la necessità di standardizzare i protocolli di campionamento e di analisi dei biomarcatori e la necessità di validazione su popolazioni più ampie.

LAVORO NOTTURNO, STRESS E BIOMARCATORI SALIVARI: APPROCCIO METODOLOGICO

Michele Teodoro
2023-01-01

Abstract

Introduzione. Evidenze scientifiche indicano che il lavoro notturno può influenzare negativamente la salute e il benessere dei lavoratori. Attraverso studi epidemiologici, meta analisi e revisioni sistematiche della recente letteratura emerge che il lavoro notturno è associato a disturbi del sonno, alterazioni neurocomportamentali (disturbi dell’umore, ansia e depressione) ed a conseguenze sul lavoro (stress, alterazioni della performance lavorativa). Inoltre, il lavoro notturno può avere effetti sistemici sull’organismo quali patologie metaboliche, neoplastiche, disturbi gastrointestinali) [1]. Infine, la letteratura recente mostra che l’utilizzo di questionari validati e di biomarcatori salivari può rappresentare un metodo non invasivo per valutare il livello di stress occupazionale in lavoratori notturni [2-3]. Obiettivi. L’obiettivo di questo contributo è indagare la relazione tra lavoro notturno e stress valutando le potenzialità e i limiti dell’utilizzo dei biomarcatori salivari di stress e di alterazioni del sonno. Gli studi sono stati condotti in due diverse popolazioni; il primo su operatori portuali impiegati in lavoro a turni/notturno e il secondo costituito da infermieri turnisti di un’azienda ospedaliera universitaria. Metodi. Entrambe le popolazioni erano inquadrate in un sistema di turni in senso orario (mattina-pomeriggio-notte). I turni diurni erano di 6 ore (8-14 e 14-20), il turno notturno di 12 ore (20-8). I turni erano distribuiti su 5 giorni per gli infermieri e su 7 giorni per i portuali. Per la valutazione dei disturbi del sonno sono state impiegate le versioni italiane dei seguenti questionari validati: Epworth Sleepiness Scale (ESS), Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI), Morningness-Eveningness Questionnaire (MEQ), Athens Insomnia Scale (AIS). La sfera umorale è stata indagata attraverso l’utilizzo del Profile of Mood States (POMS), Beck’s Depression Inventory (BDI), Hamilton Anxiety Scale (HAM-A), Brief COPE; EuroQol (EQ-5D) per la valutazione della qualità della vita; il questionario Effort-Reward Imbalance (ERI) di Siegrist per la valutazione dello stress lavoro-correlato e il Work Ability Index per valutare la capacità lavorativa. Infine, sono stati dosati mediante metodica ELISA i livelli salivari di biomarcatori correlati allo stress (cortisolo e α-amilasi) e di un biomarker del ritmo circadiano (melatonina) su campioni prelevati al mattino ed alla sera. Risultati e Conclusioni. Hanno preso parte agli studi 105 operatori portuali (104M e 1F) e 102 infermieri (47M e 55F). Sulla popolazione di operatori portuali non sono emerse rilevanti situazioni di stress lavoro-correlato (E/R ratio 0.106 ± 0.072), a differenza della popolazione di infermieri che ha riportato livelli non trascurabili di stress lavoro-correlato (E/R Ratio > 1 nel 17% dei soggetti, media 0.82 ± 0.18). L’utilizzo dei biomarcatori salivari, condotti in entrambe le popolazioni oggetto di studio ha mostrato dei risultati non sempre attesi e in accordo con la letteratura esistente; tra i 3 biomarcatori valutati, l’α-amilasi ha mostrato più frequentemente associazioni con le alterazioni rivelate dai questionari somministrati: nella popolazione di operatori portuali ha mostrato una correlazione negativa con i punteggi di Siegrist ERI (r = -0,273, p = 0,013) e principalmente con l’Effort (r = - 0,226, p = 0,042); nella popolazione di infermieri è stata osservata una relazione significativamente positiva tra i livelli di α-amilasi salivare e la percezione della capacità lavorativa, con un valore di χ^2 di 7,08 (p = 0,008) considerando tutti i campioni e un valore di χ^2 di 6,94 (p = 0,008) considerando solo il gruppo femminile. Tale associazione non è significativa per la componente maschile. Dai dati emersi da questi studi emergono alcune indicazioni circa l’utilizzo di biomarcatori in medicina del lavoro, che potrebbero rappresentare uno strumento utile per la valutazione di alcuni rischi lavorativi, quali lavoro notturno e stress lavoro correlato, al fine di identificare effetti precoci sulla salute dei lavoratori. Tuttavia, esistono ancora importanti criticità, tra cui la variabilità interindividuale, la necessità di standardizzare i protocolli di campionamento e di analisi dei biomarcatori e la necessità di validazione su popolazioni più ampie.
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