Entro il quadro della complessa dialettica tardoantica «Impero romano-gentes», il saggio tenta una lettura in chiave socio-antropologica delle figure apicali del Barbaricum, in rapporto a categorie mentali (come il potere e la sua gestione entro i gruppi sociali) e realtà fisiche (e.g., la geografia di territori liminari contesi) determinanti per l’etnogenesi, la storia, la mitopoiesi. Oltre la relazione con il limes - confine reale e simbolico insieme -, si prendono in considerazione: i riti per la morte del re, che qualificavano funzioni e proiezioni; le attività economiche, studiate attraverso la relazione tra risorse materiali e simboliche, tra nomadismo e sedentarietà; la funzione della religione tradizionale; la regalità nelle sue varie forme, ma sempre sulla base di un comune sostrato indoeuropeo; la cultura materiale, riflesso non già di ‘identità’ sfuggenti, ma, al contrario, di processi acculturativi, che interagivano in più direzioni. Ne emerge uno scenario in cui l’antico spazio dell’Impero romano risulta modellato in forme nuove proprio a seguito della caduta e disgregazione dei confini politici (se non ancora culturali), epifenomeno di crisi interne e shock esogeni. Per queste e altre vie, un mondo dominato dall’unicità - l’imperatore, il Dio dei cristiani - sarebbe approdato alla molteplicità del Medioevo.

Poteri al confine. Filarchi giudici re tra Impero romano e Barbaricum.

Rosalba Arcuri
2023-01-01

Abstract

Entro il quadro della complessa dialettica tardoantica «Impero romano-gentes», il saggio tenta una lettura in chiave socio-antropologica delle figure apicali del Barbaricum, in rapporto a categorie mentali (come il potere e la sua gestione entro i gruppi sociali) e realtà fisiche (e.g., la geografia di territori liminari contesi) determinanti per l’etnogenesi, la storia, la mitopoiesi. Oltre la relazione con il limes - confine reale e simbolico insieme -, si prendono in considerazione: i riti per la morte del re, che qualificavano funzioni e proiezioni; le attività economiche, studiate attraverso la relazione tra risorse materiali e simboliche, tra nomadismo e sedentarietà; la funzione della religione tradizionale; la regalità nelle sue varie forme, ma sempre sulla base di un comune sostrato indoeuropeo; la cultura materiale, riflesso non già di ‘identità’ sfuggenti, ma, al contrario, di processi acculturativi, che interagivano in più direzioni. Ne emerge uno scenario in cui l’antico spazio dell’Impero romano risulta modellato in forme nuove proprio a seguito della caduta e disgregazione dei confini politici (se non ancora culturali), epifenomeno di crisi interne e shock esogeni. Per queste e altre vie, un mondo dominato dall’unicità - l’imperatore, il Dio dei cristiani - sarebbe approdato alla molteplicità del Medioevo.
2023
Biblioteca Tardoantica
979-12-5995-042-0
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