La tesi si propone di indagare gli esiti immediati e gli effetti a lungo termine dell’applicazione della legge 7 luglio 1866 n. 3036 art. 24 alle biblioteche claustrali situate in sei centri della provincia di Messina: Barcellona Pozzo di Gotto, Castroreale, Milazzo, Mistretta, Patti e San Pier di Niceto. I casi di studio, relativi a diciannove conventi appartenenti a nove ordini regolari maschili (Basiliani, Cappuccini, Carmelitani, Conventuali, Domenicani, Filippini, Minimi, Osservanti e Riformati), possono essere definiti ‘locali’ in senso esclusivamente territoriale poiché, sotto il profilo tematico (la devoluzione dei beni librari) ed ermeneutico, ripropongono prassi e criticità assimilabili a quelle riscontrate in analoghe vicende italiane. Per descrivere le operazioni d’incameramento dei beni librari è apparso utile porre a confronto le vicende particolari tramite la ricostruzione della storia dei diciannove conventi, con attenzione alle dinamiche sottese alla crescita delle raccolte in essi conservate. Un percorso conoscitivo che ha restituito, se pur parzialmente, l’identità di organismi librari che, dopo essere stati rimossi dall’ambiente culturale originario ed aver esaurito la loro «funzione utenziale» nei confronti delle comunità religiose che li avevano plasmati per secoli, sono stati ammassati dagli enti locali in depositi di fortuna, senza l’adozione di alcuna misura che ne preservasse l’integrità o, nei pochi casi felici, sono confluiti nel patrimonio artificialmente composto delle biblioteche comunali già esistenti o di nuova fondazione.

Le biblioteche claustrali della provincia di Messina tra "Unità" e dispersione

SCRIMA, Elena
2014-12-04

Abstract

La tesi si propone di indagare gli esiti immediati e gli effetti a lungo termine dell’applicazione della legge 7 luglio 1866 n. 3036 art. 24 alle biblioteche claustrali situate in sei centri della provincia di Messina: Barcellona Pozzo di Gotto, Castroreale, Milazzo, Mistretta, Patti e San Pier di Niceto. I casi di studio, relativi a diciannove conventi appartenenti a nove ordini regolari maschili (Basiliani, Cappuccini, Carmelitani, Conventuali, Domenicani, Filippini, Minimi, Osservanti e Riformati), possono essere definiti ‘locali’ in senso esclusivamente territoriale poiché, sotto il profilo tematico (la devoluzione dei beni librari) ed ermeneutico, ripropongono prassi e criticità assimilabili a quelle riscontrate in analoghe vicende italiane. Per descrivere le operazioni d’incameramento dei beni librari è apparso utile porre a confronto le vicende particolari tramite la ricostruzione della storia dei diciannove conventi, con attenzione alle dinamiche sottese alla crescita delle raccolte in essi conservate. Un percorso conoscitivo che ha restituito, se pur parzialmente, l’identità di organismi librari che, dopo essere stati rimossi dall’ambiente culturale originario ed aver esaurito la loro «funzione utenziale» nei confronti delle comunità religiose che li avevano plasmati per secoli, sono stati ammassati dagli enti locali in depositi di fortuna, senza l’adozione di alcuna misura che ne preservasse l’integrità o, nei pochi casi felici, sono confluiti nel patrimonio artificialmente composto delle biblioteche comunali già esistenti o di nuova fondazione.
4-dic-2014
Ordini religiosi; beni librari; biblioteche conventuali; devoluzione libraria postunitaria; soppressione corporazioni religiose; biblioteche comunali
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